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17/10/2013

Accordo al Congresso Usa, ma i rischi sono nell'aria

All'ultimo secondo, come speravano i mercati. Ma non è più un gioco. L'innalzamento del tetto del debito pubblico, una procedura un po' folle e tutta yankee di gestire il bilancio dello Stato federale, stavolta ha mostrato che nella classe politica statunitense si è fatta largo una componente "populista", di destra completamente idiota, "fondamentalista cristiana" ma di cinquanta sette concorrenti diverse, che immagina di poter gestire l'iperpotenza in crisi come un paesucolo del west di due secoli fa. Con valori, regole, leggi, banalmente incompatibili con gli Stati Uniti reali.

E' un vuoto crescente in quella che sembrava, sì, una classe politica "in prestito" dalle multinazionali o dalle banche di investimento, ma proprio per questo "responsabile" nel gestire la "cosa pubblica". Al punto da potersi tranquillamente dire che democratici o repubblicani, "una faccia, una razza". Nessuna differenza palpabile sul piano economico-sociale, piccole divergenze su questioni del resto ormai risolte come i "diritti civili". Quelli, che sono gratis e non cambiano di una virgola la diseguaglianza sociale feroce che è cresciuta negli ultimi 30 anni, lì come anche in Europa.

Ma  si è creato un "baco" nel "bipartitismo perfetto" che tutti i politologi da quattro soldi che discettano sui media italiani ancora incensano come il non plus ultra della "politica responsabile". Questo baco - quasi inevitabile in una democrazia parlamentare, per quanto strangolata da regole elettorali che non ammettono "terzi" concorrenti - è cresciuto come un tumore dentro il partito repubblicano. Fino a George Bush il giovane l'equilibrio era stato mantenuto. "Mettiamo un deficiente che sembri un integralista, un ex peccatore pentito va benissimo, e noi lo manovriamo come un pupazzo e andiamo avanti".

Questo gioco è finito quando la forza dei Tea Party è cresciuta fino ad obbligare il classico esempio di "repubblicano responsabile e perbene" - l'ex eroe di guerra John McCain - a scegliersi come vice una marionetta canterina come Sarah Palin. Lì il Grand Old Party ha smesso di essere la riserva preferita dei wasp (white, alglo-saxon, protestant); o meglio, i wasp ricchi hanno scoperto di non essere più in grado di egemonizzare i bianchi poveri, quelli dispersi nelle praterie e nei piccoli paesi sperduti nel semicontinente Usa. Evangelici e sciamani improvvisati, telepredicatori e guaritori, venditori di elisir di lunga e felice vita nell'aldilà, hanno acquisito un peso sufficiente a determinare il blocco effettivo della contrattazione tra le due storiche ali dell'establishment. Diverse ma uguali, in fondo.

Questo terzo soggetto, come si diceva, non ha alcun senso "politico" del ruolo degli Usa nel mondo. Supplisce a questa deficienza con un approccio religioso, che maschera interessi economici, certo, ma di non grandissimo respiro globale. E' l'America che si rinchiude in certezze svanite, più che antiche. E che minaccia di essere, già ora e ancora di più tra qualche mese o pochi anni, il peggior nemico che l'America abbia mai avuto davanti. Se stessa.

Il resoconto della contrattazione nell'articolo di Mario Platero, da IlSole24 Ore.

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Shutdown scongiurato: accordo al Senato sul debito. Ma l'esame sarà il voto alla Camera
dal nostro corrispondente Mario Platero

NEW YORK - Accordo raggiunto al senato per innalzare il tetto sul debito e riaprire il governo Usa, non appena il progetto sarà definito ufficialmente andrà alla Camera per il primo voto, il più difficile. L'obiettivo è quello di ottenere una maggioranza bipartisan con il voto di centristi, democratici e repubblicani che isoleranno gli estremi. Soprattutto gli irriducibili del tea party che hanno sempre bloccato qualsiasi ipotesi di soluzione. Subito dopo si andrà al Senato dove l'approvazione è scontata e poi alla Casa Bianca per il voto.

Il Passaggio alla Camera prima del Senato è stato un elemento chiave per vitare l'ostruzionismo che avrebbe potuto ritardare anche di un giorno il voto.

E stato cosi scongiurato il pericolo di un default , di una insolvenza degli Stati Uniti. I mercati non credevano al rischio anche se sapevano che la follia politica avrebbe potuto portarli sull'orlo del disastro.

La spiegazione di questa calma apparente davanti alla tempesta in arrivo era semplice. Quando il segretario al Tesoro Jack Lew stabilì la mattina del 17 di ottobre come giorno x per il "fallimento", indicò che per quel giorno l'America avrebbe avuto in cassa soltanto 30 miliardi di dollari, una cifra "cuscinetto" che avrebbe coperto le ultime spese per una o due settimane. La scadenza del 17 di ottobre era dunque un punto di riferimento chiave nella dialettica astratta del Paese, ma non la scadenza reale per un mancato pagamento che scatenerebbe il default, l'insolvenza degli Stati Uniti d'America per la prima volta nella storia. Si è capito che un compromesso era portata di mano e che il voto potrebbe essere solo ritardato di un giorno o due senza conseguenze reali per i mercati.

Non che non ci fossero preoccupazioni. L'associazione dei fondi comuni che gestisce 2.700 miliardi di dollari aveva chiesto alla Sec se i titoli in scadenza che rischiavano di non essere rimborsati subito possono essere ancora contabilizzati a garanzia di certe operazioni. Citigroup ha comunicato di aver venduto tutti i titoli in scadenza il 31 di ottobre. I tassi erano in rialzo, il Dow Jones aveva perso lo 0,8% e Fitch aveva messo il rischio America sotto osservazione "negativa". Reazioni modeste considerando la posta in gioco: i mercati mondiali infatti sapevano che l'America "reale" a differenza di quella "politica" è solida, l'economia cresce, il disavanzo pubblico è diminuito l'occupazione è stabile. E la partita politica continua.

Dopo il fallimento della Camera, il compromesso possibile è stato ricercato dalla leadership del Senato, che si è rimessa freneticamente al lavoro. Il democratico Harry Reid e il repubblicano Mitch McCollen sono tornati alla proposta di due giorni fa che prevede da una parte la riapertura immediata del governo e dall'altra l'innalzamento immediato del tetto sul debito. Cercheranno di andare al voto dove l'approvazione, ostruzionismi a parte, è certa, a larghissima maggioranza. Subito dopo, il disegno di legge andrà alla Camera, dove si auspica un passaggio rapido grazie a un voto trasversale dei democratici e repubblicani moderati che formeranno una maggioranza bipartisan.

E i fondi cuscinetto da 30 miliardi consentiranno di superare l'impasse. Resterà l'immagine azzoppata di una democrazia ostaggio di un manipolo di estremisti. Nella notte John Boehner, il presidente della Camera democratica, è stato costretto a gettare la spugna dopo che correnti parlamentari estremiste guidate da partiti ombra come Heritage Action for America e Freedom Work hanno chiesto di votare no, esautorando di fatto dall'esterno la decisione dopo una tormentata battaglia nella notte, il Presidente della Camera ha gettato la spugna: ha mandato a casa i deputati, ha ceduto alle pressioni di due gruppi estremisti Heritage Action for America e Freedom Work che hanno chiesto di votare no alla proposta di Boehner.

La decisione è stata di Michael Needham, l'amministratore delegato dell'Heritage Action, una sorta si succursale operativa del think tank Heritage Foundation. I gruppi si trovano stretti nell'angolo e il loro obiettivo, oltre a difendere la loro missione ideologica di distruggere la riforma sanitaria di Obama è quello di dimostrare che dopo il 17 non sarebbe comunque successo nulla, che i democratici volevano solo spaventare il Paese. Per Obama e i suoi vale lo stesso principio: dimostrare che la follia di questi estremisti ha portato l'America al di lò di ogni limite accettabile. Il paradosso è che i due campi potrebbero voler superare la scadenza per imbarazzare l'avversario.

Comunque sia, il compromesso al Senato è temporaneo: prevede la riapertura del governo fino al 15 di gennaio e il rinnovo del tetto sul debito fino al 7 dicembre. Nel frattempo si negozierà un accordo per certe riforme di spesa che includeranno una parte dell'Obamacare, in particolare la concessione è stata rivedere le procedure di calcolo dei redditi minimi per ricevere gratuitamente l'assistenza dello stato. Ma più che di bilancio il Parlamento dovrebbe ora riflettere sulla sua stabilità. Il tempo delle "farse" è finito.

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