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30/10/2013

Datagate, gli “indignati” americani

di Michele Paris

Le più recenti rivelazioni delle attività spionistiche illegali dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana (NSA) ai danni dei leader di molti paesi alleati, stanno provocando tensioni senza precedenti nei rapporti bilaterali con Washington, tanto da spingere in questi giorni l’amministrazione Obama e i leader del Congresso a promettere una qualche “revisione” delle pratiche rivelate da Edward Snowden.

Il compito di attaccare l’NSA dopo la pubblicazione dei programmi di intercettazione ai danni della cancelliera tedesca, Angela Merkel, e delle linee telefoniche francesi e spagnole è stato affidato questa settimana alla numero uno della commissione per i servizi segreti del Senato USA, Dianne Feinstein.

La senatrice democratica della California è stata nei mesi scorsi una delle più convinte sostenitrici degli abusi dell’agenzia con sede a Fort Meade, nel Maryland, e le sue critiche nei confronti dell’NSA servono perciò a dare l’impressione di una classe politica impegnata ad evitare o quanto meno a limitare la violazione dei diritti democratici da parte dell’apparato della sicurezza nazionale statunitense.

La Feinstein ha perciò annunciato una “revisione totale” dei programmi di sorveglianza del governo da parte della sua commissione, aggiungendo che la Casa Bianca potrebbe decidere a breve lo stop alle intercettazioni dei leader di paesi alleati.

Dalla cerchia del presidente, tuttavia, quest’ultima notizia è stata già smentita, visto che non sarebbero ancora in vista cambiamenti significativi delle pratiche spionistiche dell’NSA. In un’intervista al Wall Street Journal, un anonimo esponente dell’amministrazione democratica ha ipotizzato, tutt’al più, possibili modifiche caso per caso.

La finta indignazione della senatrice Feinstein di fronte alle rivelazioni sulle intercettazioni della Merkel e di altri leader, inoltre, si scontra col fatto che essa stessa, in quanto presidente della commissione per i servizi segreti della Camera alta del Congresso, riceve briefing in maniera regolare sulle attività dell’NSA.

In ogni caso, i contraccolpi delle rivelazioni di Snowden stanno creando non pochi imbarazzi a Washington, così come risultano ormai diffuse tra la classe politica americana forti preoccupazioni per la crescente impopolarità di agenzie governative fuori controllo responsabili di pratiche chiaramente illegali. La “revisione” dell’attività dell’intelligence annunciata dalla senatrice Feinstein, infatti, è del tutto inedita negli ultimi quattro decenni a Washington, dal momento che l’ultima volta che una simile iniziativa venne adottata dal Congresso fu negli anni Settanta, quando la “commissione Church” indagò sulla guerra in Vietnam e sullo scandalo Watergate.

Dalle parole di Dianne Feinstein appare comunque evidente l’intento di consentire all’NSA di proseguire con le proprie attività illegali, limitando se mai qualche eccesso. La senatrice democratica continua d’altra parte a ritenere del tutto legittimi i programmi di intercettazione di massa ai danni dei cittadini americani e stranieri, poiché messi in atto dopo che il governo ne ha messo al corrente il Congresso e in seguito all’approvazione del cosiddetto Tribunale per la Sorveglianza dell’Intelligence Straniera (FISC), il quale asseconda segretamente ogni richiesta delle agenzie governative.

Non una parola sul calpestamento dei diritti costituzionali è stata così pronunciata dalla Feinstein, la quale ha soltanto chiesto di rafforzare i poteri di controllo sull’NSA della commissione di cui è alla guida. Inoltre, il processo di “revisione” appena annunciato sulle attività dei servizi segreti avverrà dietro le spalle degli americani, come conferma il fatto che le conclusioni finali attese tra alcuni mesi rimarranno classificate.

Le proteste di paesi alleati come Germania, Francia o Spagna in questi giorni sono alla base anche di altre iniziative al Congresso, dove starebbero per essere presentati due disegni di legge che riguardano l’NSA. Uno dei due, tuttavia, non scalfirebbe per nulla le attività illegali di quest’ultima agenzia, celando dietro vaghe misure volte a “rafforzare” la privacy dei cittadini la possibilità di continuare a raccogliere informazioni elettroniche riservate.

L’altro provvedimento - preparato da parlamentari libertari e teoricamente progressisti - intenderebbe invece porre fine alla raccolta di massa dei dati informatici e telefonici degli utenti senza il sospetto di attività legate al terrorismo. Una misura simile, già sconfitta di misura alla Camera dei Rappresentanti nel mese di luglio, secondo i giornali d’oltreoceano avrebbe ora buone possibilità di essere approvata, anche se difficilmente potrà superare l’ostacolo del Senato e l’eventuale veto presidenziale.

L’apertura del dibattito legislativo è stata preceduta martedì dall’audizione al Congresso dei due maggiori responsabili delle pratiche dell’NSA, il direttore della stessa agenzia, generale Keith Alexander, e il suo superiore nominale, il direttore dell’Intelligence Nazionale, James Clapper. Le dichiarazioni pubbliche del generale Alexander, in particolare, si sono fatte sempre più inquietanti negli ultimi giorni, fino a giungere alla velata minaccia nei confronti di media e “whistleblowers” come Snowden per interrompere la diffusione di rivelazioni sui crimini dell’intelligence a stelle e strisce.

Tra i paesi bersaglio delle intercettazioni americane continua invece a crescere il malcontento, non tanto per la sorveglianza dei propri cittadini - i quali sono quasi sempre esposti al controllo segreto dei loro stessi governi con metodi simili a quelli degli Stati Uniti - quanto per il timore che Washington sia in grado di ottenere vantaggi diplomatici ed economici in maniera illegale.

Nonostante a Berlino come a Parigi o Madrid le proteste ufficiali nascondano un sostanziale intento di evitare un’escalation dello scontro con il governo americano, alcune iniziative sono già state messe in atto o sono in fase di studio. Lunedì, ad esempio, nove parlamentari europei hanno incontrato a Washington alcuni membri del Congresso ed esponenti dell’amministrazione Obama per esprimere i malumori dei rispettivi governi.

Lo stesso Parlamento Europeo ha poi ipotizzato “conseguenze”, tra l’altro, sulla condivisione con le autorità USA delle informazioni sui passeggeri dei voli internazionali nell’ambito della partnership anti-terrorismo, mentre le preoccupazioni maggiori riguardano possibili intralci alle trattative in corso sul colossale trattato di libero scambio tra Washington e Bruxelles.

Lo scandalo intercettazioni, intanto, continua a coinvolgere direttamente lo stesso presidente Obama, il quale, secondo alcune rivelazioni giornalistiche del fine settimana era perfettamente al corrente delle intercettazioni delle comunicazioni telefoniche di leader come Angela Merkel.

Le reazioni della Casa Bianca sono andate finora dal rifiuto delle accuse al no-comment, mentre proprio lunedì il Los Angeles Times ha citato fonti interne all’NSA che assicurano che la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato avevano dato la loro approvazione alle intercettazioni dei leader stranieri.

Dopo mesi di rivelazioni sulle intercettazioni delle comunicazioni elettroniche di virtualmente tutti gli abitanti del pianeta, una crisi sempre più grave sta ora colpendo il governo americano, le cui pretese di mettere in atto programmi di sorveglianza unicamente per combattere la minaccia del terrorismo sono state definitivamente e clamorosamente smentite da quelle più recenti che riguardano i leader di paesi considerati fedeli alleati degli Stati Uniti.

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