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07/05/2025

Inflazione reale e inflazione percepita: il divario esprime i timori sul futuro

Una recente indagine effettuata da Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore ha evidenziato come, per gli italiani, l’inflazione percepita viaggi sul 9,9%, ovvero 8 punti sopra quella reale – ad aprile attestatasi al 2%. A ottobre 2023, lo stesso sondaggio registrava una differenza minore (di quasi 6 punti percentuali), ma il tasso reale viaggiava oltre il 5%.

Se si va nel dettaglio delle voci di spesa, i beni per i quali si avverte un incremento più sostanzioso sono quelli legati alla casa (acqua, elettricità e combustibili) e ai generi alimentari. L’inflazione reale per la prima voce si ferma al 5%, quella percepita raggiunge addirittura il 16,4%. Nel caso del cibo, l’incremento reale dei prezzi è del 3,2%, quello percepito circa dieci punti percentuali sopra.

Se il divario tra queste due inflazioni vede quella percepita sempre più in alto rispetto a quella effettiva, in questo frangente si è raggiunto un livello inusuale. In genere, sono i momenti di repentino rialzo dei prezzi che portano la distanza tra i due tassi ad allargarsi, e non dunque una fase come quella attuale, in cui le tendenze sono nettamente più fredde rispetto a un paio d’anni fa.

Tale percezione sembra derivare perciò dall’impatto continuativo dei rincari. L’inflazione cumulata dal 2019, per come è stata misurata dall’Istat in relazione all’indice generale dei prezzi al consumo, ha raggiunto il 17% rispetto al 2019. Cifre pesantissime, soprattutto se si considera la stagnazione dei salari, con il potere d’acquisto che si è nettamente ridotto.

Non sorprende, dunque, che il 61% degli italiani ritenga che il proprio stipendio o pensione non siano adeguati a far fronte al costo della vita. Se a ciò si aggiunge l’incertezza economica e il timore sugli effetti inflazionistici che potrebbero essere generati dai dazi statunitensi, si capisce l’accelerazione del dato sull’inflazione percepita tra il 2023 e oggi.

Ciò ha portato a importanti conseguenze sullo stile di vita delle persone. Un italiano su due ha ridotto i propri consumi negli ultimi sei mesi, per far fronte ai rincari ma anche per prepararsi a possibili aumenti futuri. Infatti, due persone su tre pensano che proprio a causa della guerra commerciale i prezzi nei prossimi mesi potrebbero crescere ancora.

Il 46% degli intervistati ha eliminato alcuni acquisti negli ultimi mesi, esclusi i generi alimentari. Il 50%, e dunque una persona su due, ha invece ridotto anche i consumi appartenenti ai beni che costituiscono il tipico ‘carrello della spesa’. Segnale allarmante della sfiducia della gente rispetto al futuro.

Un ultimo dato: il 70% di coloro che hanno partecipato al sondaggio considera le recenti misure del governo contro l’aumento dei prezzi inefficaci. Un altro segnale di come, su questi temi, nonostante il raffreddamento dell’inflazione, ci siano ancora ampi margini per rappresentare un’alternativa politica alla semplice gestione della crisi.

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