Il fronte militare
Le forze armate russe affermano di aver distrutto con missili da crociera supersonici Onyks degli hangar a Odessa in cui erano stoccate armi straniere. A riferirlo è Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russo. “I missili Onyks ad alta precisione nella regione di Odessa hanno colpito un centro logistico in un aeroporto militare attraverso il quale sono state consegnate armi straniere. Hangar con veicoli, aerei senza pilota Bayraktar TB2, nonché armi missilistiche e munizioni ricevute dagli Stati Uniti e dai Paesi europei, sono stati distrutti”, ha detto Konashekov.
Intanto il Pentagono rivela che sono stati 14 i voli con aiuti militari destinati all’Ucraina già arrivati nella regione dagli Usa nelle ultime 24 ore e altri 23 quelli giunti, nello stesso arco di tempo, “da altre cinque nazioni”. Lo ha riferito un alto funzionario del Pentagono, in un briefing, in cui ha comunicato che “quasi tutti i radar previsti sono stati consegnati” a Kiev.
Dagli Stati Uniti, inoltre, “sono previsti altri 11 voli nelle prossime 24 ore nella regione e non in una sola località”. Anche i voli partiti dagli altri Paesi sono atterrati in località fuori dall’Ucraina. Gli Stati Uniti “hanno consegnato all’esercito ucraino l’80% degli obici M777″ conferma l’alto funzionario del Pentagono. “Questo significa che oltre 70, su un totale di 90 obici, sono già stati trasferiti all’Ucraina”.
“Gli ucraini hanno mantenuto il loro dominio su Kharkiv e hanno svolto un ottimo lavoro nelle ultime 24-48 ore riuscendo a spingere indietro i russi a circa 40 chilometri a Est di Kharkiv” ha aggiunto nel briefing l’alto funzionario del Pentagono, affermando che nel Donbass le forze russe stanno facendo “progressi minimi, hanno il morale basso e continuano ad avere problemi logistici”. Il funzionario ha ricordato che “Kharkiv è importante per i russi perché si trova all’estremità nord-occidentale della regione del Donbass, che vogliono conquistare, e speravano ovviamente di prendere e controllare Kharkiv per la capacità di continuare a spingere verso il basso da Nord, ma gli ucraini gli stanno rendendo difficile il compito”.
Prosegue l’evacuazione dei civili da Mariupol
È attesa per stamani la ripresa delle operazioni di evacuazione dei civili da Mariupol. I primi ad essere evacuati dall’acciaieria Azovstal sono iniziati ad arrivare a Zaporizhzhia nella tarda serata di ieri. Ci sarebbero ancora 200 civili nei sotterranei dell’impianto metallurgico Azovstal, mentre in totale sono rimaste in città più di 100 mila persone. Lo ha dichiarato il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko, che ha sottolineato come finora soltanto 3 dei 14 autobus con a bordo i civili evacuati abbiano raggiunto l’area sotto il controllo del governo ucraino e che degli altri 11 si siano perse le tracce. Il sindaco ha affermato che l’esercito russo ha istituito quattro centri di filtraggio dentro e intorno a Mariupol, per identificare e controllare gli ucraini che partono per il territorio controllato dal governo ucraino.
Individuati mercenari stranieri che combattono con le forze ucraine
Una speciale commissione investigativa russa ha aperto procedimenti penali contro 75 mercenari che partecipano alle ostilità dalla parte dell’Ucraina, a renderlo noto è il presidente della commissione Alexander Bastrykin in un’intervista a Russia Today.
Secondo le indagini, i mercenari provengono da Regno Unito, Stati Uniti, Norvegia, Canada, Georgia e altri paesi. Le indagini si avvalgono delle testimonianze di centinaia di militari ucraini che hanno deposto volontariamente le armi, compresi cinque comandanti della brigata delle Forze Armate dell’Ucraina che hanno combattuto contro la popolazione del Donbass. “Gli investigatori stanno lavorando con loro, imparando molti dettagli sulle circostanze dei crimini del regime ucraino. Queste testimonianze riguardano, in particolare, il lavoro con istruttori stranieri, così come la partecipazione di cittadini di altri paesi come mercenari”, ha detto il presidente della commissione.
Mosca irride il governo italiano sull’intervista di Lavrov a Rete 4
Dopo le critiche del presidente del Consiglio Mario Draghi in merito all'intervista televisiva al ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, la portavoce Maria Zakharova ha detto che “i politici italiani stanno prendendo in giro il loro pubblico”. “Voglio che i cittadini italiani sappiano la verità – ha detto – L’iniziativa di condurre l’intervista non è venuta dal ministero degli Esteri russo, ma da giornalisti italiani”. Draghi aveva dichiarato che l’intervento a Zona Bianca su Rete 4 del capo della diplomazia russa “è stato presentato come un’intervista, ma in realtà è stato un comizio”. Zakharova ha argomentato che “Un comizio viene trasmesso su iniziativa di chi parla. Come la pubblicità”. “L’iniziativa di condurre l’intervista non è venuta dal ministero degli Esteri russo, ma da giornalisti italiani”. “I giornalisti italiani hanno insisto sul fatto che fosse importante mostrare tutti i punti di vista”, ha proseguito Zakharova, “in cosa avrebbero torto?”. “Le domande poste dal presentatore”, ha concluso, “le ha formulate lui stesso, noi non abbiamo apportato modifiche alle domande, né alla versione finale dell’intervista”.
Dopo la Transnistria l’Ucraina ora minaccia anche l’Ungheria
Cinque giorni fa nel mirino di Kiev era finita la Transnistria, adesso tocca all’Ungheria, la quale è accusata dai vertici ucraini di essere stata avvertita in anticipo dalla Russia dell’attacco all’Ucraina. Ad affermarlo è il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa dell’Ucraina, Oleksiy Danilov. “L’Ungheria dichiara apertamente la sua cooperazione con la Russia. Inoltre, è stata preventivamente avvertita da Putin che ci sarebbe stato un attacco al nostro Paese”, ha affermato Danilov, rispondendo ad una domanda sull’adesione dell’Ucraina alla Nato e sulla possibile influenza dell’Ungheria in questo processo. Secondo Danilov, l’Ungheria, per qualche ragione, pensava di potersi impadronire di parte del territorio dell’Ucraina. “Vediamo quali saranno le conseguenze per questo Paese dopo questa guerra”, ha aggiunto minacciosamente Danilov.
Il Papa: “Non vado a Kiev, prima devo tentare con Mosca”
“A Kiev per ora non vado – spiega Papa Francesco al Corriere della Sera – Ho inviato il cardinale Michael Czerny, (prefetto del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo umano integrale) e il cardinale Konrad Krajewski, (elemosiniere del Papa) che si è recato lì per la quarta volta”. “Ma io – aggiunge – sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta”. Potrebbe essere il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, l’uomo in grado di convincere il leader del Cremlino ad aprire uno spiraglio. Il Pontefice scuote la testa e racconta: “Ho parlato con Kirill 40 minuti via Zoom. I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi”.
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