Monti è un vero progressista! Però ci deve dare qualche spiegazione su come lavora lui.Recentemente l’illustre economista (il cui ultimo libro risale al 1992, dopo solo interviste e qualche rapporto), ha recentemente ammesso che, in effetti, l’economia italiana è in recessione e che questo è il prodotto delle scelte di austerità fatte dal suo governo. Però questo era necessario per rimettere in ordine i conti.
Peraltro, nel mese di luglio abbiamo
appreso che, nonostante il massiccio aumento della pressione fiscale con
l’aumento dell’Iva e l’istituzione dell’Imu (insieme a non so quante
altre tasse) lo Stato ha incassato il 3% in meno, rispetto al gettito
fiscale dell’anno precedente.
Se abbiamo capito bene è successo questo:
1. il debito pubblico è cresciuto
rispetto al Pil: infatti se il debito resta alle quotazioni in cui è ed
il Pil diminuisce del 2,7-2,8 (vedremo il dato preciso a fine anno, vuol
dire che il debito è cresciuto in proporzione
2. la flessione delle attività economiche è stata tale da produrre un gettito fiscale più basso, nonostante gli aumenti decisi
3. pertanto, questo significa che i
vantaggi dei tagli alla spesa, in buona parte se ne vanno solo per
compensare il calo di introiti
4. la crescita del debito in proporzione
al Pil e la flessione del gettito fiscale riducono la possibilità di
restituire il capitale preso in prestito, per cui gli investitori
vogliono interessi più alti per ricomprare i titoli; e, infatti, lo
spread dopo una momentanea e limitata riduzione è tornato ri-baldamente
oltre i 500 punti per poi diminuire nuovamente (non sappiamo per quanto)
mantenendosi comunque oltre quota 300 ed al limite della sostenibilità
5. tutto questo, poi, significa che quel
che resta delle economie realizzate con i tagli se ne vanno per pagare i
differenziali di interesse sul debito.
E tutto questo Monti lo chiama “mettere
in ordine i conti”. Intervento del tipo: “l’operazione è riuscita, ma
l’ammalato è morto”. Uno così, ve lo scegliereste come amministratore di
condominio?
Però Monti ci assicura che intravede la
fine della crisi, anzi che la sente: forse ha consultato il mago Othelma
o i fondi di caffè. Di sicuro, non si capisce sulla base di quali
ragionamenti economici si regga una affermazione così perentoria. Molti
sostengono che Monti capisce poco di politica ma come economista…! In
effetti Monti, come politico vale poco, ma come economista vale minus
quam straminem (siamo persone educate e moderiamo l’espressione).
Ma se Monti in quanto tale è solo una
macchietta da avanspettacolo, il montismo è una cosa molto più seria che
non va presa sotto gamba (ci torneremo) e la dimostrazione è in questa
generale confluenza delle forze politiche, che, non contente del
disastro già prodotto, vogliono di più.
In tutto questo la cosa più imbarazzante è l’atteggiamento del Pd che fa scudo con il suo corpo a Monti perché finisca la legislatura e poi si riprenda la nuova con il programma dell’agenda Monti. E che il “montismo” sia qualcosa di più di Monti (che magari il Pd si appresta ad eleggere sul Colle), destinato a durare oltre il suo scalcinato fondatore, lo dice l’atteggiamento isterico del Pd nei confronti del referendum sull’art. 18.
In tutto questo la cosa più imbarazzante è l’atteggiamento del Pd che fa scudo con il suo corpo a Monti perché finisca la legislatura e poi si riprenda la nuova con il programma dell’agenda Monti. E che il “montismo” sia qualcosa di più di Monti (che magari il Pd si appresta ad eleggere sul Colle), destinato a durare oltre il suo scalcinato fondatore, lo dice l’atteggiamento isterico del Pd nei confronti del referendum sull’art. 18.
Considerato che, nella migliore ipotesi,
il referendum avrà luogo fra 2 anni, nel 2014, e che nel frattempo il
Parlamento può modificare la legge per evitare il referendum, perché mai
prendersela così calda ora, arrivando a mettere in crisi l’accordo con
il suo unico alleato di qualche peso? Il senso, puro è semplice, è che
quello è un punto acquisito –al pari degli altri già imposti da Monti- e
che non è ammesso che l’elettorato ci metta il becco. Quindi è inutile
che Bersani, con aria vanamente pensosa, ci dica che, si, l’agenda Monti
bisogna proseguirla, ma contemperandola con imprecisate esigenze
sociali: non incanta nessuno, il programma del Pd è in perfetta
continuità con Monti e il resto sono chiacchiere.
Va bene amici, andate avanti così ed auguri!
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