di Francesco Dall'Aglio
Ragionando un po’ a mente fredda (e mi scuso se ho angosciato qualcuno, ma come ho detto spesso, se volete essere rassicurati andate dai filologi, non dagli storici) non c’era granché che Stoltenberg potesse dire.
Il momento in cui oggi pomeriggio Zelensky ha firmato, su un tavolino in mezzo alla strada, la richiesta di ingresso nella NATO è stato molto triste, perché la risposta non poteva che essere quella che è stata: l’Ucraina non può entrare nella NATO, e la NATO non ha intenzione di diventare parte attiva nel conflitto.
Questo per un motivo molto semplice. Al di là delle chiacchiere sugli HIMARS e altre armi-fine-di-mondo, e sulla straordinaria abilità militare della NATO contrapposta all’incapacità strutturale dei russi di tenere un’arma in mano, la NATO non può vincere un conflitto convenzionale contro la Russia: questo lo sanno loro e lo sanno i russi.
Non ha gli uomini (ricordo a tutti che l’intero esercito United Kingdom entra comodamente nello stadio di Wembley, e sono previsti altri tagli al personale).
È per questo che ha mandato avanti l’Ucraina (che aveva l’esercito più numeroso in Europa) e non ha i mezzi per farlo, anche se radunasse tutti gli effettivi di tutti gli eserciti: e per radunarli, ammesso che tutti volessero partecipare (e non lo vorrebbero) servirebbero più di sei mesi, periodo di tempo nel quale la Russia certamente non starebbe a guardare; al costo, tra l’altro, di sguarnire le circa 750 basi che ha sparse in giro per il mondo, incluse – che so – quelle in Corea, con le conseguenze che è facile immaginare tra Taiwan e Medio Oriente.
Anche la fantasmagorica idea delle ondate di aerei che farebbero strame delle forze russe e tornerebbero intatti alla base, stile Desert Storm, è una fantasia che va bene, forse, per i NAFO fellas, ma penso che anche loro non siano così scemi da crederci.
L’unica cosa che può fare, e che farà certamente, è continuare a mandare aiuti militari, alzando anche la posta con carri armati e aerei, almeno fino al momento in cui i costi supereranno i benefici (non credo di essere l’unico che si ricorda degli aerei che partivano dall’Afghanistan con la gente aggrappata sopra, e degli Humvee lasciati nel parcheggio della base di Bagram con le chiavi inserite nel quadro).
E, ovviamente, insieme all’UE continuare a mantenere in piedi le sanzioni, che sono l’unica cosa che, alla lunga, può indebolire davvero la Russia se il suo ‘pivot to Asia’ non dovesse consentirle di incassare il colpo come per ora pare stia facendo.
Tutto il resto è propaganda, e chi la fa sa bene che non è vera, e che non bisogna crederci.
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