Contro l'appello si sono da subito schierati non solo i vari esponenti del sionismo italiano, ma anche i rettori di molte delle università che hanno attivi rapporti di collaborazione col Technion.
Ad esempio il rettore del Politecnico di Torino (che aveva già subito nello scorso Ottobre una contestazione per via dei suoi accordi col Technion) pochi giorni dopo l'uscita dell'appello argomentava sulla “Stampa”: “[...] uno dei valori cardini dell’Università è l’indipendenza dalla politica, in base alla quale possiamo collaborare con tutto il mondo”. E ancora: i progetti del Technion con l’esercito? “Non ne sono al corrente, io rispondo per i progetti che portiamo avanti noi: vertono sull’acqua, le nanotecnologie e le energie. Nulla che abbia a che vedere con politica o guerra”. Argomentazioni simili sono state utilizzate anche dai rettori di alcune delle altre grandi università coinvolte in accordi con il Technion, come il Politecnico di Milano e l'Università Roma Tre.
A smontare queste argomentazioni ci ha pensato Joseph Halevi, uno dei promotori dell'Appello Stop Technion, con due post pubblicati questa mattina su Facebook che riportiamo.
In risposta all'appello dei 320 universitari contro gli accordi col Technion i tre Rettori più coinvolti (POLITO, POLIMI, UNITO, ROMATRE) hanno risposto dicendo, tra l'altro, che i rapporti col Technion sono su cose pacifiche come l'acqua e le nanotecnologie. Mi soffermo ora sulla questione dell'acqua. L'uso della risorse idriche della zona da parte di Israele e' uno dei pilastri principali del sistema di Apartheid israeliano nei confronti dei palestinesi. Israele ruba l'acqua ai palestinesi sin dal 1948-49. Ad esempio nei confronti dei villaggi e cittadine palestinesi che nel 1949 all'armistizio erano dentro i nuovi confini di Israele, il governo ha sempre erogato molta più acqua per abitante agi insediamenti ebraici. Con l'occupazione di tutta la Palestina storica e del Golan dopo la guerra del giugno 1967, il divario è diventato abissale. Nel West Bank e a Gaza la disponibilità d'acqua pro-capite è inferiore alla quantità giornaliera raccomandata dagli organismi dell'ONU. Nel West Bank ai Palestinesi e' proibito scavare pozzi e se lo fanno rischiano la prigione. Israele controlla anche il sottosuolo della terra dei palestinesi. Lo strumento principale per l'attuazione dell'Apartheid israeliano nel campo idrico è la società israeliana MEKOROT (http://stopmekorot.org/Italy). Il fatto che i Rettori abbiano menzionato le ricerche sull'acqua come prova di ricerche non connesse al complesso militare e di occupazione israeliano mostra la loro ignavia. Essi Rettori devono essere condannati senza appello all'omonimo girone dantesco.Fonte
Presentare – come hanno fatto i Rettori – la cooperazione sulle nanotecnologie come un’area pacifica non collegata al complesso militare israeliano esula dalla sfera dell’ignavia e li precipita in gironi ancor più moralmente infamanti. È impossibile che i Rettori non sappiano che le tecnologie militari forniscano un campo di applicazione non secondario delle ricerche sulle nanotecnologie. Nel caso del Technion poi il rapporto tra la ricerca ivi effettuata ed il sistema militare-industriale israeliano è diretto, senza mediazione alcuna. Il dirigente cui si deve l’enorme sviluppo del Technion nel campo delle nanotecnologie e’ Yitzhak Apeloig, biochimico, Presidente dal 2001 al 2009. Nel 2005 egli fondò presso il Technion il Russell Berrie Nanotechnology Institute. L’Istituto si basa sul governo d’Israele e sulla Russell Berrie Foundation, ed è uno dei più importanti al mondo in materia. Il Russell Berrie Nanotechnology Institute del Technion mantiene stretti legami con Elbit che è la seconda compagnia militar industriale israeliana e produce droni ad uso militare. Il Russell Berrie Nanotechnology Institute del Technion lavora anche per la Israel Aircraft Industry. L’istituto delle nanotecnologie del Technion è in tutto e per tutto un braccio del sistema militare di occupazione israeliano.
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