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11/11/2021

Gli utili di Acea cresciuti del 13,6%. Ma che benefici ne trae la collettività?

Sembra una storia da manuale, ma è significativa di come gli interessi privati approfittino e rimuovino gli interessi pubblici. Una storia che conferma la necessità e l’alterità di una proposta di Città Pubblica contro l’appropriazione privata.

L’azienda Acea, è una municipalizzata de facto “privatizzata” del Comune di Roma nel 1997, e segnala in una nota diffusa dal suo consiglio di amministrazione, nove mesi di crescita nei conti che confermano gli obiettivi del 2021.

I ricavi di Acea nei primi nove mesi dell’anno sono stati pari a 2.765,8 milioni di euro, in aumento dell’11,9% rispetto al corrispondente periodo del 2020. Ma l’utile netto di Acea nel 2021 è salito ben del 13,6% pari a 248,6 milioni di euro.

In crescita risultano anche gli investimenti per 684,3 milioni (+9,4%), e l’indebitamento finanziario netto, che è aumentato a 3.998,3 milioni rispetto ai 3.528 milioni del 31 dicembre 2020.

Quest’ultimo, spiegano però ad Acea, è imputabile all’aumento del fatturato della componente Acea Energia legato alla forte accelerazione del Prezzo Unico Nazionale e alla riduzione degli oneri generali di sistema decisa dal governo per contenere l’impatto dell’aumento del prezzo dell’energia sui cittadini.

Inoltre il margine operativo lordo (più noto come ebitda che è un indicatore utilizzato nell’ambito della valutazione d’azienda e dei titoli azionari) è passato dagli 858,7 milioni del 30 settembre 2020 a 930,2 milioni, 71,5 milioni in più, grazie al positivo contributo di tutte le aree di attività (Idrico 53%; Infrastrutture Energetiche 29%; Generazione 6%; Commerciale e Trading 6%; Ambiente 5%; altri Business 1%).

L’ebit invece è aumentato meno del previsto del 7,9% a 459,7 milioni ed ha risentito dei maggiori ammortamenti (+8,3%) dovuti alla variazione di perimetro. L’ebit è il risultato aziendale prima degli interessi e delle tasse.

Nel linguaggio aziendale, esso esprime l’utile ottenuto dall’impresa prima di avere sostenuto gli oneri finanziari, così come quelli fiscali. Eppure gli oneri finanziari netti sono diminuiti di 5,2 milioni rispetto ai 62,8 milioni e il costo globale medio del debito è sceso all’1,42% rispetto all’1,76% del medesimo periodo del 2020.

Di fronte a questi risultati, il consiglio di amministrazione di Acea pensa di allargarsi e torna alla carica nell’area dei rifiuti urbani.

“La crescita organica dei nostri business, sostenuta dall’importante piano di investimenti, sarà ulteriormente rafforzata dalle iniziative di M&A, in particolare nell’ambito del trattamento rifiuti dove è stata recentemente annunciata l’acquisizione delle società Serplast/Meg e Deco“.

Il Ceo del Consiglio di amministrazione, su questa ambizione di Acea ci tiene a sottolineare che: “Le operazioni, in linea con il piano industriale, consentono un ulteriore passo in avanti nel processo di chiusura del ciclo dei rifiuti e il consolidamento del gruppo nel settore dell’economia circolare. Sviluppo delle infrastrutture e degli impianti, spinta alla transizione energetica e all’innovazione rappresentano le direttrici che continueranno a guidare in modo sempre più rilevante la strategia del gruppo in ottica di sviluppo sostenibile”.

Il titolo di Acea e delle aziende collegate va bene anche in Borsa. Ma una domanda, a nostro avviso legittima, non traspare dai dispacci del consiglio di amministrazione di Acea né dal dibattito pubblico nella città di Roma e della sua nuova giunta comunale: quali benefici trae la città da questa “gallina dalle uova d’oro”?

Piuttosto che facilitare le ambizioni di Acea nell’acquisire il settore rifiuti, non sarebbe il caso di rivedere il contratto di servizio e magari chiedere che Roma sia illuminata come necessario piuttosto che lasciare quartieri al buio o strade in cui la visibilità dopo il tramonto è sempre più scarsa? O pretendere che gli investimenti vadano al risanamento e manutenzione della rete idrica?

Qualcuno dovrebbe ricordare ad Acea che tra gli azionisti c’è anche il Comune di Roma e le responsabilità pubbliche e collettive che derivano. Ma se prevale sempre l’interesse degli azionisti privati di che cosa stiamo parlando? Gualtieri batti un colpo, se puoi!

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