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23/11/2021

Tra pandemia e collasso delle forniture anche la Germania “batte in testa”

Mentre il ministro della sanità tedesco annuncia che per la fine dell’inverno in Germania “saranno tutti vaccinati, guariti o morti”, l’economia tedesca è in affanno a causa della mancanza di forniture, beni, manodopera e delle nuove restrizioni volte a combattere la pandemia mettendo fine al suo recente boom. Ad affermarlo non è Contropiano – che pure ha dedicato spesso spazio alla recessione della “locomotiva tedesca” – ma, secondo la Reuters, addirittura la Bundesbank, il che non è proprio un dettaglio.

Secondo la Banca centrale tedesca, l’inflazione nella più grande economia europea è probabile che rimanga ben al di sopra del 3% per un po’ di tempo e che nelle prossime trattative bisognerebbe dare priorità agli aumenti dei salari.

La Bundesbank sottolinea che durante l’ultimo trimestre del 2021 e il primo trimestre del 2022, gli sviluppi saranno “soggetti a rischi associati a un’intensificazione della pandemia”, anche se viene previsto che gli effetti macroeconomici saranno “probabilmente meno gravi rispetto alle precedenti ondate della pandemia”. Gli eccezionalmente elevati arretrati di ordini nell’industria e nell’edilizia suggeriscono che emergeranno “notevoli effetti di recupero una volta che i colli di bottiglia dell’offerta si saranno allentati in modo percettibile”.

L’economia sembrava in ripresa nella prima metà dell’anno ma poi ha subito un forte rallentamento per le interruzioni di forniture – in particolare i semiconduttori – e per la mancanza di manodopera.

In realtà già un mese fa la Bundesbank aveva suonato l’allarme in uno degli ultimi rapporti firmati dal presidente dimissionario, il falco Jens Weidmann. Il rapporto riteneva ormai compromesso l’obiettivo di chiudere l’anno con una crescita del Pil pari al 3,7%. La coda pandemica, la penuria di chip e i colli di bottiglia negli approvvigionamenti avevano fatto invecchiare precocemente le previsioni di giugno, quando lo slancio della ripresa pareva solido e duraturo.

Secondo la Bundesbank, si tratta di “un segnale inquietante per l’economia globale”, data la posizione cruciale della Germania nelle catene del valore globali e il suo ruolo nella crescita economica a livello europeo.

Sempre secondo la Bundesbank, l’inflazione in Germania potrebbe arrivare appena sotto il 6% questo mese, prima di diminuire l’anno prossimo, quando interverranno il taglio dell’IVA del 2020 e altri fattori temporanei.

Tuttavia, la banca centrale tedesca vede i prezzi al consumo crescere ben oltre il 3% per un lungo periodo, con l’inflazione di base – che esclude l’energia e il cibo – sostanzialmente sopra il 2%.

Le condizioni macroeconomiche inoltre dovrebbero puntare, secondo la banca centrale, anche ad aumenti salariali più forti per i contratti collettivi da rinnovare nel prossimo futuro.

La Bundesbank non ha mancato di sottolineare la diversità della posizione della BCE secondo cui, invece, l’attuale impennata dell’inflazione è temporanea e non dovrebbe essere affrontata con una stretta della sua politica monetaria.

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