C’è poco da fare: il M5s suscita odio viscerale e sviscerato amore, avversioni profonde ed immotivate e difese spericolate come una arrampicata sull’Himalaya a mani nude.
Invano attendersi un giudizio equilibrato. Io vorrei tentare di
proporre una base di discussione più pacata, sulla quale forse possiamo
anche trovarci d’accordo.
Iniziamo dai meriti, a mio modesto parere, indiscutibili.
In primo luogo il M5s è stato determinante nel mandare a gambe all’aria
il falso bipolarismo fra Pd e Pdl (o Forza Italia o quel che vi pare
tanto ci siamo capiti). Con la sua irruzione sulla scena, nel 2013, ha
spinto all’alleanza del Nazareno, che ha dimostrato, una volta per
tutte, che centro sinistra e centro destra sono solo due facce della
stessa moneta distinte da tratti del disegno di superficie: entrambi
(chi più chi meno) “europeisti”, neoliberisti, per la Nato (il centro
destra, per la verità un po’ meno), tassaioli, privi di spina dorsale e
di visione strategica. Due amebe perfettamente interscambiabili.
Il M5s, presentandosi come altro “da tutti” ha rotto l’incanto.
Prima ha determinato la crisi del centro destra, ora è stato
determinante ad avviare la frantumazione del Pd. Capisco che questo
renda molto nervosi ed ostili quelli di Forza Italia o del Pd (ed anche
quelli della Lega), e che per loro questo non sia affatto un merito,
come lo è per me, ma il fatto in se è indiscutibile.
Capisco un po’ meno quelli della sinistra radicale (Sel,
Rifondazione, centri sociali eccetera) che dovrebbero apprezzare questo
aspetto ed invece sono, spesso, ancora più astiosi degli altri. Accusano
spesso i 5 stelle di non essere anti sistema, di essere il prodotto di
una diabolica trovata di chissà quale potere oscuro della finanza. Ma se
siete così bravi perché la rivoluzione non la fate? Insomma, non avete
tratto profitto nemmeno dalla crisi, dove il massimo di creatività che
abbiamo sentito è stata la “michetta ad un euro”. Può darsi che i 5
stelle non siano antisistema o abbiano un debole senso dei diritti
sociali, però, almeno hanno buttato giù questo sistema politico, mentre,
se fosse stato per Sel, Rifondazione eccetera qui stavamo ancora
all’alternanza fra il governo Bersani ed il governo Berlusconi!
Proseguiamo con i meriti del movimento 5 stelle: hanno
innovato profondamente la politica sia con l’uso della rete (peraltro
mitizzata oltre ogni limite), sia attaccando una serie di tabù come la
casta ed i suoi privilegi, l’Euro (la cui critica era solo di destra,
mentre vedo che finalmente, ci sono cortei della sinistra “Euro stop”).
Poi sono gli unici ad aver intercettato la domanda di partecipazione che
viene dalla gente e che non si esaurisce nel voto ogni 5 anni. Sono gli
unici che hanno posto (anche se con mille rozzezze e diecimila
contraddizioni) il tema della democrazia diretta. Ed hanno fatto
notevoli battaglie di opposizione di cui ricordo quelle contro la
riforma della Banca d’Italia, contro il jobs act, contro la buona scuola,
contro l’Italicum e la riforma costituzionale e di essere stati
determinanti nel referendum che ha battuto Renzi. Ricordo anche la
richiesta di messa in stato d’accusa di Napolitano, fatta in perfetta
solitudine, mentre anche Sel votava contro schierandosi a favore del
Presidente peggiore della storia repubblicana.
Mi fermo qua, ma non mi sembra che siano cose da poco e, soprattutto,
non conosco altri che possano allineare una serie di meriti così ampia.
Questo per rispondere ai numerosi detrattori, per alcuni dei quali il
M5s sarebbe addirittura fascista o giù di lì.
Ora veniamo alla pagina opposta, quella dei fanatici per i quali il M5s è sacro ed al quale non si può muovere critica senza bestemmiare. Quelli che ho definito i cretini da cui il M5s deve imparare a difendersi perché sono nemici anche peggiori dei precedenti (i detrattori).
Veniamo al punto centrale: il M5s si è assunto la responsabilità di buttare giù il sistema e ci è riuscito.
Benissimo e non gliene saremmo mai abbastanza grati. Adesso, però, è il
momento di costruirne uno nuovo e di assicurare una reale alternativa
di governo e qui non ci siamo. Il M5s ha fatto molto bene la sua parte
all’opposizione, ma governare è una cosa diversa e richiede altro.
Il ceto politico del M5s è ad un livello deplorevole.
Ammetto di buon grado che siano persone oneste, ma con l’onestà da sola
ci facciamo la birra, occorre anche la competenza. Conosco
personalmente molti parlamentari e posso dire che ce ne sono una
quindicina decisamente seri e preparati, che fanno il loro lavoro forse
con qualche ingenuità ma con passione; però devo dire che il resto è ad
un livello tremendo. Ogni tanto leggo dichiarazioni o post che fanno
sanguinare gli occhi per gli spropositi che contengono. Personalmente
non credo che il M5s andrà al governo dopo le prossime politiche, ma è
più che probabile che la legislatura duri al massimo un paio di anni e
che quella diventi l’occasione buona. Due-tre anni sono un periodo di
tempo prezioso per addestrare una decente squadra di governo ed un
altrettanto decente gruppo parlamentare. Mentre guardo con sospetto ed
ostilità ad un governo di “tecnici esterni” che sarebbe un “governo
Monti in carta 5 stelle” rispetto al quale sarei all’opposizione dalla
prima ora.
Ma preparare una squadra del genere richiede anche una decisa revisione della cultura politica.
All’inizio occorreva sollevare la protesta della gente, solleticarne
l’indignazione e per fare questo, lo riconosco, discorsi troppo
sofisticati non solo non era utili, ma sarebbero stati controproducenti.
Ma dal Vaffaday sono passati dieci anni e si pensa di andare al governo.
Allora occorre convincersi:
1. Che la politica è uno specialismo che non può
essere affrontato con una cultura generale più o meno di buon livello.
Per la politica economica, quella estera, quella della difesa, quella di
contrasto al crimine ecc. non basta una cultura liceale ed un po’ di
letture, ci vogliono conoscenze specifiche ed anche una certa pratica
dei temi in questione.
2. I problemi della società contemporanea sono problemi complessi
ed, in quanto tali, non ammettono, per definizione, soluzioni semplici,
occorre pensare in termini di complessità, il che esclude soluzioni
lineari.
3. Una linea politica non è un fascio di proposte scoordinate,
ma esige una concezione generale che provveda ad ordinare e rendere
compatibili le singole proposte. Traduzione per chi non avesse capito:
va benissimo la piattaforma Rousseau con la partecipazione degli
attivisti alla formulazione di singole proposte di legge, ma dopo ci
vuole qualcuno che faccia la regia del tutto e “qualcuno” non significa
uno, due o cinque persone, ma un gruppo dirigente collettivo eletto
democraticamente e sempre sottoposto alla verifica della rete.
4. La democrazia diretta non è solo la rete (che
peraltro raggiunge e coinvolge troppo poche persone, come si vede dai
risultati) ma una articolazione più vasta di strumenti partecipativi. E
non riguarda solo la politica ma anche l’economia, l’informazione ed i
saperi, occorre quindi sviluppare forme di decisione democratica anche
nella produzione di merci, servizi e saperi.
E, questo a sua volta esige una organizzazione adeguata e coerente. E qui tocchiamo un punto dolente: quello della scarsissima democrazia interna.
Se democrazia diretta deve essere, non si possono fare sciocchezze come
quella di Genova che espongono il movimento alla gogna. Beppe Grillo è
stato indecentemente lapidato e viene descritto come un padre padrone
bizzoso ed arbitrario, un capo setta invasato, il despota del movimento.
Conoscendo il movimento dell’interno posso dire che questo non è
assolutamente vero (e scriverò prossimamente in difesa del povero Beppe
che è solo uno che con molta generosità ci mette la faccia), però anche
lui ci mette del suo, con frasi infelicissime come “abbiate fiducia in
me” “chi non è d’accordo si faccia un altro partito” e così via, per cui
poi diventa facile produrre certe versioni caricaturali. Il movimento
non ha un sistema di regole codificato al livello necessario e,
mettiamocelo in testa, un “non Statuto”, appunto, è un “Non statuto” e
quindi non serve a dare il quadro normativo indispensabile ad un
movimento che ha il 25-30% e forse più e che pretende di andare al
governo. Che ne dite di fare una “Non Costituzione”? Per piacere non
diciamo scemenze.
Il M5s ha il problema di trovare forme accettabili di selezione del suo personale istituzionale:
se, dopo le elezioni, sbatti fuori un quarto dei parlamentari, sindaci,
consiglieri regionali e giungi a sbattere fuori chi ha appena vinto le
consultazioni in rete, vuol dire che il metodo mica funziona tanto bene.
O no?! E, poi, se hai appena eletto un collegio di probiviri, con lo
stesso Beppe che dice di sentirsi alleggerito anche dal punto di vista
delle querele, perché poi a decidere una esclusione disciplinare è lui
che si becca regolarmente la solita querela? I probiviri che stanno
facendo? Pascolano? Non si può fare un movimento che adotta regole alla
sera che il mattino dopo non valgono più.
Ci sono altre cose su cui si dovrebbe dire ma anche qui fermiamoci.
Allora, la somma algebrica fra meriti e demeriti è nettamente positiva e
la bilancia pende dalla parte dei meriti, però adesso si richiede di
fare uno sforzo in più per attrezzare il Movimento ai bisogni della fase
presente e per questo ritengo un mio preciso dovere essere molto
rigoroso nel segnalare quei difetti ed errori che possono pregiudicare
tutta la battaglia. Questo esige una sincerità che comporta anche una certa rudezza di toni. Questo vi urta? Siete dispiaciuti?
E chi se ne frega!? Qui dobbiamo essere all’altezza della situazione, mica farci i complimenti!
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