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22/02/2016

La sinistra britannica si muove. Per la rottura dell’Unione Europea

L’annuncio del referendum britannico sulla possibile fuoriuscita dall’Unione Europea – che recentemente il governo Cameron ha stabilito si debba svolgere il prossimo 23 giugno – sta chiamando le forze politiche del Regno Unito a rapidi pronunciamenti sulla questione.

La maggioranza del Labour Party è schierata al fianco del primo ministro conservatore David Cameron, a favore quindi della permanenza della Gran Bretagna all’interno dall’UE. Come ampiamente previsto, dunque, le posizioni timidamente euroscettiche del nuovo leader Jeremy Corbyn sono state rapidamente chiuse in soffitta, sacrificate sull’altare della ragion di partito.

A sinistra, tuttavia, qualcosa si muove. La campagna referendaria darà la possibilità ad un ampio spettro di forze della sinistra di classe (da anni raccolto all’interno della coalizione “No2EU – Yes to Workers’ Rights”, cioè “No all’UE – Si ai diritti dei lavoratori”) di propagandare la propria posizione: quella di una fuoriuscita “da sinistra” dall’Unione Europea, ritenuta strumento di compressione dei diritti dei lavoratori e protagonista di una politica estera imperialista e guerrafondaia. Partecipano a questa coalizione lo storico e combattivo sindacato dei ferrovieri (RMT, affiliato alla Federazione Sindacale Mondiale), il Partito Comunista Britannico, il Partito Socialista (di estrazione trotzkista) ed altre realtà. Tra i firmatari vi sono Mick Cash, segretario generale dell’RMT, lo scrittore Tariq Alì, il segretario generale del Communist Party Robert Griffiths, la scrittrice e militante pacifista Lindsey German, il segretario dell’Associazione dei Lavoratori Indiani in Gran Bretagna Joginder Bains ed altri esponenti del mondo politico, culturale e sindacale.

Di seguito, il comunicato-appello pubblicato, qualche giorno fa, sulle colonne del quotidiano The Guardian.

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L’Ue è un’istituzione profondamente antidemocratica

La farsa della “rinegoziazione” di David Cameron sulla permanenza del Regno Unito nell’UE è servita solo a sottolineare la natura regressiva e antidemocratica di tale istituzione.

Sappiamo che la brutale austerità imposta al popolo greco non è solo di per se stessa non democratica, ma anche che è antidemocratica perché le istituzioni dell’Ue mai permetteranno che venga espressa e rispettata l’opinione della maggioranza della popolazione nel momento in cui questa contravviene al progetto liberista.

L’UE è irreversibilmente fondata sulle privatizzazioni, sui tagli allo stato sociale, sull’abbassamento dei salari e l’erosione dei diritti sindacali. Questo è il motivo per cui le forze dominanti del capitalismo britannico e la maggioranza dell’elite politica sono a favore della permanenza del paese nell’UE.

L’UE è irrevocabilmente impegnata a promuovere il TTIP e altri nuovi trattati commerciali, che rappresentano il più grande trasferimento di potere verso il capitale che si sia mai visto nell’ultima generazione.

Le affermazioni riguardo al fatto che la libera circolazione dei lavoratori all’interno dell’UE sia una barriera contro la xenofobia sono solo falsità. Senza diritti lavorativi e un’alternativa all’austerità, i migranti sono e saranno preda di ostili forze razziste che viga o meno l’accordo di Schengen. E, il che è ancora più grave, la “Fortezza Europa” impone a coloro che si trovano al di fuori del gruppo di nazioni aderenti all’UE di essere oggetto, nel migliore dei casi, di feroci discriminazioni, o nel peggiore di affogare nel Mediterraneo.

Noi ci schieriamo a favore di una visione positiva di una futura Europa fondata sulla democrazia, sulla giustizia sociale e sulla sostenibilità ecologica, non sugli interessi di profitto di una ristretta oligarchia.

Per queste ragioni ci impegniamo a sostenere l’uscita dall’Unione Europea in occasione dell’imminente referendum sulla permanenza del Regno Unito a questa istituzione.

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