Nomen omen, le celebrazioni per i sessant’anni dai Trattati di Roma
non potevano che tenersi a Roma. Ma deve essere davvero paradossale per
Merkel e compagni notare che se c’è un posto dove l’Unione Europea non
ha proprio niente da celebrare, questo è l’Italia. A farlo presente è la
stessa Commissione Europea nel cosiddetto “Eurobarometro” – il sondaggio sull’opinione pubblica nell’Ue e sull’Ue
– che mostra come alla maggioranza degli italiani, a differenza degli
altri cittadini europei, sostanzialmente non interessa niente
dell’Unione europea, non si fida delle sue istituzioni, pensa che non
abbia portato a nessun risultato positivo e, se potesse, vorrebbe
uscirne. E ora stappate sto champagne.
Italexit
La maggioranza relativa degli italiani (45%) dichiara che il Paese
avrebbe un futuro migliore se uscisse dall’Unione europea, dato in
continua crescita e in controtendenza rispetto a quello europeo, che
vede invece aumentare dal 55% al 58% i giudizi positivi
sull’appartenenza all’Ue. L’Italia condivide questo giudizio negativo
sull’Unione con la Slovenia, Cipro e, ovviamente, con la Gran Bretagna, i
cui cittadini a giugno hanno votato per l’uscita dalla gabbia
europeista e che adesso per il 48% guardano con ottimismo a un futuro
fuori dall’Ue, contro il 42% di pessimisti. Con buona pace di tutte le
interviste strappalacrime di cittadini britannici pentiti del proprio
voto e delle previsioni nefaste dei media sul futuro dell’UK. Negli
altri paesi membri, l’appartenenza all’Unione è invece l’opzione
preferita, spesso in modo schiacciante: Germania e Danimarca in testa,
ovviamente, ma più di queste colpiscono le alte percentuali di paesi
come Spagna e Grecia che solo per il 24% e il 38% pensano positivamente a
un futuro al di fuori dall’Ue.
I perché
Le motivazioni fondamentali sono principalmente che, parafrasando,
all’Unione Europea non frega niente dell’Italia e dei suoi problemi
(66%), comporta troppa burocrazia e il 47% della popolazione la
definisce tecnocratica. Alla domanda se l’Unione stia facendo il
necessario per uscire dalla crisi, la maggior parte degli italiani dice
che l’Ue sta andando totalmente nella direzione sbagliata, mentre solo
il 29% ritiene che la strada imboccata sia quella giusta. In più, il 50%
gli italiani non vedono nessun futuro per l’Unione europea, a fronte di
un 42% ottimista.
A controprova, se si guarda a quelli che sono ritenuti dagli italiani
i migliori risultati dell’Unione Europea, troviamo la libertà di
circolazione, la pace – su cui ci sarebbe molto da dire ultimamente tra
proposte di sospensione dell’area Schengen, guerre appena fuori dalla
porta europea e impennata degli armamenti di molti paesi europei –
l’Erasmus e gli altri programmi di studio. Menzione speciale va invece a
quel sostanzioso 10% circa di intervistati che ha dichiarato in modo
tranchant che il miglior risultato dell’Unione Europea è “NESSUNO”.
Percentuali bassissime di gradimento rispetto ai successi
dell’euro-liberismo riguardano, al contrario, tematiche “core” come la
protezione sociale e l’occupazione. Ad esempio, se si parla di lavoro, a
fronte di una netta maggioranza degli italiani (89%) che considera
negativa la situazione occupazionale del Paese (e ci chiediamo chi sia e
dove viva il restante 11%), il 55% ritiene che l’Unione europea non
stia facendo nulla per creare le condizioni per nuovi posti di lavoro.
Tra il campione europeo sono invece in maggioranza coloro che pensano
che l’Ue stia dando un contributo positivo per combattere la
disoccupazione (e anche qui c’è da chiedersi chi siano e dove vivano).
La fiducia
Dal punto di vista della fiducia nell’Unione Europea, la maggior
parte degli intervistati (il 58%) dichiara di non averne affatto, anche
tra chi ha studiato all’università e tra chi è ancora studente, i target
portati da sempre come il fiore all’occhiello dagli europeisti. Nello
specifico, si tende a non fidarsi di nessuna delle istituzioni
comunitarie e soprattutto della Banca centrale europea, che non convince
il 52% degli italiani e suscita fiducia in appena il 28%. Tuttavia,
seppure godano di scarsissima fiducia, le istituzioni europee sono
paradossalmente considerate molto più affidabili di quelle nazionali
(forse per la minor conoscenza). Tanto per capirsi, l’81% degli italiani
dice di non fidarsi del Parlamento italiano e del Governo e l’88% dei
partiti politici nostrani.
L’informazione
Oltre due terzi degli italiani si ritengono non sufficientemente
informati sugli affari politici europei, e non perché le informazioni
siano carenti, ma bensì perché non frega niente a nessuno: coloro che
dicono di non cercare affatto informazioni sull’attualità politica
europea sono il 22% e gli italiani che dicono di non ritenere utile
informarsi nemmeno sulla politica nazionale sono il 14%. Tra gli
europei, la percentuale di chi dice di non cercare informazioni sulla
politica è in media intorno alla metà di quella emersa in Italia.
Alla luce di ciò davvero ci chiediamo per l’Unione Europea, ma ancor
di più per quella fetta di sinistra – parlamentare e non – che sabato
supporterà le piazze europeiste, cosa possa rappresentare questa vuota
commemorazione se non un flebile e a quanto pare inutile tentativo di
impulso al sistema euro-liberista (ri)partendo dai “valori fondanti” di
qualcosa che dopo 60 anni sembra invece volgere al declino o comunque al
disinteresse popolare che si traduce, materialmente, in implicita
avversione.
I motivi del perché andare a “contro-celebrare” invece li sappiamo benissimo. Ci vediamo sabato 25, ore 14 a Porta San Paolo.
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