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13/11/2021

I migranti siamo noi: 5 milioni e mezzo di italiani vivono all’estero

Secondo la XVI edizione del Rapporto Italiani nel Mondo redatto dalla Fondazione Migrantes, i cittadini, con passaporto italiano, che vivono oggi all’estero, sono oltre 5 milioni e mezzo (5.652.080), ovvero, il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia.

Se nell’ultimo anno, infatti, l’aumento della popolazione dei cittadini italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani residenti all’estero) è stato del 3%, questo dato diventa il 6,9% dal 2019, il 13,6% negli ultimi cinque anni, ben l’82% dal 2006, anno della prima edizione dallo studio dell’organismo pastorale della CEI.

Ma chi sono questi cittadini italiani che hanno scelto di vivere lontano dal proprio paese? Sono, per lo più, giovani – in gran parte laureati – che fuggono da condizioni di lavoro miserabili ed anziani i quali, con la pensione che prendono, in Italia vivrebbero a stento e, comunque, con un tenore di vita molto più basso di quello avuto in età lavorativa.

Se poi confrontiamo questo dato con quello degli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2021 – 5.035.643, ovvero, l’8,5% della popolazione residente con un saldo negativo tra partenze ed arrivi di più di 600 mila unità – risulta evidente che, senza l’arrivo degli immigrati, il collasso demografico del nostro paese si sarebbe già prodotto da un pezzo con conseguenze catastrofiche di tipo socio-economico facilmente intuibili.

Un dato che la dice lunga sulle tanto strampalate quanto pericolose fake news sulla “sostituzione etnica” e/o sul fantomatico “Piano Kalergi” (partorito negli anni '90 dall’austriaco Gerd Honsik, neonazista e negazionista), che compaiono in migliaia di post ogni giorno sui social, in linea con le panzane diffuse dai nostrani imprenditori della paura, Salvini e Meloni.

Tuttavia, se si tiene conto del fatto che negli ultimi 16 anni il numero degli italiani all’estero è cresciuto dell’82% mentre, nell’ultimo biennio, sono crollati, a causa dei blocchi della mobilità internazionale per la pandemia, gli ingressi di stranieri in Italia (177.300 nuove iscrizioni anagrafiche dall’estero, il 33% in meno rispetto all’anno precedente), appare evidente come, senza una robusta inversione di tendenza proprio rispetto a quelle politiche del lavoro e previdenziali messe in atto dai governi nel corso degli ultimi tre decenni, con la complicità organica delle maggiori centrali sindacali, e che hanno trascinato in condizioni di povertà relativa (quando non assoluta) milioni di persone, la tendenza al declino del paese sarà praticamente inarrestabile.

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