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21/03/2017

Anche il M5s ha i suoi cretini da cui deve imparare a difendersi

Alcune mie uscite televisive o alcuni articoli su questo blog hanno suscitato reazioni più o meno indignate di alcuni sostenitori del M5s: i più moderati hanno trovato le mie critiche troppo severe, si va da quello che esclama “Ma anche lei professore!” a quello che mi accusa di nascondere, sotto un atteggiamento falsamente benevolo, una sostanziale intenzione di nuocere al movimento; poi una cretina dice che io non devo permettermi di parlare a nome del M5s (come se lo avessi mai fatto e non avessi sempre precisato di parlare a titolo personale) e che non sono nessuno (bontà sua che parla dall’alto dei suoi numerosi titoli politici e culturali); qualche altro non ha capito assolutamente nulla e pensa che io neghi l’onestà dei 5stelle, infine qualche imbecille è convinto che io sia un infiltrato del Pd (sic!). 

Però, per par condicio, ci sono anche cerebrolesi, di opposta parrocchia, che pensano invece che le mie critiche sono bonarie e troppo blande perché spero di rimediare qualche poltroncina dal prossimo governo M5s.

Poco male: per il principio per cui la madre dei cretini è sempre incinta ed ogni partito, chiesa, sindacato, bocciofila o condominio è composta per almeno il 25% di cretini, anche il M5s ha la porzione che gli spetta (per la verità, un po’ più della media, anche se meno del Pd che fa gli straordinari in materia). Solo che dei cretini ci si sbarazza non rispondendogli e lasciando cadere la cosa: tanto se uno non capisce è inutile perderci tempo.

Poi c’è la clacque della Raggi che non mi perdona di aver detto esplicitamente che la loro beniamina deve dimettersi per aver dato prova di totale inadeguatezza, cosa che è proibito dire. Infine ci sono i “mufloni”, quelli del gregge che detestano dubbi e sfumature perché gli fanno venire il mal di testa, chiedono solo di avere un capo ed una bandiera in cui credere, cui obbedire e per i quali combattere. Non si identificano esattamente con gli imbecilli ma sono loro parenti stretti.

Tutta gente che ho imparato a disprezzare in quasi mezzo secolo di militanza politica: i più scatenati che cercano di negare il diritto di parola a chi critica (poco importa se dall’interno o dall’esterno del movimento) poi saranno i primi a tradire e nel frattempo sabotano ogni tentativo di migliorare il movimento cui intanto appartengono. Ne ho visti tanti così nella sinistra extraparlamentare, nel Pci, nel Psi, in Rifondazione. Hanno sempre tradito. E poi, cosa volete che me ne faccia dello sfogo di qualche mentecatto sedicente 5 stelle, quando ho goduto la stima di Roberto Casaleggio.

Ma altri non sono affatto imbecilli, mufloni o galoppini e meritano qualche chiarimento.
Intanto, sarebbe il caso che chi contesta entrasse nel merito della questione: in fondo potrei anche essere uno esagerato, o una spia del Pd, ma avere ragione. Capita che anche un avversario possa avere ragione, o no?!

Così come può benissimo darsi che un amico o alleato faccia critiche sproporzionatamente dure e sbagli. Può capitare anche a me: perché, voi non fate mai sbagli?! Il giudizio deve sempre essere nel merito, senza cercare alibi o girarci intorno, anche perché c’è un obbligo morale di riconoscere i propri errori, le proprie insufficienze, ed anche le proprie colpe.

Vi piace gridare “Onestà Onestà”? Ebbene l’onestà non è solo non rubare, è anche quella intellettuale per cui non puoi usare criteri diversi per te e per gli altri: un metro deve sempre essere di 100 centimetri e non può essere a piacimento più corto o più lungo. Bisogna essere laici anche e soprattutto quando costa, perché i furti di verità sono peggiori di quelli di denaro.

Il fatto è che queste reazioni sono sempre ispirate al principio per il quale, se sei un sostenitore o amico di un movimento politico, non devi mai fare critiche, che sono concessioni al nemico, perché questo è un tradimento (o quasi). E devi difendere qualsiasi bestialità del tuo partito anche a costo di arrampicarti sugli specchi cosparsi di vetril. Questo accade quando il patriottismo di partito (che è giusto avere) si trasforma in qualcosa di mezzo fra il tifo da stadio ed il culto bigotto della propria “divinità”. E questo è il danno peggiore che si possa fare alla “squadra” per cui si tiene.

Per capirlo bisogna rendersi conto di quanto sia pericolosa l’arma della propaganda che è a doppio taglio. Ci sono due modi di fare propaganda: quello “attivo” con le cose che si dicono per attaccare gli avversari e difendere sé stessi, e quello “negativo” o “passivo” che è fatto dai silenzi su quanto non si ritiene inopportuno discutere. Ovviamente, anche gli avversari fanno lo stesso, per cui ciascuno cerca di colpire il punto debole dell’altro e di sviare l’attenzione dal proprio. Ma, a questo punto, occorre capire che la propaganda è uno strumento molto pericoloso, perché rischia di “intossicare” chi la fa più di quanto non faccia su chi la riceve.

In qualche modo, chi fa propaganda è portato a credere alle stesse cose che dice o rimuove le cose scomode con i suoi silenzi, ma questo finisce per occultare errori, lacune e deficienze, e, di conseguenza impedisce di correggerli o di colmarli. Quindi la tattica del “silenzio il nemico ti ascolta” è la più sbagliata ed autolesionistica. Anche perché se ammetti per primo una tua falla, togli questo argomento dalle mani dell’avversario o quantomeno lo riduci.

Peraltro ammettere onestamente le proprie insufficienze aumenta la propria credibilità e, di conseguenza, rende meno efficaci gli attacchi degli avversari.

Come si vede, una opportuna e dosata quantità di autocritica (dosata rispetto alla realtà: sia chiaro, non rispetto a quel che farebbe comodo) è una medicina un po’ amara ma assolutamente conveniente.

D’altro canto, volete un esempio di come possa ridursi un partito con una base acritica di militanti-tifosi? Guardate il Pd e capite perché bisogna assolutamente evitare certe cose.

Io non voglio fare il parlamentare o il consigliere regionale, non ho prebende o nomine cui ambire, non cerco compensi, per cui continuerò a fare quello che faccio in totale libertà.

Per cui, cari amici: se questo blog non vi piace, non frequentatelo, se i miei pezzi ripresi da altri non vi piacciono saltateli, se non vi piaccio in Tv cambiate canale, se cercate qualcuno che vi consoli, cercatevi qualche altro. Io continuerò come sempre perché non ho nulla da rimetterci.

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