Una serie di fatti accaduti negli ultimi giorni ripropone con forza ed urgenza il problema della repressione e dell'utilizzo di polizia e carabinieri nella normale dialettica sociale in Italia. Un problema che è prima di tutto politico e che implica una valutazione sul livello di democrazia che si vive nel paese prima ancora che sui singoli eventi.
Il Ministro Minniti è l'artefice primo di tale svolta autoritaria ma è del tutto evidente che è l'intera compagine governativa che è ormai in piena crisi politica e non riesce a gestire una fase delicata e difficile nella quale i diktat dell'Unione Europea, della BCE e della grande finanza internazionale si fanno sempre più stringenti, aumenta la disoccupazione e le condizioni di una larga parte della popolazione si fanno sempre più pesanti dal punto di vista della sostenibilità economica e sociale.
Si ricorre quindi al manganello e ai blindati da mandare in piazze colme di lavoratori, si fermano pullman sull'autostrada, si procede a fermi e a riconoscimenti immotivati, si tenta di provocare scontri con i manifestanti per poi giustificare repressione, fogli di via ed arresti.
Solo negli ultimi giorni si sono succeduti alcuni eventi gravi e preoccupanti.
Si è iniziato nei giorni precedenti la manifestazione del 25 marzo con una campagna “terroristica” di partiti, istituzioni e stampa che preannunciava scontri di piazza, black-bloc, e una messa a fuoco della città che non c'è stata. C'è stata invece una pacifica manifestazione di Eurostop con uno schieramento di "forze dell'ordine" mai visto, ci sono stati pullman fermati sull'autostrada e centinaia di manifestanti riconosciuti e portati nel CIE di Tor Cervara, c'è stato un percorso circondato minacciosamente con blindati e poliziotti, c'è stato alla fine un corteo spezzato in due con un intervento del tutto immotivato sperando in una reazione che non c'è stata.
Poi attivisti della NO TAV, tra i quali Nicoletta Dosio, in un clima esasperato di continua repressione, sono stati condannati per aver difeso la loro terra dalla speculazione e dalla distruzione ambientale.
In questi giorni a Melendugno in Puglia una manifestazione con donne, bambini e sindaci che protestavano per l’espianto degli ulivi e la realizzazione del gasdotto Tap sono stati brutalmente aggrediti dalle forze di polizia.
Ieri durante una manifestazione sindacale nello stabilimento della Coca Cola di Nogara alla quale partecipavano i lavoratori della logistica in lotta contro i licenziamenti, le loro mogli e i loro figli, alcune guardie private hanno usano pistole elettriche per disperdere i manifestanti ferendone alcuni.
La notte scorsa a Roma sono stati effettuati fermi, perquisizioni e provvedimenti cautelari nei confronti di militanti antifascisti sembrerebbe per fatti risalenti a un anno fa.
Oggi, 30 marzo, in occasione dello sciopero dei precari della pubblica amministrazione indetto da Usb si è svolto un presidio presso Palazzo Vidoni. Molti pullman che portavano manifestanti a Roma sono stati fermati dalla polizia. Riconosciuti e fotografate le lavoratrici ed i lavoratori quasi fossero pericolosi delinquenti, mentre centinaia di carabinieri e agenti di polizia con caschi, scudi e tanti blindati hanno accerchiato i manifestanti a Palazzo Vidoni.
Sono tutti fatti gravi e assolutamente inaccettabili, fuori da ogni logica democratica e che ricordano altri decenni e anche infausti "ventenni" per il nostro paese.
Pensare di poter ridurre le vertenze sindacali, gli scioperi e le manifestazioni a problemi di ordine pubblico dimostra l'assoluta mancanza di volontà politica di affrontare i problemi sociali e una sempre più marcata caratterizzazione autoritaria di questo governo e della gestione del paese.
Il Ministro Minniti ha evidentemente l'intenzione di imprimere un ulteriore forte restringimento delle libertà democratiche per nascondere con la repressione poliziesca ed una vergognosa campagna mediatica, l'estrema debolezza politica del governo e la forte ventata di autoritarismo che sta investendo l'intero paese.
Abbiamo chiesto alle forze politiche e parlamentari di prendere parola contro tale assurdo ricorso alla repressione ma è chiaro che soltanto una ferma e determinata mobilitazione generale potrà impedire che i problemi politici e sociali si affrontino con blindati e manganello.
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