L’Agenzia Internazionale per l’Energia, struttura facente capo all’OCSE, nel suo report mensile sul mercato petrolifero, informa che l’impatto delle sanzioni occidentali sull’export energetico russo è stato, fino ad ora, sostanzialmente nullo. L’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, non ha sede a Mosca. È una organizzazione che ha sede a Parigi e della quale fanno parte 36 paesi, tra i quali gli Stati Uniti, quasi l’intera Unione Europea, il Giappone, l’Australia e il Canada, il Messico e il Cile, la Svizzera e la Turchia. Dal 1 giugno 2021, il Segretario generale dell’Ocse è l’australiano Mathias Cormann.
L’organizzazione – un centro studi di politiche economiche globali – ritiene quindi che la prevista catastrofe economica per la Russia, vaticinata dal trio Biden-Johnson-Van der Layen si sia rivelata una stupida illusione. Nonostante il temporaneo ridimensionamento dei volumi di vendita, grazie ad un aumento del 15% del valore, la Russia si è assicurata ingenti introiti. Ogni giorno Mosca incassa circa un miliardo di euro dalla vendita di idrocarburi.
A fine anno, quando l'embargo occidentale sarà totale, si calcola una riduzione di 518 mila barili su una produzione giornaliera di 10,8 milioni. Dunque l'effetto complessivo sarà sostanzialmente relativo, non certo tale da piegare le ginocchia a Mosca, mentre è tutto da vedere che la UE possa resistere anche solo un mese a forniture energetiche ridotte.
Quello che è avvenuto è che Putin, in una operazione di diversificazione del portfolio – evidentemente già stabilita e resa efficace prima dell’inizio dell’operazione militare – ha indirizzato il flusso di gas e petrolio che aveva come destinazione l’Europa, e che adesso va invece in Cina, India, Turchia ed in altri paesi, compensando così il mancato acquisto da parte europea.
Tra questi altri paesi vi sono Angola, Algeria e Congo, che comprano gas e petrolio dalla Russia e lo rivendono poi alla UE a prezzi maggiorati dalle royalties che impongono per la triangolazione. In questo modo la UE non compra il gas dalla Russia accusata di violare i Diritti Umani, ma acquista comunque petrolio e gas russi da paesi che l’Onu segnala come violatori dei Diritti Umani. E lo fa pagandolo il 30% in più di quanto pagava per lo stesso prodotto in maggior quantità. Uno spettacolo di imbecillità ed impotenza che segna il crepuscolo di una UE divenuta la barzelletta della politica internazionale, tanta è la sua ininfluenza e la sua incapacità di imporre agenda politica e commerciale.
A testimoniare come Mosca non sia affatto all’angolo e che, anzi, continui a tessere fila strategiche per la crescita della sua influenza planetaria, ci sono stati sia gli accodi euroasiatici sia l’intensificazione del rapporto con Ankara.
La recente visita di Lavrov in Africa, ha poi ulteriormente incrementato i rapporti commerciali di Mosca. “L’Africa avrà un peso sempre crescente nel sistema di relazioni internazionali della Russia” ha dichiarato il Ministro degli Esteri russo, che si è recato in Egitto, Etiopia, Uganda e Congo dove ha ottenuto segni tangibili di interlocuzione privilegiata.
La storia della relazione tra Mosca e questi paesi, del resto, rimonta al periodo sovietico ed al sostegno politico, economico e militare alla decolonizzazione di alcuni paesi come Angola, Zimbawe, Mozambico e Sudafrica. Il passaggio dalla URSS alla CSI non ha incrinato il rapporto di collaborazione che la Russia ha sempre mantenuto con i paesi africani, basta pensare al progetto di cooperazione tra Mosca e 16 paesi del continente. Le esportazioni di grano della Russia hanno raggiunto quasi 20 milioni di tonnellate e il valore delle esportazioni di quest’anno è aumentato del 15%. L’Iran, per esempio, solo quest’anno ha acquistato dalla Russia 3,7 milioni di tonnellate di grano.
Del resto, che l’Africa non avrebbe rotto i rapporti con Mosca a causa dell’Ucraina e sotto richiesta e pressioni occidentali fu già chiaro in occasione del voto alle Nazioni Unite sulla mozione di condanna alla Russia presentata da USA e UE. Nell’occasione, oltre a diversi altri paesi storicamente alleati USA, ben 25 paesi africani si astennero sulla mozione, provocando l’ira ridicola di Parigi, Roma e Londra che ad onta della realtà sognano ancora di sostenere un ruolo in Africa.
Quello che afferma il rapporto dell’OCSE è che la campagna di demonizzazione, isolamento e affondamento della Russia immaginata alla Casa Bianca e trasmessa ai camerieri europei perché la portassero a tavola ha visto andare il cibo di traverso ai commensali. L’unico vantaggio concreto, ad oggi, è che la fornitura all’Ucraina di tutte le armi obsolete o comunque non più aggiornabili ha permesso lo svuotamento degli arsenali occidentali, ora pronti di nuovo ad essere riempiti con le nuove forniture delle aziende USA e francesi di produzione bellica. Ma quanto alla capacità di colpire la Russia, le sanzioni si sono rivelate il maggior boomerang mai visto.
Come ampiamente previsto e volutamente ignorato, il peso delle sanzioni contro Mosca ha sortito effetti seri solo sulla bilancia commerciale europea, gravemente danneggiata da una maggiore spesa a fronte di una minore fornitura energetica; il che ha portato già la UE ad elaborare piani di risparmio energetico che colpiscono duramente l’economia di ogni singolo stato e la vita dei suoi cittadini. Mosca non solo non appare intimorita dall'impotenza di Bruxelles ma risulta invece piuttosto determinata. In alcuni casi, come la Polonia, la Russia ha bloccato l’invio delle forniture energetiche e non è ancora chiaro come i polacchi pensino di riscaldare le proprie case il prossimo inverno. L’Estonia, che aveva rifiutato l’acquisto in Rubli di gas e petrolio si è vista bloccare anch’essa le forniture ed è stata così costretta ad una rapida marcia indietro, invero poco dignitosa come del resto la storia della sua classe politica. Adesso paga in Rubli e tace.
Le previsioni occidentali annunciavano una disfatta economica e militare di Putin, ma attualmente la Russia controlla il 27% dell’intera Ucraina. Ha preso il controllo di risorse naturali per un valore di 12,4 trilioni di dollari. Il Washington Post calcola che il 63% dei giacimenti di carbone dell'Ucraina, l'11% dei giacimenti di petrolio e il 33% dei giacimenti di importanti minerali, compreso il litio, si trovano nel territorio controllato dalla DPR (Repubblica Popolare di Doneck) e dalla LPR (Repubblica Popolare di Lugansk).
Serviva trattare e cercare una soluzione per la sicurezza reciproca con Mosca, ma non si è voluto per tentare di schiacciare la Russia e rinvigorire la agonizzante economia USA e e si continua a non volere la pace nonostante il rovescio militare dell’intero Occidente.
La scelta delle sanzioni ha colpito gli europei, ha fatto guadagnare gli Stati Uniti e ha rinvigorito la Russia, che ha ora la sua moneta come divisa tra le più importanti nelle transizioni internazionali; insieme allo Yen, ha spazzato l’egemonia del Dollaro negli scambi in materia di energia ed alimenti. L’Unione Europea ha dimostrato tutta la sua insipienza e la sua inutilità di ruolo, avendo abdicato ai suoi interessi strategici per obbedienza politica verso gli USA.
Una intera classe politica si è rivelata un grumo di stupidità e superbia, capace solo di servilismo verso gli Stati Uniti a tutto danno delle popolazioni europee. L’economia europea è in gravi difficoltà e l’inverno produrrà una caduta drammatica dei suoi numeri: vi saranno decine di migliaia di aziende che dovranno chiudere per l’insufficienza energetica e i costi proibitivi e le ripercussioni sulla catena di produzione, distribuzione e consumo saranno pesantissimi, con milioni di nuovi disoccupati. La stagflazione che si abbatte su USA e UE rimarcherà la dipendenza dell'Occidente e l’inutilità strategica di una economia virtuale fatta solo di titoli e finanza creativa, a fronte di una economia che dispone e che produce ciò di cui il mondo ha bisogno, in primo luogo cibo ed energia.
Dopo sei mesi dall'inizio delle operazioni militari in Ucraina, i sanzionatori sono gli unici sanzionati e il tutto per continuare a mantenere gli interessi statunitensi e di una presidenza Biden direttamente coinvolta con i suoi intrecci d'affari familiari con la cricca nazista e cleptomane al governo in Ucraina. Non destano riflessioni nemmeno i rapporti dell'intelligence militare USA che lamentano la scomparsa di circa il 70% delle forniture militari che assegnano a Kiev.
La scena apocalittica è ben girata dall’attore di Kiev e dall’ambiziosa moglie, che hanno ridotto il paese ad un terzo di quello che era, hanno riempito i cimiteri e distrutto il esercito per la loro ambizione politica. E, mentre ricevono mensilmente 4 miliardi di Euro, si mettono in posa felici per le copertine di Vogue.
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