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12/10/2013

Siria: i "ribelli" hanno giustiziato 67 civili

I ribelli siriani sono colpevoli di crimini contro l'umanità: hanno ucciso 190 civili, di cui 67 sono stati giustiziati, e hanno preso in ostaggio circa 200 persone. Tra le vittime donne, anziani e bambini abitanti di villaggi vicini alla città costiera di Latakia, a maggioranza alawaita, come il presidente Bashar al Assad. Lo rivela un rapporto di Human Rights Watch (HRW) che ha esortato le Nazioni Unite a imporre un embargo sulle armi per i gruppi di oppositori del regime che sono coinvolti in crimini di guerra. La Ong aveva in precedenza denunciato crimini simili commessi dalle forze governative.

Nella 150 pagine di rapporto, HRW descrive, attraverso le testimonianze dei sopravvissuti, i crimini commessi dai ribelli in dieci villaggi alawiti lo scorso 4 agosto. Durante l'offensiva nell'area di Sheikh Nabhan, i miliziani sono entrati nei villaggi di Barouda, Nbeiteh, al-Hamboushieh, Blouta, Abu Makkeh, Beyt Shakouhi, Aramo, Bremseh, Esterbeh, Obeen, e Kharata aprendo il fuoco sui civili e hanno sottoposto a una vera e propria esecuzione 67 persone. Tra le vittime 57 donne, 18 bambini e 14 anziani. Ma il numero dei morti potrebbe superare i 190, infatti ci sono ancora dispersi e molti sono stati sepolti in fosse comuni. I testimoni parlano di intere famiglie uccise e di donne e bambini portati via come ostaggi, che potrebbero essere ancora nelle mani dei ribelli.

Secondo HRW, all'offensiva hanno preso parte circa venti formazioni dell'opposizione e cinque di queste si sarebbero macchiate di crimini contro gli abitanti disarmati dei villaggi. Il rapporto cita gruppi che non sono affiliati al Consiglio Supremo Militare (SMC) dell'Esercito siriano libero (Esl), sostento dall'Occidente, cioè al-Nusra, Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis), Jaysh al-Muhajirin wa al-Ansar, Ahrar al-Sham e Suqour al-Izz. Tuttavia, all'offensiva del 4 agosto parteciparono anche combattenti dell'Esl, aveva ammesso allora il generale Salim Idriss. Sempre secondo il rapporto della Ong, gli ostaggi sono nelle mani dell'Isis e del gruppo Jaysh al-Muhajirin. Il 18 agosto i villaggi teatro di questa strage sono stati riconquistati dalle Forze armate fedeli ad Assad.

"Gli abusi e il coordinamento degli attacchi dimostrano che queste violazioni si sono verificate in maniera sistematica", ha detto Lama Fakih, di HRW, "Per questo motivo, possiamo parlare di crimini contro l'umanità. Combattenti dell'opposizione sono arrivati hanno ucciso tutti gli adulti maschi che hanno incontrato e tutti coloro che hanno cercato di scappare, compresi donne e bambini".

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