Il Latino-America sta rafforzando una convinzione che ho da tempo. Il
primo nemico da combattere nella battaglia per la giustizia sociale non
sono le banche, le multinazionali, i governi corrotti o il crimine
organizzato. Il nemico numero uno è il fatalismo.
"Sono soltanto belle idee che non si possono applicare", "l'Italia non è mica l'Ecuador", "non è possibile cambiare un sistema in così breve tempo, forse ci riusciranno i nostri figli". Ma chi l'ha detto?
Nel bellissimo post di Sergio Di Cori Modigliani pubblicato sul blog si parla di Correa
e della decisione del governo ecuadoriano di cancellare un debito
immorale. Correa, che tra l'altro non è neppure perfetto, non è sceso in
Ecuador con un asteroide o si è materializzato per un miracolo divino.
Correa in Ecuador, Morales in Bolivia o Ortega
in Nicaragua sono stati eletti grazie al lavoro instancabile di
centinaia di movimenti sociali che hanno scelto di dire basta alle
ingiustizie. Anche in questi paesi era partito il coro dei rassegnati, "l'economia solidale è un'utopia", "gli Stati Uniti non ci scioglieranno mai le catene", "la sovranità alimentare è soltanto un'illusione".
La
storia attuale del Sud America dimostra il contrario, dimostra che un
popolo organizzato, unito e informato ha un potere immenso anche contro
nemici spietati. La CLOC-Via Campesina
è una delle organizzazioni contadine più grandi del continente,
coordina 84 organismi di 16 paesi differenti ed è una forza capace di
promuovere alternative e creare nuovi paradigmi sociali. Oggi ha sede a
Quito. Come Assange ha scelto l'Ecuador e anche questo non è stato un
caso. Negli ultimi 10 anni ha sviluppato idee e ha fatto pressione sui
governi nazionali affinché le adottassero come scelte programmatiche.
L'Ecuador ha accolto il progetto di sovranità alimentare di Via
Campesina e la Bolivia ha approvato cambi costituzionali che favoriscono
l'equità sociale. La Kirchner in Argentina ha nazionalizzato la YPF e, in piena era delle privatizzazioni, il Nicaragua ha reso pubblica l'istruzione e la sanità.
Perché
loro sì e noi no? Forse perché abbiamo la mafia? Perché da noi c'è
troppo benessere? Perché l'Europa non ce lo chiede? Balle! Sarà per via
dei miei 33 anni ma non posso accettare l'idea di non potere incidere
sul futuro.
Movimenti come Via Campesina
danno prova che la società civile è assolutamente in grado di avanzare
soluzioni e che la crisi, alimentare in Sudamerica, finanziaria ed
economica (e un domani alimentare) in Europa, possa essere
un'opportunità per ridiscutere un intero modello di vita. Purtroppo la
crisi non è un'occasione soltanto per le popolazioni che chiedono un
cambiamento, lo è anche per chi fino ad oggi ha detenuto il potere e
cerca in ogni modo di mantenerlo. In Latino-America le tragedie non sono
ancora finite. Le stesse transazionali che per decenni hanno impoverito
terra e popoli oggi si tingono di verde e provano ad offrire false
soluzioni ecologiche. E' il mito dell'economia verde, un mito falso,
ipocrita e imperialista. In Italia succede lo stesso, la classe
dirigente che ha indebitato la popolazione ha la spudoratezza di
suggerirci la strada per tornare ad essere competitivi. Cambia qualche
faccia, ad un Presidente impresentabile succede uno che sa il francese e
mezza Italia dice: "che bravo, sa il francese, ora si che ci rispettano in Europa".
E'
in tempo di crisi che la società civile deve vigilare ancor di più,
deve mettere in discussione ogni cosa, deve informarsi come mai ha fatto
nella Storia, deve partecipare, deve studiare le proposte che arrivano
dall'America Latina. Non deve mai credere al 100% a quello che le viene
raccontato. Il dubbio é rivoluzionario.
I movimenti sociali
ecuadoriani si incontrano con quelli argentini, i brasiliani con i
peruviani, sanno di essere tutti quanti sulla stessa barca e discutono,
propongono, approvano documenti. Lottano! Si sono incontrati lo scorso
luglio a Rio de Janeiro in occasione del vertice RIO+20,
hanno smascherato le menzogne del capitalismo verde, delle lobbies
finanziare, delle Nazioni Unite che parlano di sicurezza alimentare
quando dovrebbero approfondire il concetto di sovranità. Le
organizzazioni latinoamericane presentano soluzioni come l'economia
contadina, la riforma agraria integrale, l'implementazione di un modello
energetico decentrato basato sull'auto-produzione. Si può anche
accettare chi non vuole combattere, ma non chi sostiene che il mondo non
si possa cambiare perché i problemi sono troppo grandi. Non c'è figura
più deplorevole di colui che davanti a un'ingiustizia, un disagio o uno
scandalo sa soltanto dire "beh, tanto è così dappertutto".
Alessandro Di Battista
Fonte
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