Un'ora di presentazione in Power Point che i presenti hanno giudicato
"molto utile" e che, per la prima volta negli ultimi negoziati, ha
consentito "una discussione tecnica molto dettagliata". Queste le prime
indiscrezioni trapelate da Ginevra, dove l'Iran ha esposto il suo piano
sul nucleare nel primo dei due giorni di negoziati con le potenze del
5+1 presieduta dall'Alto Rappresentante Eu per la politica estera
Catherine Ashton.
Pochissimi i dettagli relativi alla road map di Teheran, che il capo della diplomazia iraniana Mohammad Javad Zarif vuole per ora mantenere riservata. Stando a un commento fatto dal numero due del ministero degli esteri, Abbas Araghci, a cui Zarif ha lasciato la guida della delegazione iraniana, la
proposta non contiene la prospettiva di una nuova adesione di Teheran
al 'protocollo addizionale' del Trattato di non proliferazione nucleare,
che consentirebbe agli ispettori di entrare anche in siti sospetti come
chiesto da Usa e Onu.
Secondo alcune indiscrezioni, il titolo del documento in Power Point
sarebbe "Chiudere una crisi non necessaria, aprire un nuovo orizzonte" e
la proposta iraniana si articolerebbe su due fasi: la prima è il
riconoscimento al diritto di Teheran di arricchire uranio e la seconda
l'implementazione di alcune misure per assicurare che il programma
nucleare sia solo pacifico, in cambio di un alleggerimento delle
sanzioni internazionali. Obiettivo di Abbas Araghchi, come già
specificato alcuni giorni fa alla televisione di stato Channel 2, è
quello di giungere a un accordo entro sei mesi o "anche prima, se ci
sarà la buona volontà".
Un segnale positivo, comunque, è stato dato ieri sera dalla riunione
bilaterale USA-Iran, a margine dei lavori del 5+1, dove Araghchi ha
discusso per circa un'ora con il vice segretario di stato americano
Wendy Sherman: una discussione "utile", secondo un responsabile
americano, che verrà ripresa questa mattina in sessione plenaria.
L'incontro bilaterale - che ha seguito quello tra il segretario di Stato
Usa Kerry e Zarif a margine dei lavori dell'Assemblea Generale e la
storica telefonata tra il presidente iraniano Hassan Rowhani e Barack
Obama - s'inserisce nella recente ripresa delle relazioni tra Usa e
Iran, in rotta dal 1979, anno dell'assalto all'ambasciata Usa di Teheran
in seguito alla rivoluzione. Come fa notare l'agenzia francese AFP, i
colloqui bilaterali sul nucleare sono estremamente rari, e l'unico
precedente risale ai negoziati del 2009.
Secondo Araghchi, la giornata di colloqui si è svolta in un'atmosfera
"altamente positiva", tanto che voci di corridoio iraniane già danno il
prossimo mese come secondo round per i negoziati. Ma ha comunque
commentato che è "presto" per dire se ci sarà una svolta. Le potenze del
5+1 (i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania,
ndr) hanno espresso "cauto ottimismo", mentre il portavoce dell'Ue
Micheal Mann è andato oltre: parlando di un'atmosfera "molto diversa"
rispetto ai precedenti negoziati, ha aggiunto che "Teheran mostra di
volersi impegnare e di voler essere più trasparente. La palla è nel loro
campo".
Molto distaccato, invece, il commento della Casa Bianca che, nonostante
apprezzi il "recente cambio di toni" ha avvertito che, in assenza di
"passi specifici, nessuno si può attendere una svolta dal giorno alla
notte". Le potenze del 5+1 sostengono all'unisono di necessitare
"maggiori dettagli" da parte di Teheran e solo allora, come rivela una
fonte dell'amministrazione americana citata dall'agenzia italiana AGI,
"sarà gradualmente valutato un alleggerimento delle sanzioni,
proporzionale a quanto Teheran è disposta a dare".
Non ha mancato di esprimere la sua opinione anche Israele, seppur non
invitata ai negoziati, che già nelle prime ore di ieri si era detta
disposta ad "agire" da sola contro l'Iran nel caso in cui alla
Repubblica islamica fosse concesso di continuare a sviluppare "armi
nucleari". In una nota diffusa in mattinata, il governo Netanyahu ha
ribadito che "un alleggerimento prematuro delle sanzioni all'Iran
sarebbe un errore storico" , mentre la road map prevista da Tel Aviv
richiede quattro condizioni per poter solo pensare di alleggerire le
sanzioni iraniane: arresto di tutto il processo di arricchimento
dell'uranio; consegna di tutte le scorte di uranio arricchito presenti
sul territorio; chiusura di tutte le strutture nucleari; stop alla
costruzione di reattori a plutonio.
Curiosamente, infine, lo Stato ebraico si è appellato con vigore alle
risoluzioni Onu, documenti che da parte sua continua ad ignorare e a non
applicare: secondo Tel Aviv, infatti, "violando la risoluzione 1929 del
Consiglio di Sicurezza, l'Iran ha accresciuto il numero di centrifughe
da 164 a oltre 18 mila" e, per una soluzione pacifica, "bisogna imporre
all'Iran il rispetto della risoluzione Onu". Peccato, però, che la
violazione delle risoluzioni Onu sia una mostruosità commessa solo dagli
altri.
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