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29/10/2013

Bahrein lontano dalla riconciliazione nazionale

Nessuna riconciliazione con il governo. È l'annuncio fatto ieri da Al Wefaq, blocco sciita di opposizione in Bahrein, dopo la liberazione di uno dei suoi leader. Le autorità bahreinite aveva deciso il rilascio di Khalil al-Marzooq, vice segretario della fazione, lo scorso 24 ottobre dopo averlo arrestato con l'accusa di incitamento al terrorismo.

Ma nonostante la mano tesa del regime sunnita degli Al Khalifa, le opposizioni non intendono sedersi allo stesso tavolo del governo. Non prima di assistere a concreti cambiamenti strutturali e riforme democratiche. No al dialogo nazionale, la liberazione di al-Marzooq non è abbastanza, seppure molti osservatori abbiano letto nel rilascio un'apertura senza precedenti da parte del governo. Venerdì in migliaia sono di nuovo scesi in piazza nella capitale Manama per chiedere riforme democratiche, manifestazioni concluse in scontri con le forze di sicurezza dell'emirato.

Dal febbraio 2011 la tensione è sempre rimasta alta in Bahrein, decine i morti e centinaia gli arrestati durante le dure ondate repressive. La cosiddetta Rivoluzione della Perla non si è ancora tradotta in cambiamenti reali, a causa soprattutto del sostegno garantito a Manama dai Paesi del Golfo e dagli Stati Uniti, presente nel Paese con la sua Quinta Flotta. I giovani continuano a scendere in piazza, spesso da indipendenti, non fidandosi più neppure delle opposizioni, considerate troppo deboli e morbide nei confronti del regime degli Al Khalifa.

Il dialogo tra governo e opposizioni è stato avviato lo scorso febbraio, ma non ha mai portato ad alcun tipo di soluzione politica: Al Wefaq chiede elezioni per nominare democraticamente il nuovo governo, una monarchia costituzionale e un parlamento regolarmente eletto dal popolo. Per ora il Bahrein non ha ottenuto nulla: nel silenzio assordante delle opinioni pubbliche occidentali, i giovani restano nelle piazze, rischiando la libertà e la vita, continuando a subire arresti indiscriminati e torture.

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