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08/11/2021

L’assalto ai servizi pubblici locali, ultima riserva di profitti facili

Mentre gli imbecilli si concentrano sulla “dittatura sanitaria” e altre corbellerie disegnate apposta per distrarre, il “governo dei migliori” ridisegna la mappa dei poteri e degli affari in questo paese.

Pubblichiamo qui di seguito due articoli scritti da personaggi diversi, sempre al limite tra “sto dentro, sto fuori” rispetto al centrosinistra, ma comunque competenti in materia economica e, al momento, abbastanza liberi nell’esprimere giudizi fondati sulle “riforme chieste dall’Europa” e in via di rapidissima – e silenziosa – applicazione da parte del governo Draghi.

Il focus è sul cosiddetto “Ddl concorrenza”, che contiene e nasconde la distruzione dei servizi pubblici locali – dalla gestione dell’acqua ai traporti pubblici – in nome della “libertà di mercato”.

Le molte considerazione fatte da Bersani (Marco) e Fassina sono tutte corrette e dunque non le ripetiamo.

Sottolineiamo il diverso trattamento riservato ad alcuni settori (taxi, stabilimenti balneari, ambulanti) che sono occupati da figure sociali in grado di paralizzare facilmente diverse aree metropolitane, oltre a costituire bacini elettorali a disposizione soprattutto del centrodestra.

Qui si procede secondo l’antica logica del rinvio, in attesa di trovare/disegnare delle “compensazioni” o costruire un isolamento politico che consenta poi la repressione pura e semplice delle scontate proteste.

Si tratta peraltro di attività molto diverse, visto che le concessioni delle spiagge pubbliche consentono la costruzioni di imprese anche di medie dimensioni, con dipendenti/collaboratori (stagionali, e dunque spesso “in nero”), profitti di discrete dimensioni e bassissima resa per i conti dello Stato (cui le spiagge appartengono).

Mentre taxi e ambulanti sono in genere imprese individuali o familiari, certamente gestite sul confine della legalità ragionieristica, che non si capisce però per quale ragione economica dovrebbero essere consentite in base a una “gara europea”, come se un ambulante o un tassista lussemburghese potesse esercitare qui il suo mestiere…

Il cuore del provvedimento di Draghi, la vera “cifra di classe” del suo agire, sono perciò i servizi pubblici. Che, in nome della “concorrenza” si vorrebbero affidare a monopoli privati.

Stiamo parlando di ambiti in cui la concorrenza effettiva è praticamente impossibile (distribuzione dell’acqua, trasporti locali, ecc.), perché “monopoli naturali”.

Nessuno vuole costruire una rete idrica alternativa per portare l’acqua negli appartamenti; nessuno costruisce un’autostrada o una ferrovia alternativa per andare da Roma a Milano (o da qualsiasi altra parte); e nessuno pensa di poter guadagnare con una linea di autobus alternativa, e magari a prezzo più basso, rispetto ad una già esistente.

Nella storia reale di qualsiasi paese capitalista, infatti, questi servizi pubblici sono stati costruiti dallo Stato (l’unica eccezione sono state le ferrovie statunitensi dell’800). Al massimo è stata poi data in concessione “la gestione” di questi monopoli, con esiti sempre disastrosi.

Il crollo di Ponte Morandi, lo stato della rete idrica (quasi completamente privatizzata, nonostante un referendum contrario), le esperienze negative di ferrovie e linee metropolitane (da Trenord alla romana Tpl), stanno lì a dimostrarlo anche fisicamente. Se le decisioni politiche fossero davvero fondate sull'”efficienza” e sul “merito”, sicuramente si tornerebbe alla gestione pubblica, più centralizzata e pianificata (con amministratori più onesti di quelli passati).

Ciò nonostante si va avanti per regalare questi monopoli naturali ai privati. Sono soldi arcisicuri, per chi riuscirà ad accaparrarsi le concessioni. E quello sarà anche l’unico momento di “vera concorrenza” (la gara per ottenere la concessione).

Dopo di che inizierà la solita trafila: aumento delle tariffe (fin qui spesso calmierate proprio perché “servizi pubblici essenziali”), aumento dei disservizi e dei distacchi (se non paghi la bolletta in tempo ti stacco l’acqua, ecc.), richieste di finanziamenti pubblici perché altrimenti non si può fare la manutenzione, ecc.

Qui non ci sono al momento problemi elettorali. Né movimenti popolari abbastanza consistenti da creare preoccupazioni e blocchi delle aree metropolitane. E quindi sarà il caso di cominciare a costruirli...

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