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23/02/2016

Livorno precaria fino al midollo: storia di un ex lavoratore Mtm che racconta 5 anni di precarietà lavorativa ed esistenziale

“Mi chiesero di giocarmi un rinnovo di 10 giorni a pari e dispari perché di due interinali potevano tenerne solo uno”.

Tutto inizia all'interporto di Guasticce nel 2009, all'Mtm, un'azienda che monta impianti a gas sulle auto e che si insedia a Livorno con l'obiettivo di sfruttare per un paio di anni gli incentivi governativi. Un'azienda che ha oltre 400 operai (con un picco anche di 700) e solo 10 assunti, con gli altri che girano attraverso le agenzie interinali, a rotazione. Anche Repubblica la definisce un caso da record con quasi il 90% di precari ma a Livorno, eccetto Senza Soste e il sindacato Cobas, sembra non essersene accorto nessuno. Bastano pochi volantini, un paio di presìdi e un paio di nostri articoli per far di fretta e furia assumere 100 lavoratori. Finiti gli incentivi, gli interinali vanno tutti a casa, qualcuno fa causa con i Cobas e l'avvocato Guercio e vince. Sono i primi mesi del 2010. Inizia qui la storia di questo precario livornese che ci ha raccontato 5 anni di vicende incredibili e di cui non scriviamo il nome perché quando si vive un'esistenza precaria ogni indizio può essere di supporto al nemico.

Operaio precario e truffato. Finita l'esperienza all'Mtm, il nostro precario 35enne con un passato da edicolante, non se ne sta con le mani in mano e durante gli 11 mesi di disoccupazione acquisisce le patenti C, D e CQC sborsando circa 3000 euro di tasca propria. Lo chiama una fabbrica livornese del settore chimico. In 2 anni lavora per un totale di 13 mesi e dopo i primi due rinnovi da 1 e 3 mesi inizia il singhiozzo di contratti di massimo due settimane sempre con la solita agenzia interinale: “La mia esperienza in quell'azienda finì con un contratto di 10 giorni che chiesero di giocarmelo a pari o dispari perché di due interinali ne potevano tenere solo uno. Solo dopo mi resi conto dello scandalo di questa cosa. Un giorno mandarono me e un dipendente fisso in un altro reparto. Mi mandarono a chiamare perché quel giorno non avevamo fatto abbastanza produzione in quanto il lavoratore fisso boicottò quello spostamento che non gradiva. Mi dissero che dovevo essere io a obbligarlo. Risposi che io non contavo nulla ed ero tra l'incudine del padrone e il martello dei dipendenti fissi e che farli lavorare spetta ai dirigenti, non certo a me. Andavo al lavoro anche con la febbre e sapevo che non potevo sgarrare. Ma non bastò. Mi fu poi riferito che questo dirigente disse che non mi aveva confermato perché avevo fatto un discorso troppo politico. Avevo detto solo la verità”. Conscio della propria situazione in bilico, durante l'esperienza nell'azienda chimica, il nostro precario frequenta anche un corso per Oss a Pontedera: “Uscivo alle 16.30 di fabbrica, andavo a Pontedera e ci stavo fino alle 10. Ma l'agenzia formativa livornese che organizzava quei corsi non ci ha fatto mai fare l'esame finale e ci ha truffato di 3000 euro. Ora sono in causa”.

Precario nella logistica. Con le patenti acquisite a curriculum, il nostro precario diventa appetibile nel mondo dei trasporti e della logistica. Conquista un contratto a tempo determinato, poi rinnovato, per 13 mesi totali: “Un'esperienza positiva considerato il settore molto deregolato. Finì perché calò il lavoro”. Viene poi contattato da un famoso corriere che si affida ad una rete di cooperative: “Mi offrirono un lavoro che, informandomi tra chi ci lavorava, consisteva in 1200 euro circa, minimo 10 ore al giorno, fuori Livorno, con eventuali danni al camion da scalare dalla busta e malattia non contemplata”. Ma a quanto pare in quel mondo è la regola, perché l'offerta successiva, sempre di un'azienda di trasporti, era ancora peggiore: “Mi offrivano 1500 euro in busta ma con 13esima, 14esima e Tfr spalmati, quindi 1200 euro contrattuali. 10-12 ore al giorno, 6 notti su 7 (cosa vietata dal contratto) e se mi ammalavo non guadagnavo. Feci il conto che erano meno di 4 euro l'ora”.

Stagionale. La stagione estiva ha portato al nostro precario un contratto di 3 mesi in uno stabilimento balneare attraverso una cooperativa: “Un lavoro regolare per 3 mesi. Senza ricatti o ore non retribuite. Quasi un miracolo”.

Bioselezione. Il 2015 però si è concluso con l'ennesima delusione: “Mi ha contattato una ditta di trasporti, ho accettato il periodo di prova ma dopo qualche giorno mi ha richiamato dicendomi che non mi voleva più prendere perché mi manca la milza. Ho 35 anni e lavoro da 15, mai fatta un'assenza o avuto un problema per via della milza. Ma ora ho visto anche questa”.

Vita precaria. Tutto questo in soli 5 anni e il nostro precario non può che tirare le somme: “L'amarezza più grossa che ho subito a volte è stata essere considerato zero dai dipendenti fissi delle aziende. Da chi dirige me lo aspetto, dagli altri lavoratori mi aspettavo un po' più di solidarietà. E poi volevo fare un'amara constatazione, penso che ormai tra agenzie interinali e sindacati ci sia una commistione di interessi. Pare che il sindacato sia diventato un'agenzia di collocamento. Io intanto ormai ho acquisito dentro di me uno stile di vita precario fino al midollo: una precarietà esistenziale che va dai rapporti interpersonali fino alla quotidianità del concetto di casa e di famiglia. E da qui ci possiamo uscire solo tutti insieme, facendoci valere come persone che vivono del proprio lavoro e non come lavoratori di serie A e B che guardano nel proprio orticello. Ormai siamo tutti precari”.

Franco Marino

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