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03/05/2022

Cuba - Il popolo in piazza per confermare l’appoggio alla Rivoluzione

“Dipingiamo insieme il paesaggio dell’unità e della continuità. Il paesaggio di una rivoluzione al potere”. Il presidente cubano, Miguel Díaz-Canel, ha salutato così la folla straordinaria di oltre un milione di lavoratori che si è radunata in Plaza de la Revolucion all’Avana.

“Alle 4 di mattina le strade erano già piene e il raduno è stato uno dei più numerosi che si siano mai realizzati a Cuba e in America Latina, grazie all’organizzazione dei comitati di difesa rivoluzionaria e alla partecipazione di delegazioni da varie parti del mondo, che ha offerto una importante testimonianza internazionalista”, ha commentato Luciano Vasapollo, economista e dirigente politico, grande amico di Cuba.

Al parco centrale è poi arrivato Raùl Castro che prima ha avuto colloqui e scambi con le persone, alle quali ha assicurato che “la rivoluzione va avanti e c’è questo grande senso di appartenenza rivoluzionaria da parte del Popolo cubano e che in un momento internazionale così difficile, di guerra, Cuba è presente con questa manifestazione e il suo grande progetto di pace, di solidarietà internazionalista, di amicizia fra i popoli, di collaborazione nella solidarietà, nella cooperazione, nella complementarietà”.

Secondo Vasapollo, “questa apertura internazionalista è la cosa più importante, anche in un momento difficile in cui ancora una volta Cuba è sfidata così brutalmente dal Bloqueo: Biden sta facendo un blocco ancora più duro di quello di Trump, dunque crescono le sanzioni mentre il Covid chiaramente ha tolto l’entrata maggiore a Cuba, che è quella del turismo, e in cui, ovviamente, ci sono stati e ci sono dei fenomeni anche inflazionistici nel paese, dovuti al cambio monetario, che hanno richiesto un grandissimo intervento da parte del governo con gli aumenti salariali, ma anche con queste difficoltà, come ha detto il presidente Michael Díaz-Canel Bermúdez, non si farà nessun passo indietro sulla strada del socialismo, per cui si faranno gli interventi necessari ma sempre nella traiettoria socialista”.


Come se fosse un enorme esercito, sostenitori e compagni hanno sfilato ancora una volta sotto lo slogan “Cuba vive e lavora”. Migliaia di bandiere e tanti slogan, oltre agli autobus per il trasporto dei manifestanti.

“Buongiorno Cuba. Il 1 è arrivato. Maggio, partito dei lavoratori, marcia di chi fa il Paese. Ci vediamo accanto a Martí, dove Fidel è stato tante volte, dove è tornato Raúl”, aveva scritto su Twitter il Primo Segretario del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, salutando la storica giornata di questa domenica e, poiché Cuba non è mai stata sola, nemmeno nei momenti più difficili, ha ricevuto non solo il saluto fraterno da altre latitudini, ma accompagnamento faccia a faccia, nel corteo proletario, di centinaia di amici stranieri.

Sia le congratulazioni arrivate da lontano, sia la compagnia fisica, si basano su ciò che veramente muove i cubani, e questo riassume il tweet del membro dell’Ufficio Politico e ministro degli Affari Esteri, Bruno Rodríguez Parrilla: “dimostrazione di un lavoro che non si arrende e si batte con volontà creativa di fronte all’estremo risorgere di un blocco opportunistico e criminale. I piani dell’imperialismo falliranno davanti alla ferma determinazione dei cubani a difendere la loro Rivoluzione".

Nella grande sfilata attraverso la Plaza de la Revolución della capitale, in occasione della Giornata Internazionale dei Lavoratori, più di mille amici solidali provenienti da circa 60 paesi hanno accompagnato i cubani, portando tutti forti messaggi di sostegno al socialismo e contro le politiche imperiali.

Dagli Stati Uniti, ad esempio, è arrivata Rachele Fruit, candidata alla carica di governatore della Florida, e rappresentante del Partito Socialista dei Lavoratori, che si è detta orgogliosa di partecipare all’evento a Cuba perché vede il sostegno del popolo al suo governo.

“I lavoratori negli Stati Uniti cercano un modo per unirsi e organizzarsi per difendersi. Dobbiamo imparare la solidarietà da Cuba per estenderla al mondo intero”, ha evidenziato, come una delle ragioni principali della lotta dei lavoratori nel suo Paese.

“Dobbiamo porre fine alle guerre, affinché questo flagello, che non è altro che uno strumento di confronto tra paesi imperialisti, non aumenti nel mondo. Nessuno difende i diritti del proletariato. Siamo a un punto in cui scoppia la terza guerra mondiale e dobbiamo evitarla”, ha affermato, e ha sostenuto come nella sua nazione, negli ultimi anni, siano cresciute le proteste per migliori condizioni di lavoro, per il pieno pagamento delle ore lavorate, per far rispettare impegni presi tra datori di lavoro e dipendenti, tra le altre richieste.

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