di Michele Paris
“Il riciclaggio di denaro è la linfa vitale dei cartelli della droga
messicani” e la banca “HSBC, favorendo queste attività… ha materialmente
appoggiato gli atti terroristici dei cartelli” stessi. Così recitano
gli atti di una causa legale senza precedenti avviata qualche giorno fa
negli Stati Uniti contro il colosso bancario con sede in Gran Bretagna
sulla base della legge per l’Anti-Terrorismo del 1996, emendata dopo
l’11 settembre 2001.
La denuncia è stata presentata in un
tribunale di Brownsville, in Texas, dai parenti di alcune vittime della
violenza delle organizzazioni messicane dedite al narco-traffico. La
legge a cui i loro legali fanno riferimento consente alle vittime di
chiedere risarcimenti alle organizzazioni che sostengono materialmente i
gruppi terroristici responsabili.
In realtà, il governo
americano non ha mai designato ufficialmente come tali i cartelli
messicani, anche se i querelanti citano più di 100 mila omicidi e decine
di migliaia di rapimenti solo nell’ultimo decennio come prova della
natura terroristica di queste imprese criminali.
Secondi i legali
dei richiedenti, la banca HSBC avrebbe riciclato circa 881 milioni di
dollari dei cartelli di Sinaloa, Juarez e Los Zetas, tutti implicati
negli omicidi dei loro familiari. Due delle vittime in questione sono
gli agenti speciali dell’Immigrazione USA, Jaime Zapata e Victor Avila,
uccisi da sicari nel 2011 nella città messicana di San Luis Potosì.
Parte
della causa sono anche i parenti di Lesley Enriquez Redelfs, al momento
della morte incinta di quattro mesi e impiegata presso il consolato
americano di Ciudad Juarez, e il marito Arthur Redelfs. I due coniugi
erano stati assassinati in questa stessa città del Messico
settentrionale nel 2010 di ritorno da una festa di compleanno. Rafael
Morales Valencia, infine, sempre nel 2010 venne rapito e ucciso, assieme
al fratello e a uno zio, di fronte a una chiesa il giorno del suo
matrimonio.
Il caso di Jaime Zapata aveva trovato ampia eco negli
Stati Uniti alcuni anni fa, poiché l’arma automatica utilizzata nel suo
assassinio era collegata alla controversa operazione clandestina “Fast
and Furious”, attraverso la quale gli agenti della AFT (“Bureau of
Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives”) avevano facilitato la
fornitura di armi ai cartelli messicani tramite intermediari con
l’intento di rintracciare i destinatari finali.
L’accusa di
riciclaggio a favore dei narcos messicani contro HSBC è pressoché
incontestabile. Nel 2012, infatti, il governo americano aveva accettato
un patteggiamento con questa banca, la quale, in cambio di una sanzione
da quasi due miliardi di dollari, aveva ammesso di avere riciclato
centinaia di milioni di dollari generati dai traffici illeciti dei
cartelli e passati attraverso le proprie filiali in Messico e negli
Stati Uniti.
A
queste pratiche fa riferimento la denuncia da poco intentata. Negli
atti si legge che “HSBC ha implementato intenzionalmente misure
anti-riciclaggio inadeguate” per “garantire il flusso non documentato di
miliardi di dollari attraverso le proprie banche”. Di ciò ne aveva
parlato pubblicamente anche il responsabile per le operazioni di
anti-riciclaggio di HSBC Messico dopo avere rassegnato le dimissioni.
Per l’ex dirigente, i vertici della banca “non avevano alcun rispetto
per i controlli sul riciclaggio o per i rischi a cui il gruppo poteva
essere esposto”, visto che a caratterizzare la loro condotta era la
“cultura del profitto e degli obiettivi a qualsiasi costo”.
Il
caso del 2012 si era in ogni caso concluso praticamente senza
conseguenze per HSBC, ad esclusione di una multa di fatto simbolica e
che corrisponde a una sorta di dazio da pagare per continuare a fare
soldi a palate in violazione della legge.
In quell’occasione, lo stesso Dipartimento di Giustizia USA aveva
ammesso che i grandi istituti sono al di sopra della legge, dal momento
che, come aveva confermato l’allora assistente del ministro per i
crimini finanziari, Lanny Breuer, essi sono ormai troppo grandi e
importanti per essere sottoposti a un processo penale. L’incriminazione
formale di questi colossi e dei loro vertici, infatti, potrebbe
provocare pericolose scosse per il sistema finanziario internazionale.
Addirittura,
per molti analisti il denaro riciclato dei cartelli della droga ha
costituito un fattore determinante per la sopravvivenza stessa di molte
grandi banche dopo la crisi finanziaria del 2008.
A confermare questa realtà era stato anche un rapporto commissionato
qualche anno fa dall’allora direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite
per il Controllo della Droga e la Prevenzione del Crimine (UNODC),
l’italiano Antonio Maria Costa, secondo il quale “il denaro proveniente
dalle attività criminali ha rappresentato l’unico capitale liquido per
investimenti a disposizione di molte banche al picco della crisi”, così
come “i prestiti interbancari sono stati finanziati dai proventi del
traffico di droga”.
La causa legale avviata la settimana scorsa
in Texas ha dunque riproposto la questione del ruolo cruciale svolto
dalle grandi banche per il successo economico dei cartelli del
narco-traffico. Le attività delle prime sembrano essere insomma
caratterizzate da un livello di criminalità non di molto inferiore a
quelle di questi ultimi.
L’arricchimento di entrambi, inoltre, è reso possibile dalle
condizioni create in paesi come il Messico dalle politiche del governo
di Washington, principale responsabile del persistere delle condizioni
politiche, economiche e sociali in cui i cartelli possono operare.
HSBC
non è comunque l’unica banca a essere coinvolta in questi traffici e
nemmeno a essere al centro di indagini o negoziati con il governo
americano. Ad esempio, Wachovia, acquisita da Wells Fargo nel 2008,
aveva pagato al Dipartimento di Giustizia USA una sanzione da 160
milioni di dollari nel 2010 dopo che erano emerse prove dell’attività di
riciclaggio presso le sue filiali di almeno 100 milioni di dollari
provenienti dal traffico di stupefacenti.
Il fenomeno è però di portata ben maggiore. Secondo alcune stime governative, citate dal sito web investigativo Insight Crime,
i cartelli internazionali della droga riciclerebbero non meno di 85
miliardi di dollari ogni anno attraverso istituti e compagnie registrate
negli Stati Uniti.
Per quanto riguarda il procedimento in corso,
il possibile esito appare incerto. Innanzitutto, come già ricordato, le
grandi banche come HSBC godono di fatto della protezione del sistema
politico e giudiziario negli USA come altrove.
Poi, come ha
spiegato alla stampa d’oltreoceano l’ex sottosegretario al Dipartimento
del Tesoro, Jimmy Gurulé, “i querelanti dovranno dimostrare che la banca
ha fornito appoggio ai cartelli sapendo, o aspettandosi, che il denaro
sarebbe stato utilizzato per commettere crimini violenti”. Allo stesso
tempo, però, trattandosi di un procedimento civile, l’onere della prova
non sarà così pesante come in ambito penale, dove la colpevolezza
dell’accusato deve essere dimostrata “al di là di ogni ragionevole
dubbio”.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento