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30/10/2013

Blocco a Cuba: l'Onu condanna di nuovo gli USA

Con 188 voti a favore, solo due contrari – Stati Uniti e Israele – e tre astensioni, Cuba ha ottenuto una nuova vittoria diplomatica ottenendo per il 22° anno consecutivo il sostegno dell’Assemblea generale dell’Onu contro l’embargo – ‘bloqueo’ – imposto da Washington all’isola a partire dal 1962. Quell'anno ormai era chiaro il carattere socialista della rivoluzione che aveva destituito Fulgencio Batista - uomo degli USA - ed era anche chiaro che i tentativi di sconfiggere militarmente la rivoluzione cubana non sarebbe stati possibili.
L'unica novità di quest'anno rispetto alle votazioni precedenti è stato che Palau, piccolo paese del Pacifico che solitamente vota ‘no’, quest’anno si è astenuto insieme a Micronesia e Isole Marshall, altri microstati di obbedienza statunitense.

La risoluzione, dall’esplicito titolo “La necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba”, chiede la fine dell’embargo ma anche della legge Helms-Burton varata nel 1996 che lo inasprisce ulteriormente.

Intervenendo in aula, il capo della diplomazia dell’Avana, Bruno Rodríguez, ha riferito che l’embargo ha arrecato complessivamente a Cuba danni economici per 1,15 miliardi di dollari, con una recrudescenza negli ultimi anni, sotto il mandato di Barack Obama. Una cifra enorme per un paese piccolo e con soli 10 milioni di abitanti ma che in questi decenni ha fatto passi da gigante nella sanità, nell'istruzione, nella cultura, nella riduzione delle diseguaglianze sociali ottenendo in alcuni settori standard migliori delle stesse potenze occidentali.

Oltre a impedire il commercio con Cuba alle imprese USA e a quelle del resto del mondo che vogliono continuare ad avere rapporti con le imprese di Washington, la politica statunitense impedisce il libero movimento delle persone e il flusso delle informazioni, osservando allo stesso tempo che dopo mezzo secolo di embargo e trascorsi oltre 20 anni da quando le Nazioni Unite lo condannarono formalmente la prima volta, la politica statunitense verso l’isola soffre “un assoluto isolamento e discredito mondiali”.

Fonte

Val sempre la pena ricordare che questi sono gli stessi USA che vanno a fare la reprimenda all'Iran piuttosto che alla Siria. Ignobili.

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