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16/05/2022

Il biglietto di Svezia e Finlandia per la Nato lo pagheranno... i curdi

Ma che bella questa Nato dei “diritti umani” che si allarga ancora ad Est e negozia tranquillamente con Erdogan la testa della Resistenza curda…

Nel volgere di pochi giorni due storici bastioni della “neutralità” come Svezia e Finlandia si sono “convinte” – chissà quanto autonomamente – ad abbandonare un posizionamento di lungo periodo (per la Svezia data ormai a 208 anni...), scegliendo “l’ombrello” nucleare statunitense contro il vicino russo.

Non ci sarebbe stato alcun ostacolo – se non l’ovvia contrarietà di Mosca – se un sub-imperialista come Erdogan non avesse “fiutato l’affare”. Non se ne parla, ha tuonato dal suo ridotto di Ankara, perché quei due Paesi vengono definiti dalla Turchia “alberghi per terroristi”.

Il riferimento è sia ai membri dell’organizzazione separatista curda PKK, sia ai seguaci di Fetullah Gulen, miliardario residente negli Usa ritenuto la mente del tentato golpe del 2016.

Contemporaneamente, però, il ministro degli esteri di Istanbul ci ha tenuto a far sapere che comunque uno spiraglio c’è (“non chiude la porta all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato“). Ed è proprio quello indicato dal suo capo: Svezia e Finlandia buttino fuori curdi e gulenisti, e potranno ottenere il placet anche dalla Turchia.

Una volta capito bene qual è il prezzo da pagare, e stabilito che saranno i curdi a doverlo pagare, il sorriso è tornato sui volti dei macellai che spingono per l’escalation bellica.

È appena il caso di ricordare che il rapporto di Erdogan con la Nato (e soprattutto con gli Usa) è ondivago. Il tentativo di golpe per farlo politicamente (e fisicamente) fuori è fallito, ma ovviamente ha lasciato strascichi e totale diffidenza.

Che ci fossero gli Stati Uniti dietro quel tentativo è certo, anche perché quella notte tutti gli aeroporti europei interpellati negarono il permesso di atterraggio all’aereo che portava Erdogan lontano di palazzi del potere assaltati da una parte dell’esercito turco.

Ma non è nuovo neanche il “commercio di curdi” con altri paesi. Ed è sufficiente ricordare come proprio la Russia di Eltsin e Putin (era a capo dei Kgb “riformato”) cacciò Abdullah Ocalan, capo riconosciuto del PKK, imbarcandolo su un aereo diretto in Italia. Dove sembrava che il governo guidato da Massimo D’Alema fosse disponibile ad accoglierlo.

Come si sa, invece, il governo italiano scaricò la patata bollente al compiacente Kenya, che permise ai servizi segreti turchi di arrestare Ocalan non appena atterrato a Nairobi.

Questa è la brutale realtà dei “valori democratici” sbandierati dalla più infima classe politica che l’Occidente abbia mai avuto.

Naturalmente la Turchia si sta anche giocando la partita come “mediatore” tra Russia e Ucraina (in realtà, tra Russia e Nato), e dunque usa “il caso” dell’ammissione di Svezia e Finlandia come occasione per massimizzare il proprio ruolo. Senza mai strappare eccessivamente il filo che la lega a Washington (evitando così una possibile ripetizione vincente di un tentativo di golpe).

Mano libera contro i curdi per Erdogan, e via libera per l’ulteriore allargamento a Est della Nato. Un vero patto tra serial killer, in nome dei “diritti umani”.

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