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21/02/2016

Ddl Cirinnà: lo specchio della paralisi della politica italiana. Istituzionale e non

La vicenda del Ddl Cirinnà, la proposta di legge sulle unioni civili, rappresenta molto di più di una questione che riguarda le coppie dello stesso sesso. Fino a configurarsi come specchio delle tante paralisi che avvolgono la politica italiana, istituzionale e non. Anche perché, se si guarda al resto dell'Europa, questa legge dovrebbe essere considerata il "minimo sindacale" anche con la previsione della cosiddetta "stepchild adoption", visto che riguarda figli già presenti all'interno della coppia.

Ma andiamo per gradi. Anzi, per schemi.

Unioni civili.

Da tempo in Europa sono garantiti i diritti per le coppie dello stesso sesso. Sia nella forma del matrimonio che in quella delle unioni civili. Nella cattolicissima Spagna, come nella cattolica Irlanda (dove si è addirittura fatto un referendum in materia). Per non parlare della Gran Bretagna dove sono i conservatori ad aver approvato i matrimoni di persone dello stesso sesso. In Germania la legge sulle unioni civili esiste da circa 15 anni. In Italia, dopo i rinvii della proposta Prodi-Bertinotti sui Dico, cessati con la fine del governo di centrosinistra, si è arrivati al ddl Cirinnà. Matrimoni e unioni civili, come tutte le leggi sulla famiglia, hanno un doppio scopo: politico ed economico. Quello politico deve pagare sul piano elettorale, attirando una parte di elettorato. Quello economico è forse meno chiaro ma non meno importante. Si tratta di leggi che concorrono ad aggregare ricchezza, creando valore aggiunto, favorendo nuclei familiari. La politica della famiglia è una politica economica, questo i cattolici lo sanno benissimo, non solo una questione di valori e di diritti.

Ddl Cirinnà.

Il governo Renzi, da poche settimane dall'insediamento in poi, ha sempre affermato di voler varare una legge sulle unioni civili. Assieme all'affermazione ci sono stati sempre dei rinvii. Sia perchè il parlamento era impegnato in un serie di capolavori (jobs act, legge elettorale, legge Madia etc.) sia per il forte ostruzionismo della componente integralista cattolica interna alla maggioranza e allo stesso Pd. Diciamo integralista cattolica perché, a nostro avviso, neanche rappresenta la complessità del mondo cattolico. Ma piuttosto di quel mondo che punta ad usare (speculando) il peso della rappresentanza cattolica nei governi. Dopo diversi rinvii, Renzi aveva "promesso" una legge già nel 2014, emerge il ddl Cirinnà. Come equilibrio tra diverse componenti Pd, cattoliche e non. Il ddl, in estrema sintesi, prevede unioni civili e norme su assistenza tra partner, comunione dei beni, reversibilità pensione, adozioni. Lo stesso Scalfarotto, gay ed esponente Pd, ha definito il ddl "il minimo sindacale" (anche con la previsione della Stepchild adoption che ricordiamo riguarda figli già presenti all'interno della coppia). Un ddl attento a non concedere nulla sul piano simbolico, che poi è sostanza di potere, ad un politica ufficiale regredita e ferma al lessico della Dc pre referendum divorzio e aborto. Ma anche a favorire, come in Europa, consenso politico, aggregazione economica e sociale. Poi, ovviamente si può discutere se la Cirinnà sia equilbrata o meno rispetto agli scopi che ufficialmente si è data. Il punto è che il fuoco di fila, della componente cattolica integralista del governo assieme a qualche senatore scontento delle nomine di Renzi, contro il Ddl Cirinnà è stato su tre piani: adozioni, assistenza e reversibilità pensioni. Sulle adozioni, senza entrare nel dettaglio, si gioca l'aspetto simbolico, cioè di potere, a cui i cattolici integralisti tengono molto: le unioni civili con persone dello stesso sesso non devono somigliare alla famiglia "naturale". Per cui l'adozione dei figli deve essere, nel migliore dei casi, resa molto problematica. Sulla reversibilità qualche problema in più c'è. Perché da una parte il governo Renzi dovrebbe fare una legge avanzata, allargando la platea dei diritti anche alle coppie dello stesso sesso di fatto non sposate, mentre dall'altra si deve preparare a tagliare la reversibilità alle coppie, sposate, tradizionali (vedi dibattito su dichiarazioni Poletti, ministro del lavoro). Insomma, su tutti i temi il governo deve tenere in equilibrio temi avanzati con quelli regressivi (sia sul piano materiale che simbolico). E così, non a caso, il ddl Cirinnà si è bloccato.

Il Partito Democratico

In queste difficoltà il Pd si è spaccato, al momento, come una mela. Poi vedremo la proposta di mediazione di Renzi che dovrebbe arrivare a breve. Mentre il ddl Cirinnà è stato tolto dall'aula per tornarci tra qualche giorno. Ma è evidente che, più che in altre leggi dettate sotto la spada di Damocle della Ue o della Bce, emerge un PD che da una parte si pretende avanzato (o meglio crede di esserlo) mentre, dall'altra, c'è un PD fortemente regressivo. Che vuol oltretutto contare nella prossima legge sul terzo settore. Dall'altra parte ancora ci sono dei renziani battitori liberi, specie al senato, che – sentendosi penalizzati dalle tornate di nomine – voterebbero anche contro la costituzione repubblicana, e a favore del ritorno della monarchia, fino al momento in cui non ottengono almeno la promessa di un posto di sottosegretario. Il livello politico del renzismo, del resto, è quello che è. Ma più che altro emerge il profilo culturale di un Pd renziano talmente eterogeneo da non trovare sintesi. Perché fino a quando c'è stato da difendere la Boschi, e le banche, ci pensano gli istituti di credito a tacitare i senatori. Quando un problema si fa avanti senza un vero padrone, emerge la maionese impazzita detta PD. Vedremo che sintesi, o "quadra" come la chiamava Bossi, troverà il PD.

Il Movimento 5 Stelle

Nell'ultimo tratto della vicenda del Ddl Cirinnà è emersa la questione del movimento 5 stelle. Favorevole al Ddl, "senza stravolgimenti" come è stato detto più volte dagli esponenti pentastellati. Visto che il PD, piano piano, si è spaccato i voti del Movimento 5 Stelle sono risultati sempre più decisivi per l'approvazione della legge. E nel momento in cui è diventato decisivo il M5S ha cambiato rotta. Passando, sopratutto al senato, dalla disciplina di partito al "voto secondo coscienza". Segnale gradito al Vaticano che, da tempo, chiedeva un voto in parlamento proprio secondo questa formula. Poi, al momento in cui è stato presentato al M5S è stato proposto di votare il "canguro" (emendamento che cancella la discussione in aula), per far passare la Cirinnà, il M5S ha detto no. Qui vanno considerati alcuni aspetti. E‘ evidente che in questo atteggiamento ha contato la diplomazia vaticana, anche perché una eventuale vittoria pentastellata a Roma varrà per forza una messa, ma hanno contato anche i sondaggi. Specie quelli che suggeriscono che il M5S può pescare ancora nell’elettorato di centrodestra. Tra lo scegliere di accreditarsi come vero artefice di una legge, attesa da anni, e il rimanere al di qua del guado – guardando a sondaggi e relazioni diplomatiche il M5S ha scelto l’ultima soluzione. Però, allo stesso tempo, la proposta PD di votare il canguro (l’eliminazione della discussione in aula e degli emendamenti) non è accettabile per il movimento 5 stelle. Che ha fatto battaglia contro il canguro al momento della negazione del dibattito in aula su voti importanti (dalla riforma della costituzione alla legge che ha regalato fondi consistenti alle banche). Insomma, tra Realpolitik, sondaggi, un occhio all’elettorato di centrodestra e il rischio di stabilire un precedente contro se stessi come opposizione parlamentare, votando il canguro, il M5S si è fermato.

Ostruzionismo e canguro

Temi non secondari per capire cosa accade in parlamento. La procedura parlamentare è essenziale per capire lo stato di una democrazia e le modalità di approvazione delle leggi. Nel periodo Renzi si sono accentuati due modi, opposti e complementari, di procedere in parlamento. Da una parte la maggioranza semplicemente precede con decreti, contingentamenti delle discussioni, approvazioni di leggi praticamente criptate (commi che rimandano a commi, numeri che rimandano a numeri, dove saper decifrare è un’arte), voti parlamentari congelati dal voto di fiducia. Il voto è sempre più un atto notarile, autoritario, che la maggioranza fa a sé stessa. Dall’altra le opposizioni procedono con l’allargamento delle pratiche ostruzionistiche. Fino ad arrivare a milioni di emendamenti, fatti col programmino per word, di Calderoli sulla legge Boschi. E‘ evidente che questo non è neanche ostruzionismo, è spettacolo. Ecco così che spunta il canguro, un tipo di emendamento che cancella tutti gli altri. E‘ stata la pratica, avvallata dai presidenti delle due camere, per far procedere la maggioranza. Ma, in questo modo, si cancella la discussione in aula che, tra l’altro, dovrebbe essere garantita non solo dalla procedura parlamentare ma anche dalla costituzione. E così tra autoritarismo della maggioranza ed ipertrofia ostruzionistica dell’opposizione, alla fine, anche il ddl Cirinnà si è bloccato.

Le associazioni LGBT

In tutta questa vicenda escono, magari fosse definitivamente, battute due convinzioni che di solito si vedono emergere da quest’area sociale. La prima è la debolezza dei movimenti, come si chiamano in inglese, "single issue". Dall’ecologismo ieri ai movimenti per i diritti delle coppie dello stesso sesso oggi, la capacità di far presa sulla società, da parte di movimenti che si specializzano su un tema, è molto limitata. Saper parlare ad una società impolitica e impaurita non è uno scherzo ma è anche la sola strada per contare e far valere i propri diritti. La seconda è l’idea che i diritti possano esser fatti valere, indifferentemente, con i voti della destra o della sinistra. La realtà è che il palazzo, con il blocco della Cirinnà, non ha dato sufficienti voti da sinistra, solo quelli di Verdini da destra e non ha neanche assicurato i voti di chi si dice né di destra né di sinistra. Sia chiaro, e vale per tutti, il single issue, il né di destra né di sinistra, il pragmatismo, il diplomaticismo usati come se fossero una strategia sono tutti schemi che saltano di fronte ad una società polimorfa, e scossa da una grave crisi, come quella italiana di oggi. A noi poi piace parlar chiaro: in quel settore dell’associazionismo emergono spesso, nei dibattiti pubblici, le persone legate al centrosinistra. Anche in modo strumentale s’intende. E lo si vede nelle proteste: al blocco della Cirinnà corsa a protestare contro Grillo. Comprensibilissimo e giusto dal momento in cui si sono viste troppe piroette da parte del M5S. Ma nessuno che abbia osato andare anche alla sede del Pd, che si è incartato sulla legge da lui proposta, o da una Cgil che sui diritti civili è in coma e non osa spingere. E poi deve essere chiaro che quando si chiedono diritti civili, sacrosanti, non li si può opporre al funzionamento della democrazia parlamentare. Infine è una cosa: l’area LGBT otterrà diritti reali, sostanziali, permanenti quando contribuirà a cambiare, in senso progressista, il profilo culturale di questo paese non rimanendo area "di nicchia“. Dovrà assumere il peso che ha avuto in Italia il femminismo negli anni ' 70. Altrimenti sarà sempre a rischio di dover cedere diritti per qualche convenienza di curia o di palazzo.

Insomma, una legge semplice da approvare, magari con qualche contraddizione, utile a far progredire un paese si è bloccata. Come abbiamo visto questo blocco è però lo specchio delle paralisi culturali e politiche di uno spaccato di paese istituzionale e non. Certo, se su questo genere di paese, contraddittorio e confuso, si rovescerà tutto il peso della crisi economica e finanziaria globale in corso, l’Italia rischia parecchio. Vedremo, tornando a noi, come si andrà avanti sulle unioni civili, quale sarà lo sbocco. Non mancheremo di commentarlo sempre nel solco della nostra tradizione. Ovvero fornire analisi per dibattiti pubblici e per la crescita del discorso politico.

Redazione, 20 febbraio 2016

Sulla questione del cosiddetto "utero in affitto", spesso citata a sproposito nel dibattito televisivo e non prevista, giustamente, dal Ddl Cirinnà, invitiamo alla lettura di questo articolo.


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