Chissà cosa deve aver pensato il giornalista britannico, Anthony Loyd, quando in un video trovato su facebook che ritraeva un gruppo di combattenti sostenuti dal governo statunitense – oltre che dalla Turchia – e operante nel nord della Siria ha riconosciuto alcuni dei suoi rapitori. Alcune delle cose che ha pensato – almeno quelle che era possibile scrivere … – il giornalista le ha messe nero su bianco su un articolo pubblicato dal quotidiano britannico Times, in cui denuncia la vicenda.
Loyd fu catturato nel maggio del 2014 con un collega da un gruppo di ‘ribelli’ mentre seguiva la guerra in Siria. I ribelli lo picchiarono e gli spararono anche, e lo ferirono ad una gamba, mentre il suo collega, il fotografo Jack Hill, fu selvaggiamente malmenato. Dopo un periodo infernale trascorso nelle mani dei rapitori – e forse il pagamento di un riscatto – i due reporter vennero liberati su ordine dei comandanti del gruppo.
Ora, a distanza di due anni da quegli eventi, Loyd afferma di aver riconosciuto l’uomo che gli ha sparato alcuni colpi ad una gamba in un video che mostra appunto dei “ribelli” appartenenti ad uno dei gruppi sostenuti, foraggiati e armati in Siria dalla Cia. I ‘ribelli moderati’ in questione sono ritratti mentre festeggiano la conquista, avvenuta pochi giorni fa, della località di al-Rai, al confine della Turchia.
"Aveva sparato su di me tra una folla di spettatori dopo avermi barbaramente picchiato, accusandomi di essere una spia della Cia. Adesso, a quanto sembra, lavora per l’agenzia" ha scritto Anthony Lloyd sul Times, aggiungendo sconcertato: "Questi uomini sono gli ultimi alleati in ordine di tempo degli Occidentali contro lo Stato Islamico in Siria". Poi, manifestando una ingenuità che non si addice ad un giornalista di guerra, ha spiegato di aver chiesto, invano, all'esercito statunitense come è possibile che un personaggio del genere, un "noto sequestratore legato ai fondamentalisti islamici (…) possa essere riuscito a passare le procedure di verifica statunitensi". Ovviamente i comandi militari di Washington si sono ben guardati dal rispondere alle richieste di chiarimenti a proposito di Hakim Abu Jamal, noto anche come Abd Al-Hakim Al-Jassin e Hakim Ansa, due fratelli del quale fanno parte del Fronte Fatah al Sham, cioè la sigla che il Fronte al Nusra (al Qaeda in Siria) ha cominciato ad utilizzare qualche mese fa nel tentativo di accreditarsi come legittimo interlocutore delle potenze occidentali e arabe in Siria. Attualmente Hakim Abu Jamal guida una brigata del gruppo denominato “Sultan Murad”, formato da combattenti turkmeni del nord della Siria.
Attualmente i diversi apparati di sicurezza statunitensi si dividono i compiti in Siria, operando apparentemente in contraddizione tra loro. Se il Pentagono ed alcuni dipartimenti della Casa Bianca sostengono attivamente le Forze Democratiche Siriane, composte dalle Unità di Autodifesa Popolare (Ypg) curde ma anche da alcuni battaglioni precedentemente aderenti al cosiddetto Esercito Siriano Libero, e da brigate formate dalle popolazioni sunnite, siriache e turcomanne che vivono nel nord della Siria, la Cia e altre ‘agenzie’ riforniscono di armi e danno supporto logistico a gruppi di ribelli islamisti (in certi casi anche jihadisti), inquadrati o meno nell’Els, che rispondono però soprattutto agli interessi (e agli ordini) del regime turco e che sono impegnate da qualche tempo proprio nel contrasto dell’avanzata curda nel nord della Siria, al seguito delle truppe corazzate e dei commandos di Ankara.
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