Il comune di Torino è indebitato, molto indebitato. Il più indebitato
d’Italia. Nel 2012 i torinesi pagheranno 137 milioni di tasse in più
per l’aumento dell’addizionale Irpef e per l’IMU. Torino ha tra i propri
creditori persino sé stesso. Insieme al comune di Genova possiede infatti il 35,9% della holding finanziaria FSU (Finanziaria Sviluppo Utilities), principale azionista di IREN, la multiutility indebitata per circa tre miliardi di euro. IREN vanta un credito di 260 milioni
di euro nei confronti del comune da saldare per una quota di 100
milioni entro fine anno. In questo gorgo di debiti, la stessa FSU ha
chiuso in rosso il 2011 per mancanza di dividendi da IREN, e ha rinegoziato debiti per 180 milioni con Intesa Sanpaolo. Il tormentone non è finito, anzi è appena iniziato perché Intesa San Paolo
possiede a sua volta il 3% di IREN e il prestito erogato a FSU è
superiore al valore azionario di FSU in IREN. Per pagare IREN il comune
di Torino metterà in vendita le quote nelle sue partecipate nei trasporti, GTT, gestione rifiuti, AMIAT e l’inceneritore di Gerbido,
TRM. Non sembra però che ci sia un grande interesse da parte di
eventuali compratori. La possibile soluzione? L’acquisto delle
partecipazioni del Comune di Torino da parte di IREN che si è detta
interessata. In sostanza, il creditore, IREN, indebitato per circa tre
miliardi, acquista dal debitore (il Comune di Torino),
che è anche il suo proprietario, i beni messi in vendita per saldare il
debito nei suoi confronti. Chi paga per tutti è il torinese, tassato e cortese. Con fiducia verso la catastrofe.
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