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03/09/2022

L’Europa si taglia le vene per fare un dispetto alla Russia

Se ha un fondo di verità l’antico detto “dio confonde coloro che vuole perdere” allora bisogna ammettere che la leadership europea è oltre le colonne d’Ercole sulla strada del suicidio.

I ministri delle Finanze del G7 hanno approvato il piano che prevede di fissare un tetto al prezzo del petrolio che proviene dalla Russia. In questo, dunque, la UE (più Canada e Giappone) accetta la linea “sanzionatoria” degli Stati Uniti, che invece sono esportatori di petrolio e dunque non hanno per nulla bisogno di quello russo.

Ufficialmente ci si attende che la mossa allenti la pressione sul mercato dell’energia e tagli i ricavi di Mosca. Una volta redatto, il piano conterrà i limiti entro cui verrà fissato il tetto e date possibili per l’avvio della misura.

Per renderlo operativo l’Unione europea dovrà modificare il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, ma già questo non sarà facile. Per diventare effettivo il piano dovrà essere approvato da tutti i paesi UE, all’unanimità. E già si sa che alcuni (non solo l’Ungheria) stanno invece aumentando gli acquisti da Mosca.

L’affermazione più stupida viene da quella che sembrava una persona al contrario molto intelligente, la segretaria al Tesoro statunitense, Janet Yellen, ex presidente della Federal Reserve: «Il tetto al prezzo del petrolio russo è uno degli strumenti più potenti per combattere l’inflazione». Con questa decisione, «il G7 ha compiuto un passo avanti fondamentale per raggiungere il nostro doppio obiettivo di abbassare le pressioni sui prezzi energetici e negare a Putin i ricavi per finanziare la sua brutale guerra in Ucraina».

Dovrebbe infatti esserle più che noto che il prezzo delle materie prime, e specialmente di gas e petrolio, è un prezzo unico mondiale. Nessuno si interessa infatti da dove venga, ma solo se sia della qualità e nella quantità “giusta”.

Ed infatti esistono delle “borse” apposite (quella di Amsterdam per il gas) dove quotidianamente si contrattano forniture da tutto il mondo. Se mai, esiste il problema delle tariffe dell’energia elettrica in Europa convenzionalmente “agganciate” al prezzo del gas, di cui peraltro si va discutendo lo “sganciamento”.

In breve: le bollette salgono perché alla borsa di Rotterdam, dopo l’inizio della guerra, il prezzo ha cominciato a volare per l’intervento dei capitali speculativi, anche se i contratti di fornitura del gas che attualmente stiamo consumando sono stati pagati al prezzo stabilito molto prima che scoppiasse la guerra (qui si formano gli “extraprofitti” delle società dell’energia, che ti fanno pagare 240 dollari il kilowattora comprato a 15 o 20).

Dunque, mettere un price cap al solo petrolio o gas russo è come cercare di svuotare il mare con un cucchiaio, perché il resto dell’umanità (circa tre quarti della popolazione mondiale, a cominciare da Cina e India) non partecipa a questa decisione e continua a comprare idrocarburi da chiunque li estragga. E la Russia è il primo produttore al mondo...

Infatti ha immediatamente risposto bloccando a tempo indefinito il gasdotto North Stream, già fermo da tre giorni per “manutenzione”, affermando che “allora lo venderemo ad altri“. La lista dei clienti è sterminata...

E una persona normalmente intelligente dovrebbe pur chiedersi che senso ha “mettere un tetto al prezzo” del gas che non ti danno più...

Ma oltre ad essere una mossa inutile è anche una mossa stupida, perché gli unici a pagarne gli effetti saranno proprio i paesi europei. Gli Usa, come detto, sono autosufficienti anzi hanno nell’esportazione di gas e petrolio una delle poche voci attive nel bilancio import/export.

Il resto del mondo si rifornisce dalla Russia, oltre che da Arabia Saudita, Emirati, Nigeria, Angola, Stati Uniti, ecc..

E allora? Che cavolo di “mossa” è? Ci sono molti proverbi sul privarsi di qualcosa di essenziale pur di fare dispetto a qualcun altro. Ma l’energia, di questi tempi e con l’inverno che si avvicina, sembra decisamente più vitale degli attributi maschili...

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