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14/03/2025

Pace o guerra, una partita a due senza Kiev e UE

Mai come di questi tempi dar credito alle dichiarazioni politiche è tempo perso. Eppure i media ancora “euro-atlantici” insistono nel prendere per buone quelle che manifestamente sono sparate propagandistiche valide per qualche ora.

Dopo diverse settimane passate a smaltire lo choc di un presidente Usa “nemico dell’Europa” e dell’Ucraina, che vuole uscire dalla Nato e affondare il Vecchio Continente in un mare di dazi, improvvisamente c’è stato un momentaneo ritorno di fiamma dell’orgoglio “suprematista occidentale” a seguito dell’inattesa sparata di Donald Trump contro la Russia: “accetti la tregua di un mese in Ucraina negoziata dagli Stati Uniti con Kiev, altrimenti ci saranno sanzioni devastanti”.

“Contrordine, occidentali! L’America è tornata con noi, w Trump!”

Nel confronto internazionale tra potenze “vere” le trattative si fanno in silenzio, mentre ognuno straparla per orientare il suo pubblico. In fondo a Geddah “l’accordo” è stato raggiunto tra un dominus e un sottoposto, per di più dopo una “sculacciata” in mondovisione che ha ridotto a ben poco la credibilità di Zelenskij & co.

Quell’accordo è insomma una proposta che la controparte – la Russia non solo Putin – deve ora valutare e poi controproporre. Cosa ci sia nella proposta statunitense non è stato detto, a parte il cessate il fuoco di 30 giorni, estendibile.

Ma si anche quali siano da anni le richieste di Mosca, che – restando inascoltate – hanno poi portato all’intervento armato: “non adesione dell’Ucraina alla Nato, il non dispiegamento delle truppe della Nato in Ucraina e nessuna esercitazione della Nato sul territorio ucraino”.

Solo dopo arrivano anche questioni non secondarie come “i territori”, con la Crimea e quattro oblast occupati in tutto o in gran parte, annessi alla Federazione Russa e comunque abitati da sempre – anche quando erano stati inglobati nell’amministrazione ucraina, ai tempi dell’URSS – da una popolazione russofona.

Anche i meno esperti capiscono che un cessate il fuoco è interesse soprattutto dello schieramento militarmente in difficoltà sul terreno, e le notizie che vengono dal Kursk – regione russa parzialmente occupata dall’esercito di Kiev l’estate scorsa – parlano di una ritirata veloce e definitiva, mentre su altri fronti l’esercito russo avanza a ritmo costante.

Già altra volte gli ucraini avevano chiesto e ottenuto analoghe interruzioni dopo disastri militari – circa dieci anni fa – ottenendo poi “accordi di Minsk” regolarmente disattesi (con la Merkel che ha ammesso solo dopo essere “modi di prendere tempo per riarmare l’Ucraina”).

La proposta di Gedda, insomma, ci somiglia un po’ troppo per poter essere accettata così com’è. Logico chiedersi quali altre assicurazioni possano fornire gli uomini di Trump a Mosca per corroborare la richiesta di accettarla.

Il “metodo Trump” è ormai fin troppo chiaro. Tratta come un boss mafioso, alternando “minacce devastanti” e finte manifestazioni di amicizia. Gioca a poker, insomma, sapendo bene che la posta altissima messa sul tavolo consente di vincere senza dover calare le carte.

Tutto facile quando hai davanti un alleato debole come Zelenskij, che dipende dai tuoi aiuti per sopravvivere. Un po’ più complicato con un soggetto forte, atomicamente “ben dotato”, che ha dimostrato in tre anni di tollerare benissimo tutte le sanzioni comminate da Biden e dalla UE.

Non a caso da Mosca – dove sono più abituati a giocare a scacchi, con molti meno bluff – c’è per ora il silenzio che allude a riunioni a porte chiuse, dove si soppesano tutti i pro e i contro. Per l’intanto, però, si accelera la spinta militare in modo da lasciare meno “pedoni” possibile in mano agli avversari.

In fondo è diventato chiaro che il confronto è stato da sempre soltanto tra Stati Uniti e Russia, con i primi ad usare gli ucraini per far guerra a Mosca e l’Unione Europea a dare una mano sacrificando gli interessi di tutti i paesi membri. Al tavolo delle trattative, insomma, inutile che si siedano anche gli altri, se non per firmare quello che “gli adulti nella stanza” avranno deciso tra loro.

Ultim’ora. Come in parte previsto, Mosca non ritiene la “bozza di Gedda” tra Kiev e Usa una base seria per avviare trattative e giungere alla pace. Il consigliere diplomatico del Cremlino, Yuri Ushakov, ha dichiarato che la Russia, riguardo al conflitto in Ucraina, “non vuole una tregua temporanea, ma è interessata a un accordo a lungo termine”.

Ha aggiunto che il cessate il fuoco temporaneo proposto è “nient’altro che una tregua momentanea per permettere all’esercito ucraino di riprendersi”, sottolineando che “misure che imitano azioni pacifiche in Ucraina non servono a nessuno”.

Ushakov ha anche affermato che il presidente Vladimir Putin esprimerà la posizione di Mosca sull’iniziativa di un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina durante una conferenza stampa prevista per oggi, dopo i colloqui con il suo omologo bielorusso, Aleksander Lukashenko. Ha precisato che, durante la conferenza, i presidenti risponderanno alle domande e Putin fornirà valutazioni più specifiche e sostanziali sulla questione.

“Nella regione di Kursk, tutto è sotto il completo controllo del fuoco della Federazione Russa. Per l’esercito ucraino la fuga dall’accerchiamento sta diventando impossibile”, ha poi spiegato il presidente russo. Per Kiev, sarebbe quindi “vantaggioso raggiungere un cessate il fuoco di 30 giorni, dato che tutto il suo personale militare nella regione di Kursk è bloccato”.

“L’Ucraina potrebbe utilizzare il cessate il fuoco per ottenere armi o forzare la mobilitazione”, ha detto ancora Putin, “le forze armate russe stanno avanzando quasi ovunque, non è chiaro come verrà risolta la situazione sulla linea di contatto in caso di cessate il fuoco”.

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