Il vento di destra è il vento di guerra. La deriva autoritaria e lo sdoganamento – o utilizzo diretto – dei nazifascisti non è solo una conseguenza indiretta della “minimizzazione” del neonazismo al governo in Ucraina, ma una necessità “d’ordine” dell’imperialismo euro-atlantico in grave crisi di egemonia.
Sotto la coltre ipocrita del confronto tra “democrazie” e “autocrazie” c’è il rapido slittare dell’assetto istituzionale europeo verso le seconde.
Una cronaca da meditare seriamente, perché parla di quel che accade qui da noi, non in un altro mondo.
Sotto la coltre ipocrita del confronto tra “democrazie” e “autocrazie” c’è il rapido slittare dell’assetto istituzionale europeo verso le seconde.
Una cronaca da meditare seriamente, perché parla di quel che accade qui da noi, non in un altro mondo.
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Dalla pena «esemplare» dei giudici di Lipsia alla tolleranza-zero della polizia nelle roccaforti rosse di Berlino e Amburgo. Con l’antifascismo militante trasformato in «attacco al sistema democratico» e gli attivisti rubricati come «membri di un’organizzazione criminale».
Il teorema tedesco è una vera e propria dichiarazione di guerra contro la sinistra radicale, ritenuta tanto dalla magistratura quanto dal governo Scholz il ‘nemico numero uno’ della socialdemocrazia.
Conta poco se la ministra dell’Interno della Spd, Nancy Faeser, nel suo discorso di insediamento aveva lanciato l’allarme contro la galassia neonazista incistata a tutti i livelli e istituzionalmente “coperta” dall’ala destra di Afd.
Ancora meno se il ‘pericolo rosso’ agitato dal controspionaggio (Bfv) viene clamorosamente smentito dalla polizia criminale (Bka), obbligata a certificare l’esatto contrario: i reati attribuiti ai militanti di estrema sinistra sono calati del 31% rispetto al 2022. Mentre a proliferare veramente, nel silenzio generale, è il numero di neonazi pronti a passare ad atti di violenza, cresciuti nello stesso periodo del 16%.
Il giro di vite inizia con la fine del processo a Lina E., studentessa di 28 anni condannata questa settimana dal tribunale di Lipsia a 5 anni e tre mesi di carcere per lesioni personali e appartenenza a una "organizzazione criminale". Insieme ad altri tre militanti della sinistra radicale paga l’aggressione a un gruppo di neonazi nel 2021 ma soprattutto – scrivono i giudici – incarna la «dimostrazione di fino a che punto possono spingersi gli antifascisti».
Si tratta di un caso raro e isolato (lo conferma la statistica ufficiale) davvero impossibile da collegare ad altre azioni (così provano le indagini), eppure è la scintilla che innesca la repressione politico-giudiziaria. La prima ad applaudire il «verdetto esemplare» è stata la ministra Faeser, soddisfatta per l’interpretazione più che allargata del reato commesso dalla studentessa.
«Non possiamo permettere questa spirale di radicalizzazione. D’ora in poi terremo d’occhio l’intera scena dell’estremismo di sinistra mettendo in campo azioni decisive, proprio come facciamo contro l’ultra-destra e il terrorismo islamico», scandisce Faeser. Tutti uguali, dunque, in punta di diritto.
Però solo in teoria.
Spicca per indifferenza il morbido trattamento recentemente riservato al neonazi André Eminger, complice di una decina di omicidi, condannato a 2 anni e mezzo in meno dei tre compagni di Lina, come sottolinea la Taz.
Ma la mano pesante contro gli Antifa stride pure con la sentenza sulla coppia di neonazi che hanno pestato due giornalisti in Turingia: un anno di libertà vigilata e qualche ora ai servizi sociali. Tra le attenuanti riconosciute dal giudice, lo sbaglio di persona, incredibilmente riassunto così: «Non sapevano di avere di fronte due cronisti. Credevano fossero antifascisti».
Tanto basta alla condanna mite, mentre Afd è tornata a essere il primo partito della Germania-Est sotto la guida del deputato Björn Höcke, celebre per i famigerati slogan sul calco del Terzo Reich. Solo una delle tante innocue macchiette nere del Paese? Mica tanto: l’anno prossimo rischia di diventare governatore della Turingia al posto del comunista Bodo Ramelow.
Non sono bastate le cariche di venerdì sera contro il presidio Antifa, il veto del tribunale alla demo di solidarietà a Lina, né lo schieramento di un esercito di agenti in numero triplo rispetto ai manifestanti. Neppure l’allarmistico titolo della Bild («Ecco la calata dei teppisti per vendicare l’amica») ieri è riuscito a bloccare il corteo di 1.200 persone lungo Karl-Liebknecht Strasse.
Secondo la polizia, insieme a Berlino e Amburgo, la città sassone è uno dei «punti caldi del radicalismo di sinistra» in Germania. Ma anche una delle «aree di ribellione» coincidenti con le zone dove insiste l’altra protesta nel mirino del governo Scholz.
Non a caso il controspionaggio denuncia i «tentativi di infiltrazione degli Antifa nel movimento Ultima Generazione». Anche se sono tutti ancora da provare e per adesso l’unica equivalenza fra «teppisti rossi» ed «eco-vandali» rimane l’identica repressione.
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