Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

02/09/2013

Se la Rete s’indigna per gli ottimi senatori a vita…

Vengono nominate senatori a vita quattro straordinarie persone che, secondo il dettato costituzionale (Art. 59), hanno «illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia sono i primi senatori a vita degni di questo nome da 30 anni a questa parte. Infatti, con l’eccezione di Mario Luzi e Rita Levi Montalcini, Napolitano, Ciampi e soprattutto Cossiga (Scalfaro s’astenne) hanno imposto una genia di politici e industriali (da Andreotti ad Agnelli a Colombo, Pininfarina e Monti) che forzavano il dettato costituzionale, rientrando per i capelli nel “sociale”. Bisogna tornare a Sandro Pertini per trovare Eduardo De Filippo o Norberto Bobbio. Non per caso la Costituzione non parla di “meriti politici ed economici” ma la ripetuta scelta di politici e industriali per presunti meriti sociali ha ben rappresentato la temperie neoliberale ed il connubio tra politica ed economia che ha relegato in questi anni le arti e le scienze in secondo piano.
Dunque, per qualità delle persone nominate e soprattutto per il significato che se ne può dare, sono nomine ineccepibili, da applaudire, e che elevano grandemente la qualità umana della Camera alta, dove purtroppo siedono personaggi di infima qualità umana, a partire dal condannato per il reato infame di frode fiscale (un attentato sistematico alla nostra convivenza civile che viene costantemente rappresentato come banale) Silvio Berlusconi.
Purtroppo alla notizia i peggiori bar di Caracas (caffé Facebook e bar Twitter, ma anche le bacheche dove si commenta la notizia) si riempiono d’insulti e grida scandalizzate sui quattro che Re Giorgio c’imporrebbe di mantenere. Per il Corriere della Sera il mood della maggioranza dei lettori della notizia è addirittura “indignato”, il peggiore. Non vale la pena rifarne l’argomento monotematico: i soldi. Napolitano ci metterebbe sullo stomaco quattro suoi famigli da mantenere.
Orbene: Claudio Abbado, splendido ottantenne, ha diretto fino all’anno scorso la Filarmonica di Berlino ed è probabilmente milionario come Renzo Piano, tra le cento persone più influenti al mondo per Time, che a poco più di trent’anni progettò una sciocchezzuola come il Centro Pompidou e con uno studio che da quell’epoca è il primo per fatturato in Francia. Il Premio Nobel Rubbia (79 anni, che da presidente dell’ENEA si scontrò col magliaro di Arcore denunciando come umiliasse la ricerca), che ha addirittura un asteroide a lui intitolato e una trentina di laurea honoris causa nel mondo, forse non è milionario ma deve godere di qualche buona pensione pagata da Harvard o dal CERN di Ginevra. Elena Cattaneo, nel fiore degli anni e dell’attività scientifica, cervello di ritorno dal MIT di Boston alla Statale di Milano, è donna tutta d’un pezzo a difesa della libertà di ricerca e un’autorità in un campo di battaglia quale quello delle staminali.
Con ogni evidenza, i neo-senatori a vita ci faranno un favore ogni volta che parteciperanno a una seduta parlamentare e volesse il cielo che potessero contribuire nei campi nei quali sono giunti all’eccellenza nel mondo. Purtroppo per loro s’incroceranno col magno poeta Sandro Bondi (peccato non gli diano il Nobel) o con i vari Roberto Calderoli, Stefano Esposito, Maurizio Gasparri, Alessandra Mussolini, Vito Crimi, Latorre coi suoi pizzini, Razzi, Sacconi, Scilipoti, Schifani. Ci faranno un favore e non solo hanno dato lustro alla Patria, ma tireranno su l’ambiente di un’istituzione particolarmente screditata quale quella parlamentare.
Perché allora la Rete se la prende con quella che è evidentemente un’ottima notizia? Ci sono alcune motivazioni che hanno a che fare col medium: i social network esprimono in particolare emozionalità e umor nero e tali sentimenti negativi si esprimono in maniera indistinta verso la cosa pubblica e verso la complessità necessaria in uno Stato democratico. Troppe istituzioni e troppi stipendi d’oro potrebbero essere eliminati o ridotti, ma nel periodo nel quale nessun parlamentare è stato eletto i senatori a vita sono più e non meno legittimi dei nominati col Porcellum.
È triste dirlo, ma in una società dove il popolo è stato ritrasformato in plebe, in particolare dai processi di passivizzazione televisiva e dalla volontaria distruzione del sistema educativo, poi è difficile non trovare istinti plebei che si traducono in una limitatezza e una pochezza prepolitica. In un paese dove ogni investimento viene fatto passare dalla casta politico-mediatica pseudo-liberale come sinonimo di spreco, in milioni non sono più in grado di differenziare tra Rubbia e Bondi e tra Piano e Gasparri. Disperante.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento