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28/10/2013

Siria, disastro umanitario infinito

Quasi otto milioni di persone precipitate in condizioni di povertà. Cinque milioni di sfollati interni, due milioni e mezzo di civili prigionieri nelle zone dei combattimenti più violenti. Con l'inverno alle porte. Sono i numeri drammatici diffusi ieri da un rapporto delle agenzie Onu sulla crisi umanitaria in Siria a due anni e mezzo dall'inizio del conflitto.

Metà degli abitanti del Paese vivrebbe in condizioni di miseria: dall'inizio del conflitto circa un terzo dei siriani è precipitato in condizioni di povertà, che per 4,4 milioni è "estrema". Particolarmente a rischio sarebbero quei 2,5 milioni di persone che vivono nelle zone della Siria teatro dei combattimenti più violenti, non ancora raggiunti dall'Onu. Valerie Amos, responsabile delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite in Siria ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di esercitare pressioni sul governo e sui ribelli perché lascino passare gli aiuti umanitari nelle zone più isolate.

Sempre più drammatici anche i dati sul fronte sanitario. Secondo il rapporto, infatti, il terzo inverno affrontato da una popolazione ormai stremata potrebbe provocare più morti per fame, malattie e freddo degli oltre 112 mila decessi causati finora dagli scontri. Con la metà degli ospedali distrutta o chiusa, la carenza di farmaci e la malnutrizione - circa una famiglia siriana su cinque rimane senza cibo una settimana al mese, secondo Save the Children - aumentano velocemente i casi di poliomielite e di decessi per patologie come tumori e diabete.

Con i raccolti abbandonati e una disoccupazione che ha raggiunto il 48,6 per cento, gli operatori umanitari denunciano che la guerra sta riportando indietro la Siria di decenni: solo per ricostruire case e infrastrutture, infatti, ci vorranno almeno 30 miliardi di dollari. E la cifra è destinata ad aumentare giorno dopo giorno.

I cinque milioni di sfollati interni, di cui due sarebbero bambini, sono costretti a vivere in edifici disabitati, case pericolanti, scuole, moschee, parchi o dimore di parenti. Con l'inverno alle porte, e l'impossibilità di comprare vestiti più pesanti, si annuncia già una nuova tragedia. L'allarme è particolarmente sentito per i più piccoli, il 49 per cento dei quali non va più a scuola: l'anno scorso 2 milioni di bambini non hanno frequentato l'anno scolastico. Un "silenzioso disastro", quello dell'educazione, a cui vanno ad aggiungersi i traumi psicologici: secondo Yusuf Abd el-Jalil, direttore dell'Unicef per la Siria, c'è il serio rischio di una "generazione perduta".

Intanto continuano gli scontri nel Paese. Ieri un'autobomba è esplosa davanti a una moschea a Wadi Barada, località in mano ai ribelli a quaranta chilometri a nord-ovest di Damasco, provocando 40 morti, tra cui ci sarebbe anche un bambino di sette anni. I miliziani curdi, che stanotte hanno strappato il valico di al-Yaarubia ai jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, continuano a combattere contro i gruppi legati ad al-Qaida nel nord-est del Paese.

Questi ultimi sarebbero costantemente "riforniti" di uomini provenienti da Asia, Africa e persino Europa: è di questa mattina la notizia, diffusa dall'agenzia stampa Dpa, di circa 200 islamisti tedeschi arruolati dai vari gruppi jihadisti in Siria. "Più di 210 persone che conosciamo - ha dichiarato Hans Georg Maassen, presidente dei servizi di sicurezza interni di Berlino - sono andate in Siria, ma la dimensione reale non la sappiamo". Maassen ha precisato che più del 60 per cento di loro avrebbe in tasca un passaporto tedesco: tra loro ci sarebbero anche donne e, caso allarmante, un numero crescente di minorenni.

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