Il noto editorialista del Financial Times Wolfgang Munchau, sul think tank da lui diretto Eurointelligence,
fa a pezzi l’ipotesi che l’Italia possa uscire dall’euro attraverso un
referendum e descrive Luigi Di Maio come un giovane politico del tutto
impreparato agli scenari di un’Italexit, la scelta più
importante per il paese dalla firma dei Trattati di Roma sessant’anni
fa. “Si può facilmente pensare a tutta una serie di scenari, inclusi
quello dell’uscita, per l’Italia. Ma c’è uno scenario che
possiamo escludere con assoluta certezza: l’uscita dall’euro attraverso
un referendum”. Di Maio farebbe bene a prepararsi, e prepararsi bene, o
farà la fine di Tsipras.
di Wolfgang Munchau, 24 marzo 2017
L’unica lezione veramente importante che possiamo trarre
dall’episodio di Varoufakis nel 2015 è che, se si vuole lasciare l’euro,
si deve essere preparati – sia politicamente che dal punto di vista
logistico. Lasciare l’euro non è un semplice punto di programma in una
piattaforma politica, un qualcosa di cui parlare con nonchalance in una
tavola rotonda o su cui tenere un referendum. È una questione più
grossa della stessa Brexit. L’uscita da una moneta unica non può mai
essere un processo ordinato, ovunque e in qualsiasi circostanza.
Nel leggere questo resoconto di Gavin Jones su Reuters a
proposito della conferenza stampa di Luigi Di Maio, ci ha colpito il
fatto che il Vice Presidente della Camera dei deputati, l’uomo che ha le
maggiori probabilità di diventare Primo Ministro italiano nel caso
le tendenze attuali dovessero persistere, si sta preparando a
un fallimento monumentale. Di Maio, 30 anni, è un giovane uomo senza
nessuna esperienza di crisi valutarie. Il modo in cui prefigura
l’uscita dall’euro è incredibilmente ingenuo – attraverso un ordinato
iter legislativo. In una conferenza stampa ha dichiarato che l’uscita
dall’euro non è una priorità assoluta per il suo partito. E’ un po’ come
dire che si sta progettando di lanciare una guerra nucleare, è vero,
solo che non è in cima all’agenda. Ha detto:
“Non è vero che il Movimento Cinque Stelle vuole portare l’Italia fuori dall’euro… vogliamo che siano gli italiani a decidere.”
Ha detto che il referendum dovrebbe essere preceduto da un
iter legislativo che prepari il terreno. E potrebbero anche non tenerlo,
se le istituzioni europee si dimostrano assennate. L’ha messa così,
senza entrare nei dettagli di cosa intende. Lo interpretiamo come voler
tenere una porta aperta alla decisione di rimanere nella zona euro. Ma,
purtroppo, in pratica non è così che funzionerà.
Il futuro di lungo periodo dell’Italia nell’euro è davvero incerto, e
si può facilmente pensare a tutta una serie di scenari, inclusi gli
scenari di uscita. Ma c’è uno scenario che possiamo escludere con
assoluta certezza: l’uscita dall’euro attraverso un referendum.
Se i Cinque Stelle vincono, il che è possibile, ci vorranno dai 2 ai 5
secondi dal primo exit poll perché i tassi di interesse italiani si
impennino fino a livelli di crisi, o anche oltre, perché gli investitori
dovranno scontare nel prezzo la probabilità non trascurabile di un
default, dato che i referendum sono intrinsecamente imprevedibili. Nel
momento in cui diventa Primo Ministro, Di Maio si troverà a gestire una
crisi finanziaria.
Non possiamo escludere un’uscita dell’Italia dall’euro a seguito di
una situazione di panico nei mercati. Né si può escludere lo scenario di
un governo italiano che tira fuori un piano, a lungo preparato, per
introdurre una moneta parallela, con chiusura delle banche durante un
lungo week-end. Ma possiamo escludere un processo ordinato grazie al
quale l’Italia cambia la sua Costituzione, e quindi consente di
procedere a un referendum sull’euro. Non ci si arriverà mai. Gli eventi
precipiteranno ben prima.
Una ragione per cui siamo così certi di questo è che la Banca
centrale europea, che ha la capacità definitiva di mettere a
tappeto qualsiasi attacco dei mercati alla zona euro, non sarà disposta o
non potrà aiutare un governo che non si considera vincolato all’euro.
Non potrebbe dare avvio al programma OMT per sostenere un governo non
conforme.
Una più probabile sequenza politica di eventi è quella che chiamiamo lo scenario Huey Long,
dal nome del governatore della Louisiana che, a quanto si dice, la
notte delle elezioni dichiarò ad un suo assistente la sua intenzione di
non mantenere la promessa di tagliare le tasse: “Dite loro che ho mentito“. Di Maio o dovrà fare come Huey Long, o dovrà preparare una legislazione di emergenza per uscire dall’euro.
In ogni caso, ciò che risulta molto chiaro dall’intervista è che
questo giovane uomo è del tutto impreparato. Lasciare l’euro sarebbe la
più importante decisione per l’Italia dalla firma del Trattato di Roma,
sessant’anni fa. Sarebbe meglio essere pronti. Non è certo un punto
secondario nella lista della cose da fare.
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