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21/03/2017

Donne dell’Est e dell’Ovest. Una chiusura non chiude il problema

Succedeva a "Parliamone Sabato”, la trasmissione televisiva d'intrattenimento pomeridiano del primo canale del servizio pubblico italiano, che in questi giorni ha scatenato la polemica sui social e sul web. Nella puntata di sabato 18 marzo, i fortunati spettatori hanno assistito alla proiezione di un vademecum sul perché gli uomini italiani dovrebbero preferire le donne dell'est alle italiane.

Durante la trasmissione viene mostrato un elenco di 6 motivi per i quali gli uomini italiani preferirebbero le donne dell'Est Europa, tra cui il fatto che queste sarebbero ottime compagne in quanto mogli, madri e amanti silenziose, dedite alla soddisfazione del marito e al mantenimento "marmoreo" del proprio corpo. Niente di più sessista e offensivo, diffuso proprio dalla Rai, diretto competitor del pomeriggio televisivo di canale 5, che, diciamocelo, si è sempre un po vantato di offrire informazione e intrattenimento di qualità migliore rispetto alla "berlusconiana" Mediaset.

Ma la scelta di Paola Perego di affrontare il tema dello “straniero” declinandolo sulla questione delle relazioni umane, ha superato ogni limite: ha messo insieme non solo un velo di razzismo di fondo nei confronti dei migranti dell’Est Europa (di cui ci eravamo un po’ dimenticati a causa delle “invasioni” dal medio oriente), ma anche il sessismo e tutti gli stereotipi di una società maschilista e patriarcale. La trasmissione, seguita da più di un milione e mezzo di italiani, da sabato non andrà più in onda.

Ad annunciare la scelta di interrompere la messa in onda del programma è stato il direttore generale Rai, Antonio Campo Dall’Orto: “La decisione di chiudere Parliamone Sabato non è solo la semplice e necessaria reazione ai contenuti andati in onda lo scorso sabato, contenuti che contraddicono in maniera indiscutibile sia la mission del Servizio Pubblico che la linea editoriale che abbiamo indicato sin dall’inizio del mandato – ha detto Campo Dall’Orto, renziano di ferro – E’ anche una decisione che accelera la revisione del daytime di RaiUno sulla quale peraltro stavamo già lavorando da tempo. Questo al fine di rendere i contenuti Rai sempre più coerenti ai valori che ne ispirano la missione”.

Una scivolata di cattivo gusto, insomma, così viene definita una trasmissione pensata, ragionata e programmata dalla Rai, ma che nel corso della mattinata di ieri aveva raccolto lo sdegno e la polemica non solo delle migliaia di donne e uomini che su Facebok hanno postato in segno di protesta le foto delle tantissime donne dell’Est che a vario titolo hanno lottato e combattuto per la loro dignità ed emancipazione, ma anche di personalità come la presidente della RAI Monica Maggioni, il direttore di RaiUno Andrea Fabiano e della stessa presidente della camera dei deputati, Laura Boldrini.

Fino alla scrittrice Silvia Ballestra, che su Facebook aveva commentato: "Che schifo di Paese, un'offesa continua alla dignità, all'intelligenza, al lavoro. Così non si va da nessuna parte: si torna indietro e basta. Nel giro di poche ore le bassezze di Francesco Merlo di Repubblica su Angelina Jolie, la misoginia travestita da sciocco sarcasmo di Mattia Carzaniga su Emma Watson sulla rivistina ‘de cultura’ (RivistaStudio, un nome un programma), le porcate al sabato pomeriggio su RaiUno. Tralasciando i titoli sulle patate dei vari Libero o fogliacci del genere, è un attacco continuo e volgare alle donne, da destra a sinistra, dall'alto al basso, sui media e nella società. Danni continui (il lavoro, i servizi, la rappresentanza, i diritti, le opportunità, la parola pubblica: tutto negato alle donne) e adesso anche il moltiplicarsi delle beffe sui media. Dovremmo riderci su? Io rido di altre cose: sul razzismo, il sessismo e l'ignoranza non c'è da ridere. Mi verrebbe da dire che c'è da scrivere, c'è da lavorare, ma al momento il sentimento è di schifo e amarezza. Alle ragazze italiane vorrei solo dire: scappate, andate fuori a respirare un'aria meno mefitica, via da questo Paese orrendo. Un Paese in putrefazione".

Indignazione quindi, e come succede spesso per banalizzare la questione, quello che viene proposto come soluzione, è la fuga all’estero... perché l’erba del vicino è sempre migliore, soprattutto per i giovani. Non è banalizzando, o suggerendo la fuga, che si risolverà lo “schifo” di questo Paese, ma offrendo alle giovani generazioni un’alternativa per cui lottare e resistere per la propria dignità ed emancipazione. Come hanno fatto le migliaia di donne nell'Ovest e dell'Est, che si sono battute per i propri diritti sul lavoro, per l'emancipazione del proletariato e quindi per l'emancipazione delle donne, per il pane e anche le rose! Come fanno tutt'oggi le migliaia di donne dell'Ovest e dell'Est, che si battono per il proprio successo, e per una vita dignitosa e soddisfacente, e non al soldo degli orgasmi del marito!

Sono passate solo due settimane della giornata dell'8 marzo in cui uno storico sciopero globale delle donne si è riappropriato di quella data dimostrando che c'è una lotta da portare avanti che cerca di costruire un nesso, sempre più forte, tra violenza maschile sulle donne e la questione del lavoro e dell'autonomia. Il movimento Non Una di Meno lancia per mercoledì 22 un presidio davanti alla sede della RAI per denunciare come nella TV di stato possano trovare spazio narrazioni caratterizzate "dai peggiori stereotipi, in cui machismo, sessismo, beceri luoghi comuni si fondono con un razzismo sempre più dilagante. Intrecci di genere, razza e classe sociale giocati ancora una volta sui corpi delle donne. Quante migliaia di persone sono costrette a vedere una televisione pubblica così stereotipata e sessista?"

Un movimento che sta preparando un altro appuntamento importante a Roma per il 22 e 23 Aprile per continuare a scrivere il Piano femminista contro la violenza sulle donne: "un piano, scritto dal basso in tutti questi mesi, in alternativa al piano governativo contro la violenza; un piano scritto invece da tutte le donne che in questi mesi hanno animato le piazze".

Donne dell'Est e donne dell'Ovest, potremmo aggiungere.

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