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31/03/2017

Genova. L’Amiu resta pubblica. Ma il PD fa commissariare la città da IREN


Dopo la sonora sconfitta giunta un mese fa in consiglio comunale, la giunta Doria è tornata alla carica, con una delibera fotocopia di quella bocciata in precedenza, per realizzare la fusione dell'azienda dei rifiuti con la multiutility IREN.

Durante il periodo trascorso non è cambiato molto. La delibera è stata in parte rivista ma i lavoratori hanno capito che l'avvio della privatizzazione di AMIU avverrebbe indipendentemente dalle piccole variazioni di percentuali sulle quote societarie proposte dal Comune.

Giovedì 30 marzo è quindi cominciato l'ennesimo iter sulla privatizzazione e le conseguenti proteste di piazza. Nonostante il parere diffuso tra i lavoratori, come durante le precedenti votazioni, la Cgil ha comunque pensato bene di schierarsi dalla parte del Sindaco e del PD boicottando lo sciopero e invitando esplicitamente a non scendere in piazza. A gestire lo sciopero è quindi la sola Cisl (USB e Uil hanno però indicato ai lavoratori di aderire allo sciopero) ma in piazza sono presenti soprattutto i lavoratori che hanno dato vita all'ULA (unione
lavoratori AMIU) che in questi mesi ha gestito la lotta.

La votazione in consiglio comunale era comunque in bilico. La maggioranza PD era in difficoltà anche perchè la votazione avviene a due mesi dalle elezioni comunali. Molti consiglieri di centrosinistra si stavano quindi ricollocando (la maggioranza sosterrà comunque e nuovamente il PD) ed era indecisa mentre la destra ha deciso di votare contro per mettere in difficoltà il PD e schierarsi con le associazioni di commercianti preoccupati per l'aumento della TARI.

Sulla votazione incombeva anche un esposto presentato dal consigliere di sinistra Antonio Bruno che poneva dubbi sulla trasparenza delle procedure con le quali il Comune aveva deciso di sostenere la fusione con IREN. L'esposto si basava sul fatto che, fin dall'inizio, IREN è stata l'unica interlocutrice della Giunta (con un assessore proveniente dal management della multiutility) e al bando pubblico sia stata presentata solo una offerta di acquisto.

La procura ha quindi aperto un fascicolo di indagine sulle procedure seguite. Il PD ha però deciso di continuare con la delibera parlando di normali procedure di indagine che non avrebbero in nessun modo inficiato le decisioni assunte.

In un Comune blindato (davanti al portone sostavano 4 camionette tra Polizia e Carabinieri) fin dal mattino i consiglieri hanno quindi discusso fino al colpo di scena delle ore 16 in cui un centinaio di emendamenti delle opposizioni è stato ritirato chiedendo il voto immediato sulla delibera.

Il PD ha cercato di reagire perché si è reso conto di non avere i numeri necessari all'approvazione e ha cominciato a scrivere emendamenti in proprio per prendere tempo.

Non contenti, hanno sospeso le votazioni perché era necessario sentire il parere di IREN in merito alla praticabilità di alcuni emendamenti. Ciò ha causato le proteste vibrate delle minoranze e battibecchi con i lavoratori che erano riusciti ad entrare a seguire i lavori. Per la prima volta è apparso evidente a tutti che le votazioni devono essere fatte solo quando il PD ha la maggioranza numerica e che gli emendamenti hanno valore solo se approvati da IREN. Questo schiaffo democratico ha consentito al PD di ritardare le operazioni di voto e mantenere viva una delibera che probabilmente sarebbe stata nuovamente respinta.

Ma il capolavoro politico del PD doveva ancora arrivare.

La mattina di venerdì 31 marzo il capogruppo chiedeva infatti il ritiro della delibera per mancanza di una maggioranza disposta a votarla.

Contemporaneamente parlava della necessità di votare subito un aumento della TARI per fare fronte al buco di bilancio. Il PD si trova quindi di fronte alla propria Caporetto. Da mesi puntava sulla aggregazione con IREN privatizzando l'azienda, nel contempo continuava a non proporre alternative aggravando la situazione economica di AMIU. L'aumento della TARI è quindi da un lato una ritorsione verso la città, dall'altro il prezzo da pagare per la loro politica che da anni punta allo sfascio dell'azienda pubblica per consentirne la svendita.

Inoltre, su pressione di IREN che ha commissariato la politica genovese, propone di rivotare l'aggregazione tra una settimana insieme al bilancio del Comune ponendo l'ennesimo ricatto ai cittadini e ai lavoratori: o si privatizza AMIU o si tagliano i servizi sociali.

In conclusione, per l'ennesima volta la costanza e la determinazione dei lavoratori (nonostante l'ennesimo tradimento della Cgil) hanno bloccato la svendita di un bene pubblico. Ci hanno provato due volte con AMIU e gli è andata male, come già successo con AMT (trasporti) e ASTER (manutenzione).

Contemporaneamente hanno perso la faccia dimostrando che sono eterodiretti da IREN e probabilmente tenteranno in extremis l'ennesimo ricatto. Mentre l'intera città rischia di pagare con l'aumento improvviso e deciso della TARI gli effetti della loro politica criminale.

Nel frattempo si preparano le elezioni in cui il centrosinistra unito tenterà per l'ennesima volta di ingannare tutti riproponendo con parole nuove questa politica fallimentare. In cui buona parte della sinistra si ricollocherà in maggioranza con il PD facendo l'ennesima operazione politica disgustosa, in cui la destra cercherà di vincere sfruttando le debolezze del PD e i lavoratori saranno costretti a restare alla finestra o aggrapparsi alle incognite provenienti dai 5 stelle divisi in due fazioni litigiose e con una idea di città tutta da decifrare.

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