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13/02/2017

La RAI e le “continue provocazioni” di Pyongyang

Il TG2 parlerà di provocazione, come ha fatto ieri in coincidenza con il test missilistico nordcoreano, quando la Corea del Sud procederà alla proprie prove di lancio? Ci saranno i canonici “servizi” della innominabile corrispondente da New York sulle “continue provocazioni” di Pyongyang? Parleranno gli annunciatori del TG2 delle “risolute prese di posizione” di UE, Nato e Farnesina contro la “minaccia a pace e sicurezza internazionali”? Ci rassicureranno le annunciatrici sul fatto che tali missili non sono in grado di raggiungere gli Stati Uniti (iddio sia lodato!), anche se potrebbero minacciare le basi USA di Okinawa e di Guam, che nessun annunciatore o corrispondente si è mai preoccupato di spiegarci cosa ci stiano a fare sul territorio giapponese o in mezzo al Pacifico? Staremo a vedere.

Per il momento, ci si limita a segnalare che, mentre il Consiglio di sicurezza dell'ONU si riunirà oggi su richiesta di Washington, Tokyo e Seoul, per la violazione nordcoreana del divieto di usare tecnologia balistica nel lancio di missili, la stessa Seoul ha annunciato di considerare la possibilità di procedere a propri test di missili balistici, (presumibilmente Hyunmoo-2A e Hyunmoo-2B: rispettivamente 300 e 500 km di gittata) “in risposta a qualunque aggressione dal Nord”.

Riguardo al lancio nordcoreano di ieri, effettuato dal poligono della provincia di P'yŏngan-pukto, al confine con la Cina, alla presenza del presidente Kim Jong Un, il razzo, sparato da un lanciatore mobile, dopo aver coperto una distanza di circa 500 km a un'altezza di 550 km, è caduto in acqua nel bacino del mar del Giappone, fuori delle acque territoriali giapponesi.

Seoul afferma essersi trattato di una “provocazione armata, per mettere alla prova la nuova amministrazione americana”, proprio nel giorno dell'incontro in Florida tra Donald Trump e il primo ministro giapponese Shinzo Abe. Il quale Abe, dagli USA, ha dato istruzioni a tutte le strutture statali di tenersi pronte a qualunque sviluppo degli avvenimenti, mentre Trump ha dichiarato di appoggiare “al 100%” le posizioni giapponesi. Anche da Tokyo, per non esser da meno del vicino orientale – un tempo suddito e oggi “alleato” – si è qualificato il lancio come “un'inammissibile provocazione” e, nel corso della seduta straordinaria del Consiglio di sicurezza nazionale, è stata espressa una “dura protesta”.

D'altra parte, alla Casa Bianca hanno dichiarato di non esser sorpresi del lancio e che l'amministrazione sta considerando diverse varianti di risposta, comprese nuove sanzioni e il rafforzamento della presenza militare, pur volendo “evitare un'escalation nella regione”.

Da Bruxelles si chiede a Pyongyang di “astenersi dall'ulteriore accrescimento della tensione e rinnovare il dialogo reale e concreto con la comunità internazionale”, mentre si è in trepida attesa di una dichiarazione dell'Alto Rappresentante per la politica estera.

Stamani, l'agenzia cinese Xinhua riporta una nota sudcoreana secondo cui il “Pukguksong-2” della RDPC sarebbe un nuovo modello balistico a combustibile solido e a medio raggio (IRBM), basato sulla tecnologia dei missili balistici lanciati da sommergibili (SLBM). Si tratterebbe di una versione intermedia tra gli SLBM (portata 2.000-2.500 km) e i Musudan (Hwasong-10, gittata 3.000-3.500 km), in grado di coprire una distanza di 2.500-3.000 km. La nordcoreana KCNA definisce oggi un successo il test del “Pukguksong-2” a media e lunga gittata e parla di “nuovo tipo di arma strategica”, basata sul missile balistico lanciato da sommergibile lo scorso agosto.

Quasi a rispondere direttamente ai lamenti del TG2 sulla “provocazione nordcoreana”, il presidente della Commissione esteri del Senato russo, Konstantin Kosačev, ha dichiarato che le risposte unilaterali di USA, Corea del Sud e Giappone al test missilistico di Pyongynag “non fanno altro che aumentare la già di per sé alta tensione”. Ogni risposta della comunità internazionale dovrebbe essere approntata congiuntamente nel quadro del Consiglio di sicurezza ONU o in colloqui a sei: Corea del Nord, Corea del Sud, Russia, Cina, Giappone e Stati Uniti, ha detto Kosačev.

Per ora, non resta che rimanere in attesa delle grida di dolore dei telegiornali di casa nostra sulle “continue provocazioni” date dai bombardieri strategici USA a Guam e dei prossimi sistemi THAAD in Corea del Sud.

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