di Michele Paris
Perfettamente in linea con lo spirito dei primi provvedimenti
adottati dopo l’ingresso alla Casa Bianca, martedì sera il
neo-presidente Donald Trump ha nominato ufficialmente il giudice
federale ultra-conservatore Neil Gorsuch per occupare il posto alla
Corte Suprema degli Stati Uniti lasciato vacante dal decesso di Antonin
Scalia quasi un anno fa. Gorsuch è stato scelto fra tre giudici che
avevano superato la selezione di Trump e che erano stati sostanzialmente
proposti da ex membri Repubblicani del governo e organizzazioni e
gruppi di ricerca in ambito legale con inclinazioni marcatamente
conservatrici.
L’annuncio della nomina del 49enne giudice della
corte federale d’appello di Denver, in Colorado, è avvenuto nel corso di
un bizzarro evento alla Casa Bianca dai contorni da reality show. In un
discorso di presentazione durato 15 minuti, Trump ha elogiato in
maniera decisamente spropositata sia il nuovo candidato al più altro
tribunale americano sia il suo predecessore, l’arci-reazionario Scalia,
del quale Gorsuch sembra appunto il degno erede.
Quest’ultimo
incarna tutti i “valori” della destra americana più estrema, essendosi
distinto nel corso della sua carriera legale per l’impegno a favore
dell’oscurantismo religioso, della difesa degli interessi del business
privato e delle forze di polizia contro i diritti democratici della
popolazione.
Gli ambienti di destra negli Stati Uniti sono andati
in visibilio dopo la notizia della nomina di Trump e in molti hanno
celebrato gli orientamenti “originalista” e “testualista” di Gorsuch
nell’approccio alla Costituzione. La stessa attitudine denotava il
defunto giudice Scalia e consiste sostanzialmente in un metodo di
giudizio arbitrario e tendenzioso dei casi all’attenzione della corte,
secondo il quale andrebbe fatto riferimento il più possibile al
significato originario del testo costituzionale come concepito alla fine
del XVIII secolo, senza troppo riguardo per i cambiamenti sociali
registrati fino a oggi.
Per comprendere la predisposizione verso
la legge di Gorsuch è utile ricordare il contesto familiare e giuridico,
imbevuto di pseudo-ideali di destra, nel quale si è formato. La madre,
Anne Gorsuch Burford, era stata ad esempio scelta nel 1981 dall’allora
presidente Reagan per guidare l’Agenzia federale per la Protezione
Ambientale (EPA), con il preciso compito di limitarne drasticamente le
funzioni se non di smantellarla del tutto.
La madre del giudice
Gorsuch aveva quasi dimezzato il bilancio dell’EPA nei primi due anni,
ma il suo lavoro s’interruppe quando fu costretta alle dimissioni a
causa del rifiuto di riferire al Congresso le modalità con cui erano
stati spesi dei fondi speciali, assegnati all’agenzia da lei guidata, da
utilizzare per lo smaltimento di rifiuti tossici.
Le personalità
che Gorsuch ha invece citato nel suo discorso di martedì alla Casa
Bianca e che avrebbero avuto la maggiore influenza sul suo pensiero sono
lo stesso Scalia e un altro giudice dalle tendenze reazionarie, David
Sentelle. Sponsorizzato dal senatore Repubblicano ultra-reazionario
Jesse Helms, quest’ultimo era stato protagonista negli anni Novanta di
almeno un paio di vergognose vicende legali.
Nel 1990 aveva fatto
parte della maggioranza in un gruppo di giudici che aveva cancellato le
accuse a carico dei due principali responsabili delle operazioni
relative al caso “Iran-Contra” nell’amministrazione Reagan, Oliver North
e John Poindexter. Qualche anno più tardi, Sentelle avrebbe invece
rimosso dal suo incarico il “procuratore speciale” indipendente Robert
Fiske, impegnato a indagare sul cosiddetto scandalo “Whitewater” che
aveva coinvolto l’allora presidente Bill Clinton.
Fiske non aveva
trovato nulla che potesse giustificare un’incriminazione e al suo posto
venne nominato Kenneth Starr, fazioso ex membro dell’amministrazione
Reagan che avrebbe dato il via a una vera e propria caccia alle streghe
per giungere all’impeachment di Clinton.
Neil Gorsuch, da parte
sua, era salito alla ribalta nazionale qualche anno fa per aver fatto
parte della maggioranza di una giuria togata in un caso che metteva di
fronte i proprietari, di religione cristiana evangelica, della catena di
negozi Hobby Lobby e una loro dipendente. La famigerata sentenza,
confermata dalla Corte Suprema, stabiliva che una compagnia privata ha
il diritto di rifiutarsi di includere strumenti di contraccezione nei
piani sanitari offerti ai propri impiegati se ciò va contro i principi
religiosi professati dai proprietari.
Oltre che nelle sentenze,
Gorsuch fin dai tempi del college ha espresso i propri orientamenti
legali e il disprezzo per il progressismo in editoriali e articoli
giornalistici. Sulla conservatrice National Review nel 2005 aveva ad
esempio criticato l’istituto della “class-action”, definito un modo a
disposizione di lavoratori e poveri per “arricchirsi rapidamente”. Il
candidato di Trump alla Corte Suprema ha d’altra parte lavorato anche
per studi legali privati, difendendo prevalentemente gli interessi di
grandi aziende.
Il New York Daily News ha inoltre
rintracciato una serie di opinioni espresse da Gorsuch su un giornale
pubblicato dalla Columbia University, dove si laureò nel 1988. In esse,
Gorsuch si lamentava tra l’altro per i “pregiudizi liberal” della
maggior parte degli studenti, mentre, in altre occasioni, criticava un
gruppo di manifestanti contro aziende americane che facevano profitti
grazie all’apartheid in Sudafrica e applaudiva Reagan per i
finanziamenti segreti ai Contras in Nicaragua.
La
candidatura di Neil Gorsuch dovrà essere ora valutata e approvata a
maggioranza dal Senato americano. Molti Democratici hanno promesso
battaglia, visto che dopo la morte di Scalia la leadership Repubblicana
si era rifiutata anche solo di considerare il giudice proposto da Obama
per sostituirlo alla Corte Suprema. La scommessa dei Repubblicani era di
attendere fino a dopo le elezioni di novembre, in modo da avere un
nuovo candidato scelto da un presidente del loro partito.
Non
tutte le reazioni dei senatori del Partito Democratico hanno avuto però
un tono di sfida. Il senatore dell’Oregon, Jeff Merkley, ha promesso un
ostruzionismo a oltranza per bloccare la nomina di Gorsuch a un seggio
che ha definito “rubato” ai Democratici e a Obama. Su posizioni simili
si sono subito attestati anche altri senatori considerati “liberal”, ma i
centristi e quelli provenienti da stati vinti da Trump nelle
presidenziali e attesi tra meno di due anni da un delicato appuntamento
elettorale si sono dimostrati molto più cauti se non apertamente
disponibili ad approvare Gorsuch.
Il leader della minoranza al
Senato, Charles Schumer, ha ostentato un atteggiamento bellicoso in una
dichiarazione rilasciata martedì, minacciando il possibile ricorso al
“filibuster”, ovvero il meccanismo parlamentare per cui viene richiesta
una maggioranza di 60 voti per dare il via libera alla nomina. Al
Senato, i Repubblicani dispongono di 52 seggi, contro i 48 dei
Democratici. Schumer, però, ha vincolato il possibile ostruzionismo
Democratico al solo comportamento che terrà Gorsuch nelle audizioni di
fronte ai senatori.
L’eventuale, anche se improbabile,
ostruzionismo dei senatori dell’opposizione potrebbe comunque spingere i
leader Repubblicani ad adottare una misura drastica, cioè il
cambiamento delle regole di voto per abolire il “filibuster” sulle
nomine presidenziali dei giudici della Corte Suprema. In questo caso
basterebbero 51 voti per confermare i candidati.
Parecchi
Repubblicani sono contrari a una misura di questo genere, nonostante
Trump si sia dimostrato favorevole, più che altro perché si
trasformerebbe in un’arma in mano ai Democratici se la maggioranza al
Senato dovesse cambiare nel prossimo futuro. La disponibilità a
modificare una norma che rappresenta un caposaldo del regolamento del
Senato è però molto più diffusa oggi rispetto al recente passato, anche
perché gli stessi Democratici qualche anno fa avevano abolito il
“filibuster” per le nomine presidenziali dei giudici, ad esclusione di
quelli della Corte Suprema.
Secondo le analisi dei media
americani, la minaccia di ostruzionismo dei Democratici potrebbe alla
fine lasciare posto a una certa collaborazione con i Repubblicani. La
leadership dell’opposizione starebbe studiando una strategia per cui
Gorsuch sia confermato senza particolari intoppi, mentre la vera
battaglia verrebbe rinviata alla possibile prossima nomina di Trump di
un altro giudice della Corte Suprema.
In ballo ci sono gli
equilibri ideologici di questo tribunale. La morte di Scalia aveva messo
a rischio la maggioranza conservatrice della corte e per questa ragione
i Repubblicani avevano congelato la nomina di Obama del giudice
moderato Merrick Garland. La conferma di Neil Gorsuch non cambierebbe
però le cose rispetto al periodo precedente il decesso di Scalia, mentre
sarebbe l’eventuale ritiro del giudice centrista Anthony Kennedy,
ipotizzato da tempo, a scatenare un’autentica battaglia per il
predominio ideologico della corte.
L’80enne
Kennedy, solitamente di orientamento moderato nei casi che implicano la
difesa dei diritti sociali e in genere conservatore in quelli che hanno
a che fare con questioni economiche, è spesso l’ago della bilancia
della Corte Suprema. Il suo ritiro potrebbe perciò decidere delle sorti
del tribunale costituzionale americano, nonché dei diritti democratici,
per i prossimi decenni, vista anche la predilezione dei presidenti a
scegliere giudici sempre più giovani per un incarico che non prevede
scadenze.
L’impressione, ad ogni modo, è che i Democratici
finiranno per capitolare e consentire la conferma di Neil Gorsuch, a
favore del quale, d’altra parte, il partito oggi all’opposizione al
Congresso aveva votato unanimemente nel 2006 dopo che era stato scelto
da George W. Bush come giudice federale in Colorado.
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