Nel viaggio americano di Renzi abbiamo
visto che il presidente del consiglio ha girato anche uno spot con
Marchionne (definito da Renzi, appena due anni fa, un problema per
l’Italia ma figurati se i media lo ricordano). Guarda te il caso, sia
Apple sia la Fiat sono sotto inchiesta della commissione europea. Per
Apple Ireland e per Fiat Finance, nella sua sede lussemburghese, si
tratta di inchiesta per “aiuti di stato”. Stiamo parlando di una formula
liberista per dire che questi “aiuti” non sono finanziamenti ma un
gioco di legislazione fiscale favorevole in un singolo paese, con
annessa possibilità di fatturazioni incrociate, in modo che sia
possibile pagare poche tasse in tutto il continente.
Della portata di questi giochetti dell'azienda sponsorizzata con entusiasmo da Renzi se ne sono accorti gli
stessi americani. Gli Usa stimano che tra il 2009 e il 2012 l'imponibile
sottratto al fisco a stelle e strisce ha raggiunto quasi 75 miliardi di
dollari. Un esempio è quello della società controllata da Apple Usa: la
Apple Operations International. La sua sede sociale è stata stabilita
in Irlanda negoziando con il governo di Dublino appena il 2% di tasse
sui profitti. Nel 2013 il fisco americano ha così scoperto che Apple,
nonostante la montagna di cash, superiore a 150 miliardi, ha pagato
grazie ai giochi di fatturazione con le sue filiali, solo 0.05% di
tasse. Il gioco si ripete in Europa, naturalmente e quando si arriva a
pagare quel montante di tasse in Italia si capisce che Apple, nel
Belpaese, ha fatto banco regio. Mentre il presidente del consiglio
italiano ostenta prodotti della multinazione di Cupertino ogni momento,
visitando la California come se fosse in pellegrinaggio al tempio del
Taj Mahal.
La commissione europea però non ha messo sotto inchiesta solo Apple ma anche Fiat. Mentre per Apple la possibile evasione è già stata quantificata in 137 miliardi si
attende di sapere quanta evasione avrebbe fatto Marchionne. Non c’è da
stupirsi: la fusione di Fiat con Chrysler segue la logica di una
americanizzazione che è, prima di tutto, finanziaria, fatta di una
miriade di consociate che finiscono per far perdere traccia di sé al
momento del pagamento delle tasse. Non è quindi un caso che Renzi
appoggi simili soggetti. Visto che è, a sua volta, appoggiato dal
finanziere della City Davide Serra il cui modello è: agevolazione per i
colossi come Apple e Fiat, abbattimento degli stipendi (Serra voleva -40
per cento di stipendi alla Electrolux per “salvarla”) e vai con i
profitti. Si capisce perchè per Renzi l’articolo 18 sia un tabù da
abbattere: perché ai soggetti da lui sponsorizzati l’evasione legale
totale non basta per competere sul mercato e fare trimestrali di cassa
da sogno per azionisti e investitori. Ci vuole anche la libertà di
licenziare assoluta. Travolgendo così i resti della Cgil e della
sinistra istituzionale (che invece hanno come modello il “vendere poco
a poco” i diritti piuttosto che il tutto subito renziano).
Questo modello renziano di appoggio
all’evasione legalizzata, genere capitalismo alla Singapore con diritti
zero, provocherà una scissione nel PD?
La domanda sulla possibile scissione nel
PD sembrebbe, prima di tutto, affrettata. Oppure qualcosa da girare ai
fisici per chiedere loro se sia possibile una scissione del nulla. Ma se
il nulla – dagli eleati ad Agostino fino a Hegel e Bergson – è uno dei
temi che accompagna evoluzioni e rotture del pensiero filosofico, il PD,
un partito fatto di nulla in modo unico nella storia della politica
italiana, accompagna involuzioni e polemiche di una fase importante
della storia di questo paese. Ma guardiamo allo scenario: al netto delle
polemiche, e del gossip, si avrebbe una sinistra del partito che, in
qualche modo, fonderebbe un nuovo soggetto. Come per le discussioni
sgangherate sulla precarizzazione del mercato del lavoro fatta per
“favorire i giovani” (Orwell se fosse vivo avrebbe molto da imparare in
Italia) si tratterebbe di un remake di film già andati in sala e in
onda. Con le scissioni del Prc dal Pds e di sinistra democratica dal Pd,
ad esempio. Abbiamo già visto questo genere di pellicola: dopo la
scissione si prova a riunificare un nuovo centro-sinistra. Come ha fatto
il Prc lungo tutta la ristrutturazione neoliberista anni 90-anni zero,
appoggiandola con Prodi, come ha fatto Sinistra democratica in Sel
arrivando al allearsi col golpista Bersani, quello del pareggio di
bilancio in costituzione.
Quindi basta. Abbiamo già dato. In
termini di risorse a Apple e alla Fiat. In termini politici al disastro
chiamato centrosinistra.
Redazione, 30 settembre 2014
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