Circa 100 mila lavoratori sono tenuti in condizione di schiavitù dai petromonarchi del Golfo. E' stata la Walk Free Foundation (WFF)
a rivelare questo dato che getta una ulteriore ombra sul rispetto dei
diritti umani e civili nei sei ricchi Stati del Golfo, alleati di ferro
degli Stati Uniti e dell'Occidente e, per questo, mai soggetti a
sanzioni internazionali per il loro comportamento.
In totale gli "schiavi" nel Golfo sono 95.411, scrive la WFF, in maggioranza in Arabia saudita (57.504), negli Emirati arabi uniti (18.713) e nel Kuwait (6.608).
Si tratta di persone, molto spesso straniere, che sono vittime di
traffico di esseri umani, di matrimoni forzati, di situazioni debitorie,
di sfruttamento di minori. Peraltro a inizio anno l'ILO, l'Ufficio
internazionale del lavoro, aveva denunciato che in Medio Oriente circa
600 mila migranti sono, di fatto, costretti al lavoro forzato (i
migranti nella regione sono oltre 2 milioni).
Non è la prima volta che le petromonarchie sono messe sotto accusa
per lo sfruttamento del lavoro e per le condizioni di vita imposte ai
migranti. Il Qatar - dove il 94% dei lavoratori è formato da stranieri
- anche in questi ultimi giorni è stato fortemente criticato per le
durissime condizioni di lavoro ai quali sono soggetti i tanti manovali
asiatici impegnati nei cantieri degli stadi per i Mondiali di calcio del
2022. Denunce a raffica investono altre petromonarchie, in particolare
quella saudita, per le violenze e le discriminazioni che subiscono le
donne asiatiche e africane impiegate come domestiche.
L'ILO calcola che 3,4 abitanti su 1000 in Medio Oriente sono costretti al lavoro forzato.
Nonostante i rapporti preparati annualmente dallo stesso
Dipartimento di Stato americano rivelino che l'Arabia saudita e il
Kuwait sono tra i Paesi arabi più responsabili per il traffico di esseri
umani e la schiavitù, Washington e i Paesi occidentali non muovono un
passo per imporre ai loro alleati del Golfo di rispettare i diritti
umani fondamentali.
Nel mondo sono circa 30 milioni le persone in stato di
schiavitù, molte delle quali donne che sono costrette a lavorare senza
alcuna retribuzione e, spesso, a prostituirsi. Il 76% di questi 30
milioni di schiavi vivono in dieci Paesi: India, Cina, Pakistan, Nigeria, Etiopia, Russia, Tailandia, Repubblica democratica del Congo, Myanmar e Bangladesh.
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