di Michele Paris
Le più recenti rivelazioni delle attività spionistiche illegali
dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana (NSA) ai danni dei
leader di molti paesi alleati, stanno provocando tensioni senza
precedenti nei rapporti bilaterali con Washington, tanto da spingere in
questi giorni l’amministrazione Obama e i leader del Congresso a
promettere una qualche “revisione” delle pratiche rivelate da Edward
Snowden.
Il compito di attaccare l’NSA dopo la pubblicazione dei
programmi di intercettazione ai danni della cancelliera tedesca, Angela
Merkel, e delle linee telefoniche francesi e spagnole è stato affidato
questa settimana alla numero uno della commissione per i servizi segreti
del Senato USA, Dianne Feinstein.
La senatrice democratica della
California è stata nei mesi scorsi una delle più convinte sostenitrici
degli abusi dell’agenzia con sede a Fort Meade, nel Maryland, e le sue
critiche nei confronti dell’NSA servono perciò a dare l’impressione di
una classe politica impegnata ad evitare o quanto meno a limitare la
violazione dei diritti democratici da parte dell’apparato della
sicurezza nazionale statunitense.
La Feinstein ha perciò
annunciato una “revisione totale” dei programmi di sorveglianza del
governo da parte della sua commissione, aggiungendo che la Casa Bianca
potrebbe decidere a breve lo stop alle intercettazioni dei leader di
paesi alleati.
Dalla cerchia del presidente, tuttavia,
quest’ultima notizia è stata già smentita, visto che non sarebbero
ancora in vista cambiamenti significativi delle pratiche spionistiche
dell’NSA. In un’intervista al Wall Street Journal, un anonimo esponente dell’amministrazione democratica ha ipotizzato, tutt’al più, possibili modifiche caso per caso.
La
finta indignazione della senatrice Feinstein di fronte alle rivelazioni
sulle intercettazioni della Merkel e di altri leader, inoltre, si
scontra col fatto che essa stessa, in quanto presidente della
commissione per i servizi segreti della Camera alta del Congresso,
riceve briefing in maniera regolare sulle attività dell’NSA.
In
ogni caso, i contraccolpi delle rivelazioni di Snowden stanno creando
non pochi imbarazzi a Washington, così come risultano ormai diffuse tra
la classe politica americana forti preoccupazioni per la crescente
impopolarità di agenzie governative fuori controllo responsabili di
pratiche chiaramente illegali. La “revisione” dell’attività
dell’intelligence annunciata dalla senatrice Feinstein, infatti, è del
tutto inedita negli ultimi quattro decenni a Washington, dal momento che
l’ultima volta che una simile iniziativa venne adottata dal Congresso
fu negli anni Settanta, quando la “commissione Church” indagò sulla
guerra in Vietnam e sullo scandalo Watergate.
Dalle
parole di Dianne Feinstein appare comunque evidente l’intento di
consentire all’NSA di proseguire con le proprie attività illegali,
limitando se mai qualche eccesso. La senatrice democratica continua
d’altra parte a ritenere del tutto legittimi i programmi di
intercettazione di massa ai danni dei cittadini americani e stranieri,
poiché messi in atto dopo che il governo ne ha messo al corrente il
Congresso e in seguito all’approvazione del cosiddetto Tribunale per la
Sorveglianza dell’Intelligence Straniera (FISC), il quale asseconda
segretamente ogni richiesta delle agenzie governative.
Non una
parola sul calpestamento dei diritti costituzionali è stata così
pronunciata dalla Feinstein, la quale ha soltanto chiesto di rafforzare i
poteri di controllo sull’NSA della commissione di cui è alla guida.
Inoltre, il processo di “revisione” appena annunciato sulle attività dei
servizi segreti avverrà dietro le spalle degli americani, come conferma
il fatto che le conclusioni finali attese tra alcuni mesi rimarranno
classificate.
Le proteste di paesi alleati come Germania, Francia
o Spagna in questi giorni sono alla base anche di altre iniziative al
Congresso, dove starebbero per essere presentati due disegni di legge
che riguardano l’NSA. Uno dei due, tuttavia, non scalfirebbe per nulla
le attività illegali di quest’ultima agenzia, celando dietro vaghe
misure volte a “rafforzare” la privacy dei cittadini la possibilità di
continuare a raccogliere informazioni elettroniche riservate.
L’altro
provvedimento - preparato da parlamentari libertari e teoricamente
progressisti - intenderebbe invece porre fine alla raccolta di massa dei
dati informatici e telefonici degli utenti senza il sospetto di
attività legate al terrorismo. Una misura simile, già sconfitta di
misura alla Camera dei Rappresentanti nel mese di luglio, secondo i
giornali d’oltreoceano avrebbe ora buone possibilità di essere
approvata, anche se difficilmente potrà superare l’ostacolo del Senato e
l’eventuale veto presidenziale.
L’apertura del dibattito
legislativo è stata preceduta martedì dall’audizione al Congresso dei
due maggiori responsabili delle pratiche dell’NSA, il direttore della
stessa agenzia, generale Keith Alexander, e il suo superiore nominale,
il direttore dell’Intelligence Nazionale, James Clapper. Le
dichiarazioni pubbliche del generale Alexander, in particolare, si sono
fatte sempre più inquietanti negli ultimi giorni, fino a giungere alla
velata minaccia nei confronti di media e “whistleblowers” come Snowden
per interrompere la diffusione di rivelazioni sui crimini
dell’intelligence a stelle e strisce.
Tra i paesi bersaglio delle
intercettazioni americane continua invece a crescere il malcontento,
non tanto per la sorveglianza dei propri cittadini - i quali sono quasi
sempre esposti al controllo segreto dei loro stessi governi con metodi
simili a quelli degli Stati Uniti - quanto per il timore che Washington
sia in grado di ottenere vantaggi diplomatici ed economici in maniera
illegale.
Nonostante a Berlino come a Parigi o Madrid le proteste
ufficiali nascondano un sostanziale intento di evitare un’escalation
dello scontro con il governo americano, alcune iniziative sono già state
messe in atto o sono in fase di studio. Lunedì, ad esempio, nove
parlamentari europei hanno incontrato a Washington alcuni membri del
Congresso ed esponenti dell’amministrazione Obama per esprimere i
malumori dei rispettivi governi.
Lo stesso Parlamento Europeo ha
poi ipotizzato “conseguenze”, tra l’altro, sulla condivisione con le
autorità USA delle informazioni sui passeggeri dei voli internazionali
nell’ambito della partnership anti-terrorismo, mentre le preoccupazioni
maggiori riguardano possibili intralci alle trattative in corso sul
colossale trattato di libero scambio tra Washington e Bruxelles.
Lo
scandalo intercettazioni, intanto, continua a coinvolgere direttamente
lo stesso presidente Obama, il quale, secondo alcune rivelazioni
giornalistiche del fine settimana era perfettamente al corrente delle
intercettazioni delle comunicazioni telefoniche di leader come Angela
Merkel.
Le reazioni della Casa Bianca sono andate finora dal rifiuto delle accuse al no-comment, mentre proprio lunedì il Los Angeles Times
ha citato fonti interne all’NSA che assicurano che la Casa Bianca e il
Dipartimento di Stato avevano dato la loro approvazione alle
intercettazioni dei leader stranieri.
Dopo mesi di rivelazioni
sulle intercettazioni delle comunicazioni elettroniche di virtualmente
tutti gli abitanti del pianeta, una crisi sempre più grave sta ora
colpendo il governo americano, le cui pretese di mettere in atto
programmi di sorveglianza unicamente per combattere la minaccia del
terrorismo sono state definitivamente e clamorosamente smentite da
quelle più recenti che riguardano i leader di paesi considerati fedeli
alleati degli Stati Uniti.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento