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13/10/2022

Il G7 in panne davanti all’escalation della guerra in Ucraina

Il summit straordinario del G7 ha ribadito la prevedibile vicinanza all’Ucraina ma non ha dato affatto l’idea che le potenze occidentali sappiano come proseguire la guerra per procura contro la Russia. “Il G7 continuerà a imporre ulteriori costi economici alla Russia e sarà accanto all’Ucraina tutto il tempo necessario” si legge nella bozza del comunicato finale, anticipata dall’agenzia Bloomberg.

Ma sul vertice del G7 ha aleggiato un convitato di pietra: la possibilità di avvio dei negoziati. Di dialogo possibile in occasione del prossimo vertice del G20 in Indonesia aveva parlato due giorni fa il ministro degli Esteri russo Lavrov, di dialogo ha accennato a mezza bocca Biden in una intervista televisiva alla Cnn, mutando significativamente il giudizio su Putin da “macellaio” ad “attore razionale che ha sbagliato notevolmente i calcoli”. Di dialogo si parlerà anche domani ad Astana, in Kazakistan, in un incontro tra Putin ed Erdogan.

L’unico che continua a fare le barricate contro il dialogo e l’apertura di negoziati è rimasto Zelenski.

Il presidente ucraino è intervenuto nel vertice invocando come al solito più armi e in particolare sistemi di difesa antimissili. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno lavorando per accelerare la spedizione di sofisticati sistemi di difesa aerea Nasams in grado di agganciare i missili da crociera russi, annunciata per la prima volta in agosto. La rivista tedesca Der Spiegel ha riferito martedì che l’Ucraina aveva ricevuto una consegna del sistema di difesa aerea tedesco Iris-T.

La Germania avrebbe infatti consegnato oggi all’Ucraina il primo dei quattro sistemi di difesa aerea Iris-T Slm promessi da Berlino. Secondo quanto riporta Spiegel, il passaggio è avvenuto oggi vicino al confine tra Polonia e Ucraina

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha descritto la possibilità di rifornimenti di sistemi missilistici a lancio multiplo a lungo raggio (MLRS) a Kiev come il modo più veloce per far degenerare il conflitto al livello di una guerra mondiale. La Russia risponderà “duramente” a qualsiasi attacco a “infrastrutture civili critiche”. Lo ha affermato in un briefing la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova,

Nel documento finale, il G7 ha condannato gli “atti di sabotaggio” al gasdotto Nord Stream, un tema quest’ultimo estremamente imbarazzante proprio nei rapporti “tra alleati”. La Svezia sta conducendo una indagine di cui però non fornirà i risultati alla Russia. Gli attentati ai gasdotti sono avvenuti sotto l’isola danese di Bornholm dove è installata una base Nato. “È chiaro che c’è un elefante nella stanza che sia qui a Berlino che a Stoccolma stanno cercando di ignorare: la possibile paternità degli Stati Uniti e/o della Polonia o dell’Ucraina” commenta il giornale della sinistra alternativa tedesca Junge Welt.

Sottotraccia si avverte anche l’irritazione pubblicamente manifestata dalla Francia e dalla Germania per gli altissimi costi del gas che gli Usa sono disposti a fornire all’Europa al posto di quello russo. Su questo aspetto riferiamo in altra parte del giornale.

Contemporaneamente al vertice del G7, alla vigilia della riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles, il segretario della Nato Stoltemberg ha tenuto una conferenza stampa (con nessun giornalista italiano a fare domande, ndr) dove si è lasciato sfuggire, testualmente, che: “Dobbiamo ricordare che gli alleati della NATO hanno fornito sostegno all’Ucraina dal 2014, compresa la formazione di decine di migliaia di ufficiali e soldati ucraini che ora svolgono un ruolo chiave nella difesa contro l’aggressione russa all’Ucraina”. Insomma una ammissione che la Nato punta sull’Ucraina in funzione antirussa sin dal colpo di stato di Euromaidan e dall’inizio del conflitto nel Donbass nel 2014.

Stoltemberg ha ammesso poi che i paesi Nato cominciano ad avere problemi con le scorte di armamenti a causa delle forniture militari all’Ucraina, ragione per cui va dato impulso alla produzione di armamenti: “Abbiamo utilizzato le scorte NATO, quelle dei Paesi alleati della NATO, per fornire supporto all’Ucraina. Ma naturalmente più questa guerra si trascina, più è importante che siamo in grado di ricostituire queste scorte. È proprio per questo che ora ci stiamo occupando di come aumentare la produzione. In modo da poter produrre di più, sia per ricostituire le scorte, sia per continuare a sostenere l’Ucraina”.

Insomma, per il complesso militare-industriale finché c’è guerra c’è la cuccagna.

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