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16/05/2022

“Holodomor”: il PD e l’invenzione del “crimine contro l’umanità” bolscevico in Ucraina

Nel 1983 Ronald Reagan, in piene “guerre stellari”, lanciava la campagna sul “50° anniversario della carestia-genocidio in Ucraina”, chiamata dai nazionalisti di Kiev “holodomor”.

A settembre del 2018, la Commissione esteri del Senato USA approvava una risoluzione che riconosceva la carestia del 1932-1933 in Ucraina come un genocidio del popolo ucraino.

Nel maggio del 2022, per non esser da meno dei maestri yankee, quella consorteria amministrativo-affaristica denominata PD – simbiosi tra la più oscurantista e reazionaria DC scelbiano-tambroniana e i più retrivi settori euro-atlantisti del tardo PCI – per affiancare all’invio di armi alla junta golpista di Kiev anche un‘arma ideologica, intende far approvare anche dal Parlamento italiano una mozione per chiedere al governo di «riconoscere l’holodomor come crimine contro l’umanità».

Questo perché, dicono i presunti demo-studiosi “di storia russa”, «quando il capo del Cremlino parla di de-nazificazione dell’Ucraina in realtà vuole dire che va cancellata l’identità nazionale ucraina».

Il che, con una costruzione sintattica suicida sul piano logico, dovrebbe significare che “l’identità nazionale ucraina” sia davvero integralmente nazista. E probabilmente l’intento dei promotori della mozione, è sdoganare il nazismo come parte costitutiva dell’identità europea “democratica”.

Su questo giornale, si è accennato in varie occasioni alla questione del “holodomor” (“golodomor” in russo) e alla diffusione del relativo mito, a partire dalla propaganda goebbelsiana sui “milioni di ucraini deliberatamente sterminati dal governo sovietico“.

Non a caso, dopo il lancio, da parte di “studiosi di chiara fama” anti-sovietica, quali James Mace o Robert Conquest, della leggenda su una carestia “deliberatamente indotta da Stalin”, il tema è stato portato di nuovo alla ribalta negli anni della “indipendenza ucraina” (dall’URSS) e, soprattutto, dopo il golpe nazista del 2014.

Oggi, i liberal-reazionari del PD presentano al governo la richiesta di “riconoscere l’holodomor come crimine contro l’umanità” – non solo come tragedia, quale la considera l’ONU – per «rendere giustizia a una nazione vittima».

L’Ucraina, a varie riprese nel corso della storia moderna, è stata certamente una “nazione vittima”: oppressa sotto lo zarismo, sconvolta dalle bande bianche durante la guerra civile, afflitta dalle carestie del 1921 e del 1932, sottomessa, nelle sue regioni occidentali, alla dominazione anche polacca dal 1920 al 1939.

A proposito: i demo-filistei del PD non hanno da incolpare nessuno per la medesima carestia che colpì anche le regioni ucraine occupate dalla Polonia, dalla Romania o dalla Cecoslovacchia?

Nel marzo 2019, il sito Topwar.ru ricordava che, nel periodo della carestia, «nessuna delle regioni della moderna Ucraina occidentale faceva parte dell’Unione Sovietica. Ma se si analizza la stampa dell’epoca, polacca, cecoslovacca e persino americana, risulta evidente che il problema della carestia in Galizia, Transcarpazia, Bucovina fu molto più acuto che nelle regioni dell’Ucraina sovietica. E allora: chi aveva fatto morire di fame gli ucraini occidentali?».

Subito dopo, l’Ucraina fu anche sconvolta e massacrata durante l’invasione hitleriana.

Ma non è stata sicuramente vittima dei bolscevichi e del «omicidio per fame di più di 4 milioni di contadini ucraini compiuto da Stalin novant’anni fa», come sostiene l’on. Fausto Raciti, autore della mozione insieme al collega Andrea Romano, «esperto di storia russa».

I due hanno ideato la sceneggiata, «sulla scorta del lavoro di un grande storico, Andrea Graziosi, tra i primi ad occuparsi di questo crimine contro l’umanità e ricostruire questa pagina terribile quando sono stati aperti gli archivi sovietici».

Quest’ultima affermazione necessita di alcune precisazioni. Pochi dubbi che il prof. Graziosi sia un «grande storico»: a differenza, ad esempio, di un Aleksandr Solženitsyn qualsiasi, che le storie se le inventava personalmente (parola di Varlam Šalamov), Graziosi ne dà un’interpretazione che innalza l’elementare anticomunismo al livello di “falsificazione accademico euro-atlantista”. Egli inoltre è lungi dall’essere “tra i primi ad occuparsi di questo crimine”, dato che, molti decenni prima di lui, “giornalisti” yankee (di questo, più avanti) sponsorizzati dai nazisti americani e tedeschi, avevano già lanciato il prodotto sul mercato e, dopo di loro, vari “storici”, sponsorizzati da intelligence anglo-americane, erano tornati sul tema.

Quanto al fatto di occuparsene “quando sono stati aperti gli archivi sovietici”, beh, su questo, se il padreterno potesse far resuscitare l’ex Procuratore ed ex deputato del KPRF Viktor Iljukhin (comunista, insomma), se ne potrebbero sentire delle belle sugli archivi aperti in epoca di perestrojka e dopo.

Ora, per dire, tra le perle del prof. Graziosi, che conferisce la patente di “rivoluzionaria socialista” alla Rada nazionalista ucraina del 1917, quella espressione del potere di borghesia e latifondisti e in combutta con l’esercito austro-germanico, si trovano affermazioni come la «prima guerra dichiarata dal governo bolscevico fu quella contro la Rada socialista ucraina del dicembre 1917», rappresentante di un «nazionalismo ucraino molto socialista sconfitto prima dall’invasione bolscevica, poi dall’arrivo dei tedeschi».

Come dire che i bolscevichi non potevano che invadere, come fanno oggi i russi di Putin, mentre i tedeschi si limitano ad arrivare, secondo il grazioso professore.

Perle quali, più specificamente sul tema del “holodomor”: «Nell’Unione Sovietica di inizi anni ’30 ci sono due carestie catastrofiche, quella in Ucraina e quella in Kazakhstan – quella fatta in Ucraina è di gran lunga il più grande massacro mai fatto in Europa prima del genocidio dell’Olocausto; tra l’altro in solo cinque mesi», mentre i nazisti avevano impiegato anni con l’Olocausto; e «dentro la storia sovietica ci sta un nucleo genocidario contro la popolazione contadina e nomade».

Questo è il «grande storico» chiamato a fare da consulente al PD e che, dato che non può negare che in URSS, nel 1932-’33, si fosse verificata una tragica carestia non solo in Ucraina, ma anche in Bielorussia, Caucaso settentrionale, regione del Volga, Urali meridionali, Siberia occidentale, Kazakhstan, mietendo, a seconda delle stime, da 2 a 8 milioni di persone, le attribuisce, in un modo o in altro, tutte al “piano bolscevico” di trasformare «le campagne in colonie, da cui estrarre il surplus necessario all’industrializzazione». Come nel caso kazakho, che «fu un genocidio coloniale, nel senso “prendo tutto e lascio morire di fame i selvaggi”».

Ma, è noto a tutti gli storici (lo sappiamo perfino noi, che storici non siamo), che già l’impero zarista aveva conosciuto molte carestie: nel 1873, 1880, 1883, 1891, 1892, 1897, 1898, 1901, 1905, 1906, 1907, 1908, 1911, 1913 e la Russia sovietica conobbe la carestia del 1921-’22, causata dalla guerra civile, con l’ultima grande carestia del 1946-1947, anch’essa come conseguenza della guerra.

Come sostiene lo storico russo nazionalista Nikolaj Starikov, la «carestia del 1932-1933 non può, in linea di principio, essere considerata un genocidio. L’ammissione delle colpe della leadership sovietica, per il fatto che la carestia avesse assunto tali proporzioni, non significa che ciò sia stato fatto intenzionalmente... È interessante notare che il termine “Holodomor” sia stato introdotto in Ucraina dall’avvocato polacco-americano Rafael Lemkin nel 1953, nel contesto della Guerra Fredda... il termine “Holodomor” non ha nulla a che fare con la storia reale, è puramente politico».

Sempre Starikov ricorda come lo storico americano Timothy Snyder avesse osservato che «Il presidente Viktor Juščenko ha reso al suo paese un cattivo servizio parlando di 10 milioni di morti e triplicando il numero di ucraini uccisi. L’Istituto di demografia e ricerca sociale dell’Accademia ucraina delle scienze ritiene che il numero delle vittime della carestia in Ucraina sia stato di 3-4 milioni», dovute anche a una grave epidemia di tifo.

Nel 2008, la Duma russa affermava che 7-8 milioni di persone erano morte per fame e malattie legate alla malnutrizione nel 1932-1933 nell’intera Unione Sovietica. In base a uno studio della rivista Expert, dice ancora Starikov, si stima l’eccesso di mortalità in URSS nel 1932-1933 in circa 4,5 milioni di persone, di cui 1,9 milioni in Ucraina.

Nel 2017, in occasione della presentazione al Congresso USA di una bozza di risoluzione sul “genocidio del popolo ucraino” voluto dal “governo totalitario di Stalin nell’ex Unione Sovietica, che nell’inverno 1932-1933 perpetrò una carestia deliberata per spezzare la resistenza all’occupazione comunista“, il sito russo Vzgljad scriveva che la bozza yankee menzionava il congressista Hamilton Fish, che già nel maggio 1934 aveva presentato una risoluzione simile alla Camera dei Rappresentanti.

Chi era Hamilton Fish? Ardente anticomunista, nel 1933 sponsorizzò la pubblicazione in USA di “Communism in Germany” del nazista tedesco Adolf Erth; nel 1939 Fish si era poi incontrato a Oslo con Joachim Ribbentrop; nel 1942, il giornalista americano Drew Pearson scrisse che Fish nel 1939 aveva ricevuto oltre 3.000 dollari dai nazisti.

A smentire Fish e Erth, erano sufficienti le pubblicazioni degli emigrati ucraini negli Stati Uniti, originari in larghissima parte dell’Ucraina occidentale non sovietica; o anche alcune pubblicazioni polacche. D’altronde, Varsavia, nel periodo dell’occupazione dell’Ucraina occidentale, non aveva mai nascosto di voler vedere Volynia e Galizia popolate da polacchi e non da ucraini, trattati quindi da “subumani”, discriminati rispetto ai coloni polacchi con misure economiche, sociali, amministrative, culturali e linguistiche, proibendo, ad esempio, ai contadini ucraini Hutsul persino la silvicoltura, la raccolta e il commercio o altre attività forestali, che costituivano l’unico loro mezzo di sostentamento, per costringerli a fuggire da Galizia e Volynia e emigrare in USA e Canada.

Più o meno l’esempio polacco era stato seguito anche dalla Cecoslovacchia, reinsediando coloni cechi in Transcarpazia, e anche dalla Romania, per la Bucovina o la Bessarabia. Tifo e altre epidemie dovute a malnutrizione completavano il lavoro, con molti fatti verificatisi nelle regioni occupate da Polonia, Cecoslovacchia o Romania, ma riciclati poi nel mito del “holodomor”, come dimostrato nel volume del giornalista e sindacalista canadese Douglas Tottle, “Fraud, Famine, and Fascism: The Ukrainian Genocide Myth from Hitler to Harvard”, pubblicato nel 1987 a Toronto.

Dunque, a proposito di chi siano stati «i primi ad occuparsi di questo crimine contro l’umanità», nel novembre 2017, sul sito russo Stoletie.ru, Svjatoslav Knjazev ricordava il volume della giornalista anglo-americana Ann Appelbaum “Red Famine: Stalin’s War against Ukraine”, il documentario “Holodomor: Voices of the Survivors“, della canadese Ariadna Okhrimovich, oltre a tutta una serie di articoli su The Telegraph e Washington Post e programmi su The Voice of America e National Public Radio.

Dunque, non dice nulla di nuovo il prof. Graziosi, quando sostiene che «Nell’Unione Sovietica di inizi anni ’30 ci sono due carestie catastrofiche, quella in Ucraina e quella in Kazakhstan – quella fatta in Ucraina è di gran lunga il più grande massacro mai fatto in Europa prima del genocidio dell’Olocausto».

Già pochi anni fa, Terrell Jermaine Starr identificava sul Washington Post l’Holodomor con l’Olocausto.

Da parte sua, Ariadna Okhrimovich aveva basato il suo documentario su “testimoni oculari ucraini”; il fatto è che gli storici contano quattro emigrazioni ucraine attraverso l’oceano: la prima, tra 1891 e 1914, riguardò i Carpazi; la seconda ondata si verificò tra le due guerre, ma riguardò principalmente gli ucraini delle regioni che dopo il 1918-1921 erano andate a Polonia, Cecoslovacchia e Romania.

La terza ondata, nel dopoguerra, comprendeva per lo più collaborazionisti filo-nazisti. La quarta ondata si è poi avuta negli anni ’90. Dunque, concludeva Knjazev, il numero di emigrati dalle regioni centrali e orientali dell’Ucraina era molto piccolo, rispetto 276.000 ucraini del Canada, e quelli che potevano ricordare qualcosa del Holodomor sarebbero dovuti nascere intorno al 1917-1922, avere cioè 95 o 100 anni d’età.

E invece, i dati di uno dei principali centri mondiali di ricerche demografiche, INED, sembrano relativamente oggettivi: in essi, l’eccesso di mortalità sul territorio della SSR ucraina nel 1932-1933 è stimato in circa 2-2,2 milioni di persone; circa un milione di persone erano morte di fame in Kazakhstan; circa 1-1,5 milioni in varie regioni della RSFSR.

Ma in definitiva, osservava Knjazev, dove sarebbe la logica nelle azioni del “tiranno sanguinario”, che a fine anni ’20 realizza nella SSR ucraina centrali elettriche, fabbriche, strade, migliora l’assistenza tecnica all’agricoltura ma poi, nel 1932, decide improvvisamente di distruggere gli ucraini e infine, nel 1933, si precipita disperatamente a salvarli, con milioni e milioni di tonnellate di scorte di grano assegnate all’Ucraina?

Per quanto riguarda la signora Anne Appelbaum, membro del Council on Foreign Relations, associato al clan Rockefeller, membro del National Endowment for Democracy – organismo della CIA – ci limitiamo a rimandare a una nota di un paio d’anni fa, con cui veniamo a capo anche di un altro italico “omaggio” ai nazi-golpisti ucraini, ospitato su quell’appendice dell’atlantismo più ottuso che è Linkiesta e che sta in buona compagnia coi liberal-reazionari di ogni risma.

Risparmiamo per ora ai lettori, che hanno avuto la pazienza di seguirci fin qui, le dovute considerazioni sulle varie fasi della “ucrainizzazione” sovietica dell’Ucraina e sulle relative politiche leniniane-staliniane, anch’esse “analizzate” a modo suo dal grazioso «grande storico», e ci limitiamo a osservare come quella funesta consorteria parlamentare di cui sopra, si metta alla testa della crociata volta a nazificare la storia: per loro, l’Olocausto hitleriano scompare di fronte al presunto holodomor staliniano. Nazionalisti e neonazisti ucraini ringraziano.

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