Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

18/10/2013

Usa-Arabia Saudita:alleanza in crisi ma non troppo


L'industria bellica statunitense sta per concludere un affare da dieci miliardi di dollari con Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (EAU). Se il Congresso darà il via libera, come prevede la legge per questo tipo di transazione, Riad e Abu Dhabi acquisteranno munizioni ed equipaggiamenti per gli F16, missili a lunga gittata, bombe guidate e a piccolo diametro (bunker buster bomb), oltre a servizi di assistenza delle Forze armate Usa di stanza nel regno saudita.

Gli ordini dell'Arabia Saudita non sembrano essere stati messi in forse dalla strada imboccata dalla Casa Bianca su Siria e nucleare iraniano, che scontenta gli alleati storici di Washington. La casa reale, assieme agli altri Stati della Penisola arabica, si è molto irritata per l'accordo Usa-Russia sulle armi chimiche siriane, che ha scongiurato un attacco contro il regime di Bashar al Assad. Un rivale che Riad vorrebbe vedere cacciato dal potere e per questo finanzia i gruppi dell'opposizione siriana in quella che per diversi aspetti è diventata una guerra per procura. Quando è stata approvata la risoluzione Onu sulla Siria, il ministro degli Esteri Saud al-Faisal in segno di disaccordo ha cancellato il suo discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La Turchia, altrettanto irritata per il mancato attacco, alcuni giorni dopo ha annunciato che acquisterà un sistema antimissile cinese. È il primo Paese della Nato a farlo.

Una sorta di rappresaglia economica che ha fatto temere un boicottaggio dei prodotti bellici occidentali da parte di grandi acquirenti come le monarchie del Golfo. Salterebbero commesse miliardarie non soltanto con gli Stati Uniti. E ci sarebbe anche un problema di integrazione dei sistemi bellici cinesi con quelli dell'Alleanza Atlantica, per ragioni di tecnologia differente e ovviamente di sicurezza.

Ma a irritare Riad non è soltanto il dossier siriano. C'è anche l'inatteso disgelo tra Stati Uniti e Iran, nemico giurato delle monarchie del Golfo già ai tempi dello scià, con cui il confronto è aperto in Siria: Teheran è il principale alleato di Assad e di Hezbollah. I sauditi, come Israele, diffidano delle dichiarazioni moderate del presidente iraniano Hassan Rowhani e da tempo re Abdullah esorta gli alleati di Washington a "tagliare la testa al serpente", avvertendo che se Teheran costruirà la bomba atomica, lo farà anche l'Arabia Saudita. D'altronde i regni della penisola arabica, guidati da monarchie sunnite, sono da sempre un bastione dell'Occidente contro le mire espansionistiche delle Repubblica islamica, a maggioranza sciita. Accusano l'Iran di sostenere l'opposizione sciita negli emirati e nei regni della penisola, come in Bahrein, dove peraltro è in atto una dura repressione contro gli sciiti scesi in piazza contro la dinastia al Kalifa.

Il segretario della Difesa Usa, Chuck Hagel, in una telefonata con il principe di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed, ha assicurato che Washington "tiene fermo il suo impegno per la sicurezza della regione e per evitare che l'Iran si doti di armamenti nucleari".

Ma rassicurazioni a parte, questo è un periodo di contrasti tra i Paesi del Golfo e gli Stati Uniti, fa notare Ian Black sul The Guardian, iniziato con le primavere arabe. Riad non ha gradito l'atteggiamento statunitense verso le rivolte e ha digerito male il sostegno di Washington ai Fratelli Musulmani saliti al potere nel dopo Mubarak. Quando il golpe militare dello scorso luglio ha deposto Morsi, la Casa Bianca ha sospeso gli aiuti, ma è stata subito rimpiazzata da un'iniezione di petrodollari (12 miliardi) arrivati dal Consiglio di cooperazione del Golfo, una sorta di piccola Nato del Golfo.

Contrasti e divergenze che fanno parlare di tensioni ed impasse diplomatiche, ma difficilmente porteranno a una rottura delle decennali relazioni tra Washington e Riad, secondo Black: gli interessi economici e geopolitici in comune sono più forti dei disaccordi.

Intanto, Riad ieri ha incassato un successo diplomatico di portata storica: l'Arabia Saudita ha ottenuto per la prima volta una poltrona nel Consiglio di sicurezza dell'Onu. Per i prossimi due anni siederà tra i 15 membri del Consiglio a fianco agli altri Paesi eletti ieri -Ciad, Cile, Nigeria, Lituania- e ai permanenti Usa, Cina, Russia, Francia e Gran Bretagna.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento