I ministri degli esteri dei cosiddetti «Amici della Siria», i Paesi
arabi e occidentali che sostengono con soldi e armi le opposizioni
siriane, si riuniscono oggi a Londra assieme al ministro degli esteri
turco e ai rappresentanti della Coalizione Nazionale siriana (CN). Ci
sarà il segretario di stato americano John Kerry, il ministro degli
esteri britannico William Hague e i loro colleghi tedesco, italiano,
francese, turco, saudita, giordano, egiziano, del Qatar e degli Emirati
arabi uniti. Un meeting per persuadere gli oppositori siriani a
partecipare alla conferenza di Ginevra 2 del 23-24 novembre, mediata da Stati Uniti e Russia, rinunciando alla precondizione dell'esclusione del governo che fa capo al presidente Bashar Assad dal
tavolo di trattative per la formazione di un governo transitorio. Un
appello alla partecipazione della CN a Ginevra 2 è stato lanciato ieri
anche dall'Ue.
Proprio mentre si fanno insistenti le voci dell'avvio imminente di un'ampia offensiva dell'Esercito siriano nella zona di Qalamoun,
tra Damasco e Homs, contro le migliaia di ribelli qaedisti e jihadisti
(molti giunti dall'estero) che si muovono in quell'area. Dovessero avere
successo, le truppe governative taglierebbero le linee di rifornimento
ai ribelli infiltrati a sud e a est della capitale. Per alcuni giornali
arabi all'offensiva prenderanno migliaia di combattenti del movimento sciita Hezbollah,
lungo il confine tra Libano e Siria, tra le principali vie di transito
per armi e munizioni dirette ai ribelli, nonostante la riconquista da
parte dell'Esercito della vicina città strategica di Qusair.
Guidata da Ahmad Assi Jarba, un medico di Deir a Zor, la
Coalizione Nazionale si riunirà i primi di novembre a Istanbul per
decidere su Ginevra 2. Considerata (dagli occidentali) la principale
piattaforma di oppositori, la CN riceve sostegni ad ogni livello. Ad
essa però è attribuita una importanza esagerata dai governi schierati
contro il presidente Assad perché Jarba e i suoi compagni controllano
poco o nulla in Siria.
A differenza dei qaedisti e jihadisti che, oltre a combattere, «amministrano» diverse città nella provincia di Raqqa
e nel centro-nord della Siria. Nei giorni scorsi decine di formazioni
armate anti-Assad, hanno preso le distanze dalla CN che è sempre più
isolata. È non è chiaro quanto le decisioni dell'opposizione politica
siano rispettate dal (presunto) «laico» Esercito libero siriano che
almeno sulla carta farebbe riferimento alla CN. Ne consegue che il peso,
politico e militare, attribuito all'opposizione è eccessivo e a Jarba
non dovrebbe essere consentito di dettare le condizioni per l'apertura
della trattativa a Ginevra a fine novembre. L'inviato dell'Onu per la
Siria, Lakhdar Brahim, ha già detto che senza la partecipazione di una
opposizione credibile non ha senso tenere Ginevra 2.
Intanto Assad ieri sera, con una intervista alla tv araba al Mayadeen,
ha fatto sapere di «non vedere alcun ostacolo» a una sua ricandidatura
alle elezioni presidenziali del 2014. Ha aggiunto di non voler negoziare
con «gli esecutori» di ordini decisi da altri «direttori delle
operazioni», in riferimento ad Arabia Saudita, Qatar e Turchia che
sostengono la ribellione. Molti hanno letto le sue parole come un siluro
lanciato alla conferenza di Ginevra.
Sul terreno si prepara la battaglia di Qalamoun che potrebbe
avere esiti decisivi per l'offensiva in corso dell'Esercito regolare
siriano. In contemporanea potrebbe svolgersi anche un'operazione nella
città libanese di Arsal, nota roccaforte sunnita sul confine con
la Siria, santuario e rifugio di molti ribelli. «Qui la popolazione non
parla d'altro, si prevede un coinvolgimento di Hezbollah
anche se l'ipotesi più probabile che viene fatta vuole
che sarà l'esercito regolare ad entrare in Arsal», ha detto al manifesto Monica Mazzotti,
una cooperante che opera a Fekehe, un paese della Valle della
Bekaa vicino al piccolo distretto di confine di Kaa, divenuto negli
ultimi mesi una zona cuscinetto tra Libano e Siria e da dove si ha
accesso ai paesini a maggioranza sciita presso Qusair.
«Oggi
dalla Siria sono giunti due razzi (probabilmente sparati dai ribelli,
ndr) che hanno ferito una donna e due soldati. La tensione è molto alta,
- ha aggiunto Mazzotti - anche per la frustrazione delle popolazioni
locali per l'arrivo di migliaia di profughi e sfollati siriani, senza
che le autorità libanesi e le agenzie umanitarie internazionali
forniscano aiuti concreti ai centri abitati ospitanti».
Intensi
combattimenti sono in corso nella regione di Daraa: sono rimaste uccise
52 persone, in buona parte ribelli armati ma anche civili. Tra i morti,
il colonnello disertore Yasser Abbud, uno dei comandanti del gruppo jihadista «Jabhat al Nusra», alleato di al Qaeda.
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