La vicenda del Ddl Cirinnà, la proposta di legge sulle unioni civili, rappresenta molto di più di una questione che riguarda le coppie dello stesso sesso. Fino a configurarsi come specchio delle tante paralisi che avvolgono la politica italiana, istituzionale e non. Anche perché, se si guarda al resto dell'Europa, questa legge dovrebbe essere considerata il "minimo sindacale" anche con la previsione della cosiddetta "stepchild adoption", visto che riguarda figli già presenti all'interno della coppia.
Ma andiamo per gradi. Anzi, per schemi.
Unioni civili.
Da tempo in Europa sono
garantiti i diritti per le coppie dello stesso sesso. Sia nella forma
del matrimonio che in quella delle unioni civili. Nella cattolicissima Spagna, come nella cattolica Irlanda (dove si è addirittura fatto un referendum in materia). Per non parlare della Gran Bretagna dove sono i conservatori ad aver approvato i matrimoni di persone dello stesso sesso. In Germania la legge sulle unioni civili esiste da circa 15 anni. In Italia, dopo i rinvii della proposta Prodi-Bertinotti sui Dico, cessati con la fine del governo di centrosinistra, si è arrivati al ddl Cirinnà. Matrimoni e unioni civili, come tutte le leggi sulla famiglia, hanno un doppio scopo: politico ed economico.
Quello politico deve pagare sul piano elettorale, attirando una parte
di elettorato. Quello economico è forse meno chiaro ma non meno
importante. Si tratta di leggi che concorrono ad aggregare ricchezza,
creando valore aggiunto, favorendo nuclei familiari. La politica della
famiglia è una politica economica, questo i cattolici lo sanno
benissimo, non solo una questione di valori e di diritti.
Ddl Cirinnà.
Il governo Renzi, da poche settimane
dall'insediamento in poi, ha sempre affermato di voler varare una legge
sulle unioni civili. Assieme all'affermazione ci sono stati sempre dei rinvii. Sia perchè il parlamento era impegnato in un serie di capolavori (jobs act, legge elettorale, legge Madia etc.) sia per il forte ostruzionismo della componente integralista cattolica interna alla maggioranza e allo stesso Pd.
Diciamo integralista cattolica perché, a nostro avviso, neanche
rappresenta la complessità del mondo cattolico. Ma piuttosto di quel
mondo che punta ad usare (speculando) il peso della rappresentanza
cattolica nei governi. Dopo diversi rinvii, Renzi aveva "promesso" una legge già nel 2014, emerge il ddl Cirinnà. Come equilibrio tra diverse componenti Pd, cattoliche e non. Il
ddl, in estrema sintesi, prevede unioni civili e norme su assistenza
tra partner, comunione dei beni, reversibilità pensione,
adozioni. Lo stesso Scalfarotto, gay ed esponente Pd, ha
definito il ddl "il minimo sindacale" (anche con la previsione della
Stepchild adoption che ricordiamo riguarda figli già presenti
all'interno della coppia). Un ddl attento a non concedere nulla sul
piano simbolico, che poi è sostanza di potere, ad un politica ufficiale
regredita e ferma al lessico della Dc pre referendum divorzio e aborto.
Ma anche a favorire, come in Europa, consenso politico, aggregazione
economica e sociale. Poi, ovviamente si può discutere se la Cirinnà sia
equilbrata o meno rispetto agli scopi che ufficialmente si è data. Il
punto è che il fuoco di fila, della componente cattolica integralista del governo assieme a qualche senatore scontento delle nomine di Renzi, contro il Ddl Cirinnà è stato su tre piani: adozioni, assistenza e reversibilità pensioni.
Sulle adozioni, senza entrare nel dettaglio, si gioca l'aspetto
simbolico, cioè di potere, a cui i cattolici integralisti tengono molto:
le unioni civili con persone dello stesso sesso non devono somigliare
alla famiglia "naturale". Per cui l'adozione dei figli deve essere, nel
migliore dei casi, resa molto problematica. Sulla reversibilità qualche
problema in più c'è. Perché da una parte il governo Renzi dovrebbe fare
una legge avanzata, allargando la platea dei diritti anche alle coppie
dello stesso sesso di fatto non sposate, mentre dall'altra si deve
preparare a tagliare la reversibilità alle coppie, sposate, tradizionali
(vedi dibattito su dichiarazioni Poletti, ministro del lavoro).
Insomma, su tutti i temi il governo deve tenere in equilibrio
temi avanzati con quelli regressivi (sia sul piano materiale che
simbolico). E così, non a caso, il ddl Cirinnà si è bloccato.
Il Partito Democratico
In queste difficoltà il Pd si è spaccato, al momento, come una mela.
Poi vedremo la proposta di mediazione di Renzi che dovrebbe arrivare a
breve. Mentre il ddl Cirinnà è stato tolto dall'aula per tornarci tra
qualche giorno. Ma è evidente che, più che in altre leggi dettate sotto
la spada di Damocle della Ue o della Bce, emerge un PD che da una
parte si pretende avanzato (o meglio crede di esserlo) mentre,
dall'altra, c'è un PD fortemente regressivo. Che vuol oltretutto contare
nella prossima legge sul terzo settore. Dall'altra parte ancora ci
sono dei renziani battitori liberi, specie al senato, che – sentendosi
penalizzati dalle tornate di nomine – voterebbero anche contro la
costituzione repubblicana, e a favore del ritorno della monarchia,
fino al momento in cui non ottengono almeno la promessa di un posto di
sottosegretario. Il livello politico del renzismo, del resto, è quello
che è. Ma più che altro emerge il profilo culturale di un Pd renziano
talmente eterogeneo da non trovare sintesi. Perché fino a quando c'è stato da difendere la Boschi, e le banche, ci pensano gli istituti di credito a tacitare i senatori.
Quando un problema si fa avanti senza un vero padrone, emerge la
maionese impazzita detta PD. Vedremo che sintesi, o "quadra" come la
chiamava Bossi, troverà il PD.
Il Movimento 5 Stelle
Nell'ultimo tratto della vicenda del Ddl Cirinnà è emersa la questione del movimento 5 stelle. Favorevole al Ddl, "senza stravolgimenti" come è stato detto più volte dagli esponenti pentastellati. Visto
che il PD, piano piano, si è spaccato i voti del Movimento 5 Stelle
sono risultati sempre più decisivi per l'approvazione della legge. E nel momento in cui è diventato decisivo il M5S ha cambiato rotta. Passando, sopratutto al senato, dalla disciplina di partito al "voto secondo coscienza". Segnale gradito al Vaticano
che, da tempo, chiedeva un voto in parlamento proprio secondo questa
formula. Poi, al momento in cui è stato presentato al M5S è stato proposto
di votare il "canguro" (emendamento che cancella la discussione in aula), per far passare la Cirinnà, il M5S ha detto no. Qui vanno considerati alcuni aspetti. E‘
evidente che in questo atteggiamento ha contato la diplomazia vaticana,
anche perché una eventuale vittoria pentastellata a Roma varrà per
forza una messa, ma hanno contato anche i sondaggi. Specie
quelli che suggeriscono che il M5S può pescare ancora nell’elettorato di
centrodestra. Tra lo scegliere di accreditarsi come vero artefice di
una legge, attesa da anni, e il rimanere al di qua del guado – guardando a
sondaggi e relazioni diplomatiche – il M5S ha scelto l’ultima soluzione.
Però, allo stesso tempo, la proposta PD di votare il canguro
(l’eliminazione della discussione in aula e degli emendamenti) non è
accettabile per il movimento 5 stelle. Che ha fatto battaglia
contro il canguro al momento della negazione del dibattito in aula su
voti importanti (dalla riforma della costituzione alla legge che ha
regalato fondi consistenti alle banche). Insomma, tra Realpolitik,
sondaggi, un occhio all’elettorato di centrodestra e il rischio di
stabilire un precedente contro se stessi come opposizione parlamentare,
votando il canguro, il M5S si è fermato.
Ostruzionismo e canguro
Temi non secondari per capire cosa accade in parlamento. La procedura parlamentare è essenziale per capire lo stato di una democrazia e le modalità di approvazione delle leggi.
Nel periodo Renzi si sono accentuati due modi, opposti e complementari,
di procedere in parlamento. Da una parte la maggioranza semplicemente
precede con decreti, contingentamenti delle discussioni, approvazioni di
leggi praticamente criptate (commi che rimandano a commi, numeri che
rimandano a numeri, dove saper decifrare è un’arte), voti parlamentari
congelati dal voto di fiducia. Il voto è sempre più un atto notarile,
autoritario, che la maggioranza fa a sé stessa. Dall’altra le
opposizioni procedono con l’allargamento delle pratiche
ostruzionistiche. Fino ad arrivare a milioni di emendamenti, fatti col
programmino per word, di Calderoli sulla legge Boschi. E‘ evidente che
questo non è neanche ostruzionismo, è spettacolo. Ecco così che spunta il canguro, un tipo di emendamento che cancella tutti gli altri. E‘ stata la pratica, avvallata dai presidenti delle due camere, per far procedere la maggioranza. Ma, in questo modo, si cancella la discussione in aula
che, tra l’altro, dovrebbe essere garantita non solo dalla procedura
parlamentare ma anche dalla costituzione. E così tra autoritarismo della
maggioranza ed ipertrofia ostruzionistica dell’opposizione, alla fine,
anche il ddl Cirinnà si è bloccato.
Le associazioni LGBT
In tutta questa vicenda escono, magari
fosse definitivamente, battute due convinzioni che di solito si vedono
emergere da quest’area sociale. La prima è la debolezza dei movimenti, come si chiamano in inglese, "single issue".
Dall’ecologismo ieri ai movimenti per i diritti delle coppie dello
stesso sesso oggi, la capacità di far presa sulla società, da parte di
movimenti che si specializzano su un tema, è molto limitata. Saper
parlare ad una società impolitica e impaurita non è uno scherzo ma è
anche la sola strada per contare e far valere i propri diritti. La seconda è l’idea che i diritti possano esser fatti valere, indifferentemente, con i voti della destra o della sinistra.
La realtà è che il palazzo, con il blocco della Cirinnà, non ha dato
sufficienti voti da sinistra, solo quelli di Verdini da destra e non ha
neanche assicurato i voti di chi si dice né di destra né di sinistra.
Sia chiaro, e vale per tutti, il single issue, il né di destra né di
sinistra, il pragmatismo, il diplomaticismo usati come se fossero una
strategia sono tutti schemi che saltano di fronte ad una società
polimorfa, e scossa da una grave crisi, come quella italiana di oggi. A
noi poi piace parlar chiaro: in quel settore dell’associazionismo
emergono spesso, nei dibattiti pubblici, le persone legate al
centrosinistra. Anche in modo strumentale s’intende. E lo si vede nelle
proteste: al blocco della Cirinnà corsa a protestare contro Grillo. Comprensibilissimo e giusto dal momento in cui si sono viste troppe
piroette da parte del M5S. Ma nessuno che abbia osato andare anche alla
sede del Pd, che si è incartato sulla legge da lui proposta, o da una
Cgil che sui diritti civili è in coma e non osa spingere. E poi deve
essere chiaro che quando si chiedono diritti civili, sacrosanti, non li
si può opporre al funzionamento della democrazia parlamentare. Infine è una
cosa: l’area LGBT otterrà diritti reali, sostanziali, permanenti
quando contribuirà a cambiare, in senso progressista, il profilo
culturale di questo paese non rimanendo area "di nicchia“.
Dovrà assumere il peso che ha avuto in Italia il femminismo negli anni '
70. Altrimenti sarà sempre a rischio di dover cedere diritti per qualche
convenienza di curia o di palazzo.
Insomma, una legge semplice da approvare, magari con qualche contraddizione, utile a far progredire un paese si è bloccata.
Come abbiamo visto questo blocco è però lo specchio delle paralisi
culturali e politiche di uno spaccato di paese istituzionale e non.
Certo, se su questo genere di paese, contraddittorio e confuso, si
rovescerà tutto il peso della crisi economica e finanziaria globale in
corso, l’Italia rischia parecchio. Vedremo, tornando a noi, come si
andrà avanti sulle unioni civili, quale sarà lo sbocco. Non mancheremo
di commentarlo sempre nel solco della nostra tradizione. Ovvero fornire
analisi per dibattiti pubblici e per la crescita del discorso politico.
Redazione, 20 febbraio 2016
Sulla questione del cosiddetto "utero in affitto", spesso citata a
sproposito nel dibattito televisivo e non prevista, giustamente, dal Ddl
Cirinnà, invitiamo alla lettura di questo articolo.
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