di Michele Paris
La consueta lista annuale dei miliardari del pianeta, pubblicata recentemente dalla rivista Forbes,
ha registrato un sensibile aumento dei membri di questa sorta di club
super-esclusivo in concomitanza con l’accelerazione generalizzata di
politiche di regressione sociale imposte a miliardi di persone che
vedono sempre più come un miraggio anche solo la parvenza di una vita
dignitosa.
A fronte delle promesse e degli impegni a
redistribuire più equamente le ricchezze, pronunciati nei parlamenti,
nelle sedi dei governi o nel corso dei vertici internazionali, dove sono
protagonisti i rappresentanti politici dei super-ricchi elencati da Forbes se non, talvolta, direttamente questi ultimi, i numeri reali continuano a indicare una tendenza diametralmente opposta.
Forbes ha
rilevato per il 2016 ben 233 nuovi miliardari che hanno fatto salire il
numero complessivo nel mondo a 2.043. Per la prima volta in 31 anni, la
lista stilata dalla rivista statunitense include in questa occasione un
numero di miliardari superiore alle duemila unità.
L’ingresso di un numero così alto di super-ricchi nell’elenco di Forbes ha
determinato anche un aumento delle ricchezze complessive dei miliardari
di circa il 18% rispetto all’anno precedente, portandole alla cifra
quasi inconcepibile di 7.670 miliardi di dollari. Questo dato è
superiore al PIL di tutti i paesi del mondo, a esclusione di quelli di
Stati Uniti, Unione Europea nel suo insieme e Cina.
La persona
più ricca del mondo è ovviamente ancora una volta il fondatore di
Microsoft, Bill Gates, il quale ha beneficiato di un aumento di 11
miliardi di dollari delle proprie fortune, giunte ora a 86 miliardi. A
inseguire Gates c’è il re della speculazione globale, Warren Buffett,
con i suoi 86 anni e 75,6 miliardi di dollari il più anziano tra i primi
dieci miliardari planetari.
Al terzo posto si trova poi il
fondatore e CEO di Amazon, Jeff Bezos, il quale ha fatto registrare
l’aumento di ricchezza più consistente nel 2016, pari a 27,6 miliardi di
dollari, e ora (relativamente) a un passo da Buffett con un totale di
72,8 miliardi.
A conferma del livello altissimo di competizione
ai vertici più estremi del capitalismo globale, il messicano Carlos Slim
si è visto scivolare indietro di due posizioni nella classifica di Forbes – dalla quarta alla sesta – nonostante nel 2016 abbia aggiunto al proprio patrimonio qualcosa come 4,5 miliardi di dollari.
Prima
di Slim si sono piazzati lo spagnolo Amancio Ortega (71,3 miliardi di
dollari), numero uno della multinazionale Inditex, proprietaria del
marchio di abbigliamento Zara, anch’egli in discesa di due posizioni, e
Mark Zuckerberg (56 miliardi) di Facebook. A chiudere la “top ten” del
privilegio più inarrivabile sono infine Larry Ellison (52,2 miliardi) di
Oracle, i fratelli Charles e David Koch (48,3 miliardi a testa) delle
Koch Industries e l’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg (47,5
miliardi).
I
dieci individui più facoltosi del pianeta possiedono complessivamente
più di 610 miliardi di dollari, cioè più del PIL dell’Argentina o della
Nigeria, paesi che contano rispettivamente 43 e 188 milioni di abitanti.
Da un altro punto di vista, i primi otto della lista si spartiscono una
quantità di ricchezze pari a quelle detenute dalla metà più povera
della popolazione del pianeta, ovvero 3,6 miliardi di persone.
Anche
nel 2016, gli Stati Uniti hanno fornito il maggior numero di miliardari
(565), tra cui il neo presidente Trump, al numero 544 della classifica
con 3,4 miliardi di dollari, seguiti da Cina (319) e Germania (114). Al
quarto posto si trova l’India con ben 101 miliardari, nonostante in
questo paese lo stipendio medio giornaliero si aggiri attorno ai 4 euro.
La lista più recente dei miliardari di Forbes è
probabilmente il più noto dei numerosi studi e accorpamenti di dati che
indicano come la crisi finanziaria del 2008-2009 abbia accelerato il
processo di concentrazione della ricchezza al vertice della piramide
sociale.
Questo scenario, anche se caratterizzato da un aumento
del numero totale degli individui che possono permettersi virtualmente
qualsiasi bene o lusso, non è in nessun modo un sintomo di salute del
capitalismo internazionale, ma è piuttosto il segnale della corsa verso
il disastro di un sistema economico insostenibile da tutti i punti di
vista.
A rafforzare questa tesi è anche il fatto che l’incremento
delle ricchezze per pochissimi privilegiati deriva in larga misura non
da attività produttive che contribuiscono al benessere generale, sia
pure in maniera relativa e limitata, bensì da operazioni finanziarie
speculative che per lo più sottraggono risorse preziose alla società per
alimentare un’accumulazione senza senso da parte dei possessori di
grandi patrimoni.
Non a caso lo sfondamento del muro dei duemila
miliardari è arrivato dopo mesi di crescita record degli indici di
borsa, soprattutto negli Stati Uniti, grazie dapprima alle artificiose
politiche “espansive” delle banche centrali e in seguito, sempre per
quanto riguarda la situazione americana, alle prospettive di
deregulation selvaggia del business fatte intravedere
dall’amministrazione Trump.
A questo quadro fa da contrappunto
una stagnazione, nella migliore delle ipotesi, dell’economia reale, ma
anche tassi di disoccupazione ostinatamente elevati e contrazione del
potere d’acquisto di lavoratori e classi medie.
In definitiva, la ricchezza smisurata celebrata da Forbes è
possibile solo grazie a processi, uguali in tutti i paesi, che
producono devastazione sociale precisamente per spostare le risorse
economiche dalle classi più deboli alle élites. Mentre Gates, Buffett,
Bezos e qualche altro migliaio di super-ricchi ingigantiscono i loro
patrimoni, centinaia di milioni o miliardi di persone sono private di
servizi pubblici vitali, del lavoro, dell’accesso alla cultura e
all’istruzione, quando non alla stessa sopravvivenza.
La
giustificazione offerta dai governi di tutto il mondo per
l’implementazione di misure di austerity che sembrano non avere fine è
indistintamente quella della scarsità delle risorse o della necessità di
vivere secondo i mezzi esistenti, cioè sempre più esigui.
Come dimostra anche la classifica di Forbes,
al contrario, il pianeta dispone abbondantemente della ricchezza
necessaria a soddisfare le necessità fondamentali di tutti i suoi
abitanti e a garantire livelli di vita decenti e sostenibili.
L’ostacolo, tuttavia, è rappresentato da una distribuzione irrazionale e
da una tendenza alla concentrazione di beni nelle mani di pochi che,
nel quadro dell’attuale sistema economico e politico, risulta di fatto
impossibile da invertire.
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