La prima riunione del Bilderberg in Olanda nel 1954 |
1) Fusaro non lo cita ma è evidente che si basa
su un'unica fonte, il libro di Estulin, autore del tutto inaffidabile. Non
sarei nemmeno sicuro che l'abbia letto tutto però, perché ci sono frasi chiave
che mi sembrano riprese solo dalle introduzioni alla versione italiana del
libro. In particolare sono riprese quasi "verbatim" (cioè copiate)
quelle dove si afferma che "il gruppo Bilderberg non consiste in una
società, né in una cospirazione: si tratta, invece, di un incontro privato tra
potenti di tutto il mondo" o dove si parla di " società per azioni
mondiale e di aristocrazia di intenti".
Sono formule utilizzate da Estulin
solo nei testi più recenti, ovvero dal momento in cui si è parzialmente
allontanato dall'estrema destra "patriottica" americana e si è
avvicinato al movimento di Lyndon LaRouche (movimento che per la sua ambiguità
può trovare ascolto anche a sinistra). Su tutto questo percorso rimando al mio
libro.
2) Fusaro ripete il luogo comune
"complottista" sull'assoluta segretezza delle riunioni del
Bilderberg: "Dal 1954 ad oggi, non è mai stato permesso alla stampa di
assistere ai consessi del gruppo Bilderberg, né si è mai pubblicata l’agenda
del convegno, né sono state rilasciate dichiarazioni da parte di chi vi ha
partecipato."
Di queste tre affermazioni solo la prima è vera. E' bastata
una modesta ricerca per accertare che dopo la prima riunione il Principe
Bernhard d'Olanda (uno dei fondatori dell'iniziativa) convocò una conferenza
stampa alla quale partecipò anche un giornalista italiano che ne riferì
ampiamente sul suo giornale. Venne anche pubblicato un lungo comunicato di 6
pagine sui contenuti della discussione. Ancora a metà degli anni '70 si tenne
una conferenza stampa di presentazione il cui video è stato messo in rete dalla
Associated Press. Questa pratica cessò per lo scarso interesse dei giornalisti.
L'agenda degli incontri viene pubblicata. I report riservati che sintetizzano
le discussioni avvenute, sono ormai largamente disponibili (io, senza muovermi
da casa, ne ho raccolti almeno una quarantina, l'ultimo del 2002).
I
ricercatori seri che si sono occupati del Bilderberg, ne hanno trovato ampia
documentazione in molti archivi, anche se, essendo ricerche storiche, questa è
più abbondante per gli anni più lontani. Sempre in rete si trova tutta la
documentazione della prima riunione (400 pagine di fotocopie, fatture
dell'albergo comprese) raccolta da un partecipante italiano.
Gli autori "complottisti"
non fanno mai riferimento a questa documentazione perché il mito delle riunioni
segrete consente di attribuire ad esse qualsiasi dichiarazione o
interpretazione, dato che è difficile smentire ciò che non si sa. Per questo il
Bilderberg può essere considerato un gruppo di destra o di sinistra a seconda
delle preferenze ideologiche dell'autore. Molti esponenti dell'estrema destra
lo considerano un gruppo che vuole instaurare "il socialismo" ed i
cui predecessori hanno finanziato la rivoluzione bolscevica.
3) Se si analizza con una certa attenzione
critica l'articolo di Fusaro si capisce che c'è un tentativo di mescolare
critiche di destra e reazionarie al capitalismo con altre di sinistra. Dove
però il nocciolo ideologico (la difesa dello stato nazionale contro l'élite
finanziaria che vuole cancellare le identità plurali) è una versione
leggermente ripulita del pensiero della destra razzista americana dalla quale,
non per caso, nasce la campagna che fa del Bilderberg il presunto "governo
occulto del mondo".
Ora, chiarire tutto questo non significa
nascondere il fatto che il Bilderberg sia un'iniziativa che si propone,
dall'origine, di favorire l'alleanza atlantica (NATO in primis), di rinsaldare
i rapporti tra Europa occidentale e Stati Uniti, di estendere il "libero
mercato" e tutti i processi di globalizzazione ritenuti utili alle imprese
ed al capitale (finanziario ed industriale, non solo "la finanza
internazionale"). Ma le critiche "complottiste", sia per il metodo,
che si avvicina più alla superstizione ed all'esorcismo che all'analisi
scientifica dei processi, sia per il contenuto, che tende ad
"inquinare" la ricerca di un'alternativa al neoliberismo con
posizioni reazionarie, non sono affatto affini ma del tutto alternative alle
nostre.
Franco Ferrari
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