Sembra essersi concluso lo stallo politico che durava da cinque mesi in Marocco: sabato, infatti, il primo ministro Saadeddine el-Othmani (Partito Giustizia e Sviluppo, Pjd)
ha annunciato a Rabat di essere riuscito a trovare una intesa con altri
cinque partiti per la formazione di un governo di coalizione. “Faremo
un passo alla volta. Dobbiamo superare i precedenti ostacoli – ha
dichiarato il premier che poi ha aggiunto – ora che abbiamo definito i
membri del governo, ci restano da compiere altri tre passi: definire
l’organigramma e la struttura del governo, stabilire i ministeri e,
infine, i dipartimenti ministeriali che ciascun partito della coalizione
amministrerà”. El-Othmani ha poi affermato che le priorità del
suo governo saranno la stabilità politica, la riforma della giustizia,
l’istruzione, lo sviluppo rurale e la questione energetica.
L’annuncio fatto sabato dal premier è tutt’altro che banale: il suo
partito islamista, infatti, aveva vinto le elezioni parlamentari ad
ottobre, ma non aveva conquistato abbastanza seggi per governare da
solo. Obbligato quindi a formare un governo di coalizione, il precedente leader del Pjd, il carismatico Abedelilah Benkirane, non era però riuscito a trovare possibili partner. L’impasse politica aveva quindi indotto lo scorso 17 marzo il re Mohammed VI a sostituirlo con el-Othmani
(figura numero due del Pjd) che ha subito incominciato a lavorare per
appianare le differenze con i partiti rivali. Secondo molti commentatori
l’intervento del monarca è stato “insolito”, ma “necessario”: la
protratta crisi politica stava danneggiando l’economia e intaccando
l’immagine di Paese sicuro e affidabile che Rabat vuole trasmettere in
campo regionale e internazionale.
La coalizione governativa annunciata sabato includerà, accanto al Pjd, l’Rni (Raggruppamento nazionale degli Uomini liberi) e l’Uc (Unione costituzionale) entrambi favorevoli all’economia di mercato, il conservatore Mp (Movimento popolare) e i socialisti Usfp (Unione socialista delle forze popolari) e Pps (Partito
del Progresso e del Socialismo). Proprio la possibile presenza dei
socialisti dell’Usfp all’interno della squadra governativa – alleanza su
cui aveva molto insistito Rni – era stata una delle cause principali
del fallimento dei precedenti negoziati diretti da Benkirane.
In base all’intesa annunciata da el-Hothmani, la coalizione
disporrà di 240 seggi sui 395 complessivi della Camera dei
rappresentanti (la camera bassa del Parlamento). Secondo alcuni
commentatori, l’inclusione di quattro piccoli partiti affianco al Rni
indebolirà il Pjd poiché queste formazioni sono molto vicine alla
monarchia. L’Rni, ad esempio, è guidato dal ministro dell’Agricoltura
Aziz Akhnannouch che è legato da una forte amicizia con il sovrano. Una
vicinanza con il “palazzo” che Benkirane aveva provato a scongiurare
fino alla fine del suo incarico.
All’opposizione resterà invece il Pam (Partito dell’autenticità e modernità), la seconda forza parlamentare dopo il Pjd. A fargli compagnia dovrebbe essere anche il conservatore Istqlal
che è stato alleato di coalizione degli islamisti dal 2012-2013 prima
che le due compagini si scontrassero per la riforma economica. Il
partito islamista è giunto al potere nel 2011 quando il re Mohammed Vi
ha ceduto alcuni suoi poteri in seguito alle proteste della cosiddetta
Primavera araba che hanno sconvolto il Medio Oriente e il Nord Africa.
Secondo la legge elettorale marocchina, nessun partito può avere una
maggioranza assoluta e pertanto un governo di coalizione è necessario in
un sistema dove però è il monarca a detenere la parola finale.
Venerdì, intanto, il Consiglio di sicurezza e pace
dell’Unione Africana ha esortato Rabat ad intraprendere un dialogo
diretto con il Fronte Polisario affinché possa essere messa la parola
fine alla questione del Sahara occidentale. A riferire la
notizia è l’agenzia Quds Press. Dopo aver espresso la sua soddisfazione
per il ritorno di Rabat nell’Unione Africana (UA), il Consiglio ha
invitato le due parti ad iniziare “negoziati diretti e senza condizioni
in base all’articolo 3 della costituzione interna dell’organizzazione
[Ua, ndr]”. Quds Press, citando un’agenzia marocchina, ha poi fatto
sapere che l’Unione Africana ha chiesto un “monitoraggio regolare” della
situazione nel Sahara occidentale, l’organizzazione di una “visita di
campo” nel 2017 e ha esortato la Commissione dell’Au a prendere misure
“immediate” per riaprire i suoi uffici nella città saharawi di Laayoune.
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