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07/09/2015

Il Qatar manda truppe in Yemen, la Francia pronta ai raid aerei in Siria

Doha entra ufficialmente nella partita yemenita, con mille militari appena stanziati nella regione di Marib. Lo rivela il portale panarabo al-Jazeera, che ha fornito anche i dettagli dell’intervento operato dal piccolo emirato: truppe a terra supportate da 200 veicoli blindati e 30 elicotteri da combattimento Apache entrati nel week end dalla frontiera nord con l’Arabia Saudita.

Le truppe dell’esercito qatariota hanno preso posizione nel luogo straziato venerdì scorso da un attentato contro i soldati della coalizione anti-sciita a guida saudita, che dal 26 marzo scorso bombarda le postazioni dei ribelli Houthi: il bilancio è stato di 60 morti, con 45 vittime tra i soldati degli Emirati Arabi, 10 tra quelli di Riyadh e 5 tra i militari del Bahrein. L’attacco, a opera dei ribelli zayditi sollevatisi lo scorso settembre per chiedere maggiore partecipazione politica, è stato il più sanguinoso subito da Abu Dhabi dall’inizio delle operazioni militari in Yemen.

Un attacco che conferma la presenza nel paese di un massiccio contingente di truppe straniere la cui partecipazione era sempre stata legata ai bombardamenti aerei, truppe entrate nel Paese sotto la guida saudita per rimettere al potere un presidente gradito alla casa reale, e anche a buona parte delle potenze straniere, e schiacciare la sollevazione degli Houthi legati all’Iran.

Ora che le le vittime tra il contingente dei Paesi del Golfo cominciano a farsi consistenti, questi ultimi si preparano a un coinvolgimento maggiore: parola di Mohammed Bin Zayef, principe ereditario dell’emirato di Abu Dhabi, che subito dopo l’attentato contro le sue truppe avrebbe detto “la nostra vendetta arriverà presto e la porteremo avanti fino a quando non spurgheremo lo Yemen dalla sua feccia”.

Aumenterà notevolmente, quindi, il numero dei soldati del Golfo di stanza nel Paese, per una guerra che finora è costata la vita a oltre 4.500 persone. I feriti sono circa 23 mila, mentre sei mesi di combattimenti hanno aggravato le condizioni di vita nel paese più povero del Medio Oriente, dove ora – stando agli ultimi dati Oxfam – 20 milioni di persone hanno bisogno di aiuti.

Di tutt’altra natura, ma non meno sanguinoso, sarà l’ennesimo intervento militare autorizzato contro lo Stato Islamico: questa mattina, infatti, il presidente francese François Hollande ha dichiarato in conferenza stampa che Parigi comincerà domani i voli di ricognizione in Siria per poi passare ai bombardamenti veri e propri contro il cosiddetto Califfato. Hollande ha parlato anche di truppe a terra, per le quali sta insistendo “da mesi”, per poter “sradicare i terroristi” e porre un freno al flusso di rifugiati che si sta riversando in Europa.

“Abbiamo l’occasione di estirpare lo Stato Islamico – ha detto in conferenza stampa all’Eliseo – e dobbiamo procedere perché, come si è visto quest’estate, siamo un obiettivo per i terroristi”. A monte, però, sta soprattutto il peso dei richiedenti asilo, provenienti in gran parte da Siria, Iraq e Afghanistan, oltre che dai paesi africani: Parigi, dopo aver chiuso le frontiere con l’Italia ed essersi rifiutata di accogliere le “quote” di migranti pensate quest’estate da Bruxelles, si è vista costretta dalla Commissione Europea ad accettare 24 mila rifugiati.

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