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02/04/2014

Il disastro ambientale di Porto Tolle targato Enel

Dopo il recentissimo caso della centrale elettrica a carbone Tirreno Power, rientra all'onor di cronaca il caso della centrale Enel di Porto Tolle in Veneto. Ieri infatti è arrivata la sentenza che condanna a tre anni per disastro ambientale doloso gli ex amministratori delegati di Enel Franco Tatò e Paolo Scaroni, per altro nella stessa sentenza assolti per il reato di omesse cautele. Il Tribunale di Rovigo ha poi deciso l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Assolto l’attuale amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti. Ancora una volta, laddove una politica tesa al profitto ad ogni costo non arriva, la mano lunga della magistratura si fa strada. Eppure il palese paradosso di un enorme impianto inquinante all'interno del Parco regionale del Delta del Po sembra che abbia avuto bisogno di anni, prima di essere considerato per la portata inquinante che porta nella zona.

Il copione che si presenta è il medesimo: da una parte i posti di lavoro e dell'altra la tutela della salute e dell'ambiente, qualcosa che richiama alla memoria un altro dei disastri ambientali della zona, il petrolchimico di Porto Marghera, per il quale ci sono stati 157 lavoratori morti per tumore a causa della nocività del lavoro e delle materie chimiche trattate e 103 lavoratori ammalati delle stesse patologie tra gli operai addetti alle lavorazioni del PVC.

Secondo la stima dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il conto economico dei danni è impressionante: 3,6 miliardi di euro. Ma oltre ai danni rappresentati in cifre, vi è un aspetto ben più importante e che la stessa magistratura tende a non considerare nella sua sentenza: gli effetti sulla salute della popolazione. E' stato infatti accertato che la Centrale di Porto Tolle è stata gestita senza adeguati meccanismi di contenimento delle emissioni che hanno messo in pericolo la pubblica incolumità, ma i danni sulla popolazione, nonostante diversi studi, non sono stati ufficializzati all'interno della sentenza.

Il futuro di Porto Tolle sembra essere incardinato in un ipotetico progetto di riconversione, successivamente bocciato dalla Commissione Via del ministero dell’Ambiente per non ben specificate motivazioni. La centrale Enel di Porto Tolle sarà, molto probabilmente, un altro dei disastri ambientati e di salute che rimarranno senza soluzione se non l'unica contemplata: dopo aver causato gravi problemi di salute e ambientali, ora in nome "dell’efficienza ener­ge­tica" e delle fonti rin­no­va­bili si pensa di recuperare da una parte e dall'altra di ubbidire alle richieste dell'Europa.

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